La fama di Villa Gregoriana: il Grand Tour

Il parco "Villa Gregoriana" è situato sul lato sinistro della grande cascata dell'Aniene, nei cosiddetti "baratri tiburtini", immediatamente sotto l'antica acropoli di Tivoli, dominata dai famosi templi di Vesta e della Sibilla. Questi, sebbene appena al di fuori dal perimetro della Villa, possono senza alcun dubbio essere annoverati tra il patrimonio archeologico del parco.
La fama del luogo, risalente all'antichità, è attestata da numerose citazioni letterarie tra cui i versi delle "Odi" di Orazio ed il passo delle "Sylvae" di Stazio che descrivono la villa romana di Manlio Vopisco, i cui resti si trovano all'interno del parco "Villa Gregoriana".


Ingrandisce foto Scorcio di Villa Gregoriana

Numerose rappresentazioni pittoriche della rupe dell'acropoli con i templi ed il salto dell'Aniene testimoniano la fama del luogo che non venne mai meno e che raggiunse il suo apice tra il Settecento e l'Ottocento. In tale periodo infatti il luogo divenne meta privilegiata ed obbligata anche di tanti fra i viaggiatori del Grand Tour.
Addison nel 1705 osservava che "i pittori venivano spesso a Tivoli da Roma per studiare il paesaggio di Tivoli".

Non è da dimenticare infatti che i paesaggisti Claude Lorrain e Poussin lo studiarono traendovi ispirazione per le loro opere. Il poeta Thomas Gray fu impressionato dalla potenza della grande cascata.
Così non si può sottacere Honoré Fragonard (1732-1806), il quale, avendo vinto nel 1752 il concorso annuale Prix de Rome, soggionò a Villa d'Este (Tivoli) per tre mesi, ospite dell'Abate Richard de Saint-Non, studiandone il maestoso paesaggio. Nel 1760 eseguì splendidi disegni a Tivoli tra cui "Il tempio della Sibilla", una sanguigna su leggere tracce di matita nera.
Citiamo ancora un altro visitatore ed artista famoso: John "Warwich" Smith (1749-1831) uno dei più ammirati acquerellisti del tempo di cui ricordiamo "La villa di Mecenate di Tivoli", dipinto del 1776-81 circa. Ancora Louis Ducros (1748-1810) e tanti altri.
Un souvenir di Tivoli è certamente "il tempio di Vesta a Tivoli" in sughero, opera del 1770 realizzata da Antonio Chichi.


Ingrandisce foto J.C.J. Remond: "La cascata"

Ma torniamo ad altri viaggiatori che giunsero qui richiamati da tanta bellezza: Chateaubriand, Madame de Stael, George Sand e anche Wolfgang Goethe (1749-1832) che tra il 1786 ed il 1788 compì sotto falso nome un viaggio in Italia, documentato molti anni più tardi nel diario "Viaggio in Italia" (1828). A ricordo della vista della cascata di Tivoli scrisse "in questi giorni sono stato a Tivoli ed ho veduto uno dei primi spettacoli della natura. Le cascate, con le rovine ed il complesso del paesaggio appartengono a quegli oggetti la conoscenza dei quali ci rende più ricchi nel profondo del nostro io."

A testimonianza della presenza di tutti questi viaggiatori, nel 1809, per volontà del Governatore di Roma, ci furono i primi interventi per rendere accessibile il luogo ai viaggiatori del Grand Tour.
Già in questo periodo la natura venne modellata secondo il gusto neoclassico con la creazione di viali e punti di sosta nei belvedere e, per permettere la visita della Grotta di Nettuno, fu scavata nella roccia una galleria con ferritoie che offrono suggestive viste sui baratri sottostanti. Ancora oggi decine di lapidi, avvolte dai licheni, ricordano imperatori e imperatrici, re e regine, regnanti o spodestati, che nella bellezza del parco ritrovavano la magia del paesaggio italiano coniugato con l'impressionante valore di una storia millenaria.

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