Rocca Pia

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La Rocca Pia , impostata sul luogo in cui era situato il castello di Callisto III Borgia, deve il suo nome a Pio II Piccolomini , il Papa umanista, che nel luglio del 1461 (in occasione della prima visita del papa alla città di Tivoli) iniziò i lavori affidati agli architetti fiorentini Varrone e Niccolò, entrambi allievi del Filarete. Con una spesa di ventimila scudi e dopo un solo anno di lavori, fu portata a termine la costruzione che doveva tendere a controllare sia l'interno della città per scongiurare eventuali rivolte popolari sia l'accesso alla Valle dell'Aniene.


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Il nuovo pontefice infatti con tale costruzione volle tenere a freno le esplosioni di violenza delle genti tiburtine, pose il sigillo conclusivo del periodo comunale e medievale di Tivoli, ottenne l'attenuarsi delle lotte intestine ( vedi gli ultimi bagliori della civiltà comunale e le lotte delle fazioni fino al declino politico-economico-demografico) e l'affermarsi del nuovo ideale dell'assoggettamento definitivo dei poteri nello Stato della Chiesa.

Leggendo i "COMMENTARII" di Pio II veniamo a conoscenza dei lavori eseguiti per edificare tale rocca: per non offrire riparo ai nemici il confinante anfiteatro romano di Bleso fu livellato, il muraglione della cinta urbana medievale fu rialzato dalla parte verso nord inglobante la vicina porta, difesa da un baluardo, in cui oggi si trova il ristorante la "Taverna della Rocca" .


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Tale fortezza risulta così composta: quattro torri di diverse dimensioni raccordate da alti muraglioni coronati da archetti pensili di sapore medievale presenti anche sulla sommità dei torrioni; in qualche punto si aprono spazi per le bocche di fuoco che si andavano affermandosi. Le due torri maggiori (altezza rispettivamente di m.36,50 e di m. 25,50) sono situate verso l'esterno per meglio difendersi da un eventuale attacco forestiero.

Il diametro della maggiore è di m.13,20 e contiene 6 stanze sovrapposte, quello dell'altra è di m.10 ed ha 5 stanze sovrapposte. Le due torri minori si aprono invece verso il cortile interno per controllare sia l'interno della fortezza che la città. Le due torri sono delle stesse dimensioni ma all'esterno hanno un'altezza diversa: m.18,50 e m. 15,50; contengono entrambe 3 stanze sovrapposte. Particolarmente massiccio lo spessore delle mura visto che si stava affermando la polvere da sparo: nella torre maggiore è di m.3,90 , nella mediana m.2,90 e nelle due minori m. 2.
L'ingresso al castello , che doveva essere controllato da un ponte levatoio, è sul lato nord. Sul portale si legge un'iscrizione in latino: "GRATA BONIS INVISA MALIS INIMICA SVPERBIS SVM TIBI TIBVRE ENIM SIC PIVS INSTITVIT", che, tradotta, suona così: "Eccomi, sono qui per te, oh Tivoli, benvista dai buoni, malvista dai cattivi, nemica ai superbi: poiché Pio II così volle". Nel corso del Settecento venne usata come carcere e caserma dopo essere stata occupata sia dai francesi che dagli austriaci; in età napoleonica la trasformazione in carcere fu definitiva e per svolgere degnamente tale funzione venne aggiunto un corpo di fabbrica addossato al muro settentrionale. E' rimasta una prigione fino al 1960.

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