Tivoli nel Seicento

Come in altri luoghi anche a Tivoli il sec. XVII fu caratterizzato da luci ed ombre; molto complessa appare almeno nel primo trentennio del Seicento la situazione religiosa. Ippolito II, Luigi d'Este, Bartolomeo Cesi, Alessandro d'Este cardinali governatori di Tivoli furono troppo invadenti ed il loro agire non consentì di attuare lo spirito della Controriforma ed i principi scaturiti dal Concilio di Trento. Per cambiare la situazione si batterono il vescovo cardinale Tosco prima, suo nipote poi, il successivo vescovo cardinale Gozzadini ed il vescovo tiburtino Mario Orsini (1624-1634) spronati dal papa Urbano VIII. Contro il clero tiburtino indisciplinato si dette da fare Galeazzo Maresotti (1679-1684); tuttavia questa crisi non investì né l'attività delle confraternite (responsabili degli ospizi, dei Monti di Pietà e dei Monti Frumentari) né la devozione della popolazione tiburtina.


Ingrandisce foto Cattedrale di S.Lorenzo

L'istruzione di questo periodo era piuttosto modesta affidata agli educatori quali i Gesuiti per gli allievi abbienti, i Somaschi per i meno facoltosi, le monache francescane di S.Elisabetta per le ragazze nel convento di S.Getulio. Poche le famiglie nobili; si edificarono in questo secolo sontuose dimore come Palazzo Cianti (creato dal vescovo della Marsica mons. Giuseppe Cianti) sede di un Monte di Pietà e di un Monte frumentario (gestiti dalla confraternita di S.Giovanni Evangelista mentre i Gesuiti aprirono altri cinque Monti di Pietà per combattere l'usura e la "voracità de li hebrei").

Il Cardinale Giulio Roma, dopo aver abbattuto la precedente cattedrale, fece erigere nel 1635 l'attuale duomo dedicato al patrono tiburtino S.Lorenzo e nel 1647 il Seminario diocesano ( ubicato nel rione S.Paolo). Furono costruiti il Palazzo Lolli in via del Trevio, quello della famiglia De Veteribus in via del Riserraglio, le Scuderie estensi (1621) presso la Rocca Pia.
I cenacoli culturali più ricercati erano naturalmente Palazzo Cesi e Villa d'Este; quest'ultima sotto la proprietà (1605-1624) del Cardinale-governatore Alessandro si arricchì di nuove opere d'arte. L'artista più famoso chiamato alla corte estense fu senza dubbio Gian Lorenzo Bernini che nel 1661, per ordine del nuovo proprietario, il Cardinale Rinaldo I, disegnò l'edicola della Fontana dell'Organo e di gusto spiccatamente barocco la Fontana del Bicchierone;


Ingrandisce foto Scuderie Estensi

accogliendo l'invito del vescovo Marcello Santacroce, lavorò al progetto della nuova sacrestia della Cattedrale mentre i suoi allievi dettero il loro apporto al gruppo ligneo del Battesimo di Gesù, destinato ad ornare il battistero del predetto Duomo. Tra i tiburtini del XVI sec. si diffuse la orgogliosa convinzione che il Bernini, per creare le colonne di sostegno al baldacchino della Confessione a S.Pietro, si ispirasse a quelle tortili della Fontana di Proserpina situata a Villa d'Este.

Dal punto di vista economico Tivoli nei primi anni del XVII sec. vantava 17 mole a grano, 27 molini a olio, 2 ferriere, 3 cartiere, 1 fabbrica d'armi e una tipografia impiantata verso il 1640-1645. Nella fabbrica d'armi nel 1606 furono fabbricati i moschetti e gli archibugi utilizzati nel conflitto con Venezia mentre nella zona di Castrovetere e in quella vicina alle cascate, essendo ricche di salnitro, fu lavorata la polvere pirica il che comportò per la cittadinanza motivo di forte preoccupazione fino a quando,essendosi verificato nel 1693 uno scoppio con danni, morti e feriti, la polveriera fu trasferita tra le rovine dell'ex santuario di Ercole Vincitore.
L'altra grande risorsa locale il travertino ebbe sotto i pontefici Clemente VIII (1592-1605) ed Alessandro VII (1655-1667) un grande utilizzo per i lavori del colonnato e della piazza di S.Pietro realizzati tra il 1657ed il 1667.
Nel corso del Seicento però si abbatterono sulla città di Tivoli ben sei alluvioni causate dall'Aniene straripante arrecando danni anche alle attività industriali. Per ovviare alla situazione molti furono i tecnici incaricati di studiare alternative e tra questi occorre ricordare il fratello di Gian Lorenzo Bernini, architetto Luigi, e suo nipote mons. Pietro, segretario della congregazione delle Acque; per loro merito la situazione migliorò e per riconoscenza il canale di alleggerimento fu chiamato "Bernini" e non più " Stipa".

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