Culti pagani minori adorati a Prenestae

Anche se il culto più grande fu senza dubbio riservato alla dea Fortuna Primigenia, come attesta il grandioso santuario nell'insieme ancora ben conservato, è innegabile che nell'antica Praeneste gli abitanti rivolgevano le loro preci e i loro sacrifici anche a svariati divinità facenti parte della politeistica religione greco-romana e non solo. Quando infatti Roma entrò in contatto con l'Oriente rimase affascinata non solo dalla cultura ma anche dalle divinità di questo mondo: in primis Serapide, Mitra, Cibele.
Con il termine misteri (dal greco μυστήριον [mysterion], divenuto poi in latino mysterium) si suole indicare i culti di carattere esoterico che affondavano le loro radici nelle antiche iniziazioni primitive e che si diffusero in tutto il mondo antico greco e medio-orientale, con un particolare sviluppo in età ellenistica e successivamente romana.
A Roma, anche se furono introdotte prima (ad esempio il culto di Mitra nel I secolo a.C.) si diffusero maggiormente nell'età dei Severi (Settimio Severo, Caracalla, Elagabalo, Severo Alessandro) in quanto la crisi economica e sociale allora in atto fece sì che gli individui cercassero in tali culti misterici nuove fonti di speranza quali la salute e la rinascita dopo la morte come promesso al momento dell'iniziazione.


Ingrandisce foto La triade capitolina

Il fascino di tali religioni misteriche consisteva proprio in questo alone di mistero che circondava la dottrina, che prevedeva sempre un rito di iniziazione purificatorio per il nuovo adepto e la cui conoscenza avveniva per gradi ma non era mai conclusiva.
Nell'antica Praeneste sono stati trovati reperti attestanti tali culti. Ad esempio si è rinvenuta una statuetta del dio Mitra (divinità del mondo iranico- babilonese), rivestito in abiti orientali, colto nella tipica raffigurazione di uccidere un toro.

Databili tra il I e il II secolo d.C. sono invece due testimonianze relative al culto a Praeneste della dea Cibele (dea di origine anatolica). Si tratta di una statuetta raffigurante la dea e dell'iscrizione, riportata su un'ara, in cui il suo sacerdote, L. Lulius Martialis, col permesso del Senato prenestino la ricorda. Cibele era venerata come Grande Madre, procreatrice degli dei, della natura, degli animali (potnia Theron) e dei luoghi selvatici. Il centro principale del suo culto era Penissunte in Frigia, da cui attraverso la Lidia passò verso l'VIII sec. a.C nelle colonie greche dell'Asia Minore per approdare successivamente nel continente. Era generalmente raffigurata seduta sul trono tra due leoni o leopardi, con in mano un tamburello e con su il capo una corona turrita.


Ingrandisce foto Testa di Ercole con la leontè
Foto tratta "Tivoli, Il Santuario di Ercole Vincitore"
Soprintendenza Archeologica per il Lazio

A Palestrina è stata trovata anche una testa di Serapide o Sarapide (in greco Σέραπις o Σάραπις) è una divinità greco-egizia, nume tutelare dell'oltretomba e della salute, il cui culto fu introdotto ad Alessandria d'Egitto da Tolomeo I, che vi fece costruire il Serapeo. Dall'Egitto il suo culto fu introdotto in molte città del mondo greco e romano, fino al IV sec. d.C, quando, in seguito all'editto di Tessalonica del 380 d.C. Redatt o da Teodosio, la fede cattolica diveniva la religione unica e obbligatoria dello stato. Fu così distrutto il citato Serapeo e furono vietati tutti i culti pagani.

Dedicata a Giove Ottimo Massimo è un'iscrizione, sempre trovata a Palestrina, databile al I sec. a.C. Abbellita da un fregio dorico, l'iscrizione faceva forse parte di un donario o un' ara; nell'iscrizione sono ricordati M. Aeficius e A. Saufeius, discendenti da nobili famiglie che, in seguito alla guerra civile tra Mario e Silla, furono poi trucidate, insieme a tante altre, dalla strage compiuta da quest'ultimo vittorioso sul rivale e si videro confiscati i propri beni. La Guerra civile romana, che durò dall'83 all'82 a.C., vide infatti il conflitto tra la fazione degli Ottimati, guidata da Silla, e quella dei Populares, o mariani perché seguaci del sette volte console Gaio Mario (morto nell'86 a.C.), guidata dai consoli gaio Mario il Giovane e Gneo Pompeo Carbone.
Anche il culto di Ercole era presente nell'antica Praeneste: lo attesta il ritrovamento di un cippo della seconda metà del II sec. a.C. del pretore T. Tampius Taranteneius anche lui appartenente a una famiglia seguace di Mario e distrutta da Silla.
Infine occorre ricordare il ritrovamento di un altro cippo, dedicato a Iuno Palotsca, databile alla prima metà del II sec. a.C. Vi sono ricordati i due censori appartenenti alle gentes Saufenii e Orcevii. La gens nell'antica Roma (pl. gentes) era un gruppo di persone, che condividevano lo stesso nomen gentilizio. I differenti "rami" di una gens, le famiglie (familiae), portavano un differente cognomen (o soprannome) per distinguerle. Ad esempio la gens Cornelia comprendeva sia i Cornelii Scipiones, sia i Cornelii Balbi, i Cornelii Lentuli, ecc...

Nei dintorni

Approfondimenti

    Le guide di Tibursuperbum

    Con il patrocinio del Comune di Tivoli, Assessorato al Turismo

    Patrocinio Comune di Tivoli

    Assessorato al Turismo