Resti dell'Anio Novus e dell'Acqua Marcia in località Arci

Quattro erano gli acquedotti che sulla strada Empolitana, prima di entrare a Tivoli, passavano assai ravvicinati ed erano costretti a superare il fosso dell'Empiglione, prima della sua confluenza nell'Aniene, mediante ponti.
Essi sono, in progressione temporale, l'Anio vetus (272 a.C.), l'Aqua Marcia (44 a.C.), l'Aqua Claudia e l'Anio novus portati a termine dall'imperatore Claudio (41-54 d.C.).
I quattro acquedotti, che passavano leggermente al di sopra dell'attuale strada provinciale, favorirono certamente Tivoli, ma dovettero favorire soprattutto la costruzione di grandi ville dei più potenti personaggi dell'antica Roma, i quali scelsero per le loro residenze estive colli ameni o plaghe assolate, ma sempre al di sotto, come livello, degli acquedotti, dai quali si poteva derivare facilmente l'acqua. E' questo il caso della creduta Villa di Cassio, della creduta Villa di Bruto e delle numerose ville sorte lungo l'odierna Strada di Pomata (area sud-orientale della città).
Il nome della località Arci deriva proprio dalla presenza di questi antichi acquedotti.


Ingrandisce foto Anio novus e torre medievale

Nei pressi del ponte degli Arci, l'Anio Novus attraversava il fosso dell'Empiglione grazie ad una serie di archi (oggi ne rimane uno solo) assai imponenti di cui sono tetstimoni i due piloni maestosi che caratterizzano l'ingresso territoriale della città di Tivoli per chi proviene da Castel Madama.
La torre medievale costruitavi sopra dà un'idea quasi dei tempi mutati: alla grandiosità classica subentra il più umile, almeno esternamente, periodo successivo, in cui i ruderi dell'età romana vengono riutilizzati a scopo anche difensivo. Sembra che la fortificazione medievale di questo ponte debba assegnarsi alla fine dell'VIII sec., allorché il papa Adriano I (772-795) fece restaurare l'acquedotto dell'Acqua Marcia, che corre a Nord Ovest dell'Anio Novus.
Si tratta di uno scorcio molto caratteristico, preso a soggetto da molti artisti, fra cui Thomas Cole.

Il ponte dell'Anio Novus per lungo tempo è stato dimenticato e lasciato in balia del tempo, ma dopo un valido restauro, dopo aver abbattuto le strutture posticce, il ponte dell'Anio Novus ha riacquistato quello slancio che inizialmente aveva. Esso è certo, con la sua possanza e con la sua arditezza, un capolavoro dell'ingegneria idraulica romana, la quale si riusciva a risolvere qualsiasi problema, a superare ogni ostacolo.
Dietro questo si intravede l'altro ponte dell'Aqua Marcia, realizzato a blocchi parallelepipedi di tufo e di proporzioni assai più modeste.


Ingrandisce foto Resti dell'Anio Novus in via dei Ruderi
Romani

Prima di attraversare il ponte degli Arci, in direzione Tivoli, sulla destra c'è la piccola strada dei ruderi Romani dove è possibile ammirare un'altro tratto dell'Anio Novus anche se una parte è crollata nel febbraio 2011.

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