"Sibilla Tiburtina" di Anonimo del XVI secolo

a cura di Roberto Borgia

L'interesse suscitato dalla pubblicazione della precedente scheda sulla statua della Sibilla Tiburtina di Nino e Andrea Pisano, conservata nel Museo dell'Opera del Duomo a Firenze, soprattutto da parte degli amici dell'associazione "Villa Adriana nostra" che da qualche anno si occupano, con sano entusiasmo unito ad una rigorosa ricerca filologica per portare in luce gli usi e costumi dell'antica Tibur, mi spinge a pubblicare ancora una scheda su tale personaggio mitologico - letterario. (Notevole tra l'altro l'apporto pratico di questa associazione, voglio solo ricordare la recente bonifica dell'area antistante la tomba della Vestale Cossinia).
Intanto do appuntamento a tutte le persone interessate all'argomento alla conferenza promossa dalla Società Tiburtina di Storia e Arte che si terrà venerdì 18 novembre 2011 alle ore 17,00 nell'Aula Magna del Convitto Nazionale dove verrà presentato il testo "L'iconografia medievale della Sibilla Tiburtina", con una genesi su questa importante figura "tiburtina". L'invito è salire ora alla Chiesa della SS. Trinità dei Monti a Roma, quella sopra Piazza di Spagna: la chiesa in verità dovrebbe essere dedicata a S. Francesco di Paola, fondatore dell'Ordine dei Minimi, perché il complesso ebbe origine dal rapporto fra questo santo ed il re di Francia Luigi XI (1423-1483); già nel 1495, con la benevolenza di papa Alessandro VI, il re Carlo VIII di Francia (1470-1498) (il rivale di Pier Capponi) aveva acquistato una parte del Pincio dai Barbaro, famiglia veneta che a quel tempo ne era proprietaria.
Si trattava di un'altura incolta, a parte qualche vigna che veniva coltivata fra le rovine della ritenuta villa di Lucullo.


Ingrandisce foto Sibilla Tiburtina - Foto di R.Borgia

Probabilmente Carlo VIII voleva lasciare un segno tangibile della presenza francese a Roma, dopo la rinnovata amicizia franco-pontificia oppure ed anche per sciogliere un voto fatto da suo padre Luigi XI che da S. Francesco di Paola era stato consolato in punto di morte, permettendo un sereno trapasso. Proprio l'intervento del successivo re di Francia, Francesco I (1494-1547), il protettore del cardinale Ippolito II d'Este, accelerò probabilmente il processo di canonizzazione di S. Francesco di Paola, avvenuta nel 1519. In ogni modo si tratta di una delle chiese francesi di Roma iniziata nel 1502, con interno a una sola navata con cappelle laterali.
L'insieme può apparire semplice, forse per a causa del soffitto, notevoli sono invece gli affreschi presenti nella chiesa. Fino a poco tempo fa per superare il cancello di ferro che divide a metà la chiesa ci voleva uno speciale permesso da chiedere alla presidenza degli stabilimenti francesi ubicata nell'altra chiesa nazionale di Francia, S. Luigi dei Francesi, famosa per le opere di Caravaggio.

Approfittiamo allora di questa possibilità che ora ci viene offerta per recarci nella quinta cappella di destra, la cappella della Natività chiamata anche cappella Marciac, da Pierre Marciac, canonico di Besançon che dopo il sacco di Roma del 1527 pagò 144 scudi per restaurare la cappella, pagherà poi altri 400 scudi per ottenere la concessione della cappella stessa e che sarà decorata dopo la sua morte (1540). La cappella brilla lungo tutte le pareti per un ciclo di affreschi raffiguranti Storie di Cristo, che dobbiamo attribuire allo stato attuale ad un anonimo del XVI secolo che rivela una particolarissima elaborazione della cultura raffaellesca delle Logge Vaticane: in particolare l'influenza di Raffaello è manifesta, oltre che nell'impostazione generale, soprattutto nel particolare dell'uomo che volge la testa, sulla parte destra della scena raffigurante la Circoncisione, movimento copiato dal Trionfo dell'Eucarestia o Disputa del Sacramento di Raffaello (sempre l'uomo sulla parte destra anche in questa mirabile scena nel Vaticano).

Sull'altare, all'interno di una finta struttura architettonica con due colonne sorreggenti una trabeazione è dipinta la Natività. Mirabile è l'invenzione della vergine che invia raggi di luce verso il Bambino, che a sua volta è fonte di luce. Sul lato sinistro della Natività è raffigurato in adorazione anche Pierre Marciac, vestito interamente di nero. Ai lati, dipinti su finti arazzi, scene dell'Adorazione dei Magi sulla destra e della Circoncisione, sulla sinistra; nella volta i profeti Davide, Daniele, Geremia ed Isaia. Ma torniamo alla Sibilla Tiburtina che è effigiata sul pilastro d'entrata, quello destro. Anche qui segnaliamo l'effetto di luce che proietta un'ombra sul finto marmo dell'affresco, luce che vuol rappresentare quella che proviene dal Signore. L'altra Sibilla, sul pilastro sinistro, è chiamata invece "Hellespontina". Si tratta dell'ottava Sibilla, nel catalogo canonico delle Sibille di Lattanzio (250-327) che riporta il romano Varrone (116-27 a. Cr.), ed approfittiamo per citare il grande apologista cristiano con l'estratto della descrizione presa dalle Divinae Institutiones 1.6.2-3: octavam Hellespontiam in agro Troiano natam; vico Marpesso, circa oppidum Gergithium; quam scribit Heraclides Ponticus Solonis et Cyri fuisse temporibus, "l'ottava fu chiamata Ellespontica, nata nelle campagne di Troia, nel borgo di Marpesso, presso la città di Gergizio; secondo quello che scrive Eraclide Pontico visse all'epoca di Solone e di Ciro".

Sono abbastanza rare le raffigurazioni di questa Sibilla, ma cito fra tutte "La tela della Pietà", 1575-1576, opera di Tiziano e di Palma il Giovane, a Venezia, Gallerie dell'Accademia. L'Ellespontica è raffigurata con la croce sulla destra della raffigurazione della Pietà, mentre Mosè è sul lato sinistro. L'Ellespontica predisse la morte di Cristo, secondo gli apologisti cristiani (ecco il perché della croce) e l'anonimo pittore della cappella Marciac ha voluto raffigurare sul pilastro destro la nascita di Cristo con la Sibilla Tiburtina e sul lato sinistro la sua morte con l'Ellespontica.
(novembre 2011)

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