Il culto della Madonna delle Grazie

La città di Tivoli da sempre è legata al culto della "Madonna delle Grazie", la Madre che tutti i cristiani debbono venerare ed invocare nei momenti di bisogno essendo la loro naturale Avvocata.
L'amore che i tiburtini nutrono verso questa icona è stato, secondo un'antica leggenda, ricambiato dalla Vergine che ha dimostrato il suo attaccamento alla città di Tivoli operando un evento prodigioso.
Prima del Mille sembra che l'icona sia stata visitata da S.Benedetto da Norcia, che aveva fondato a Subiaco un convento. Nel 1223, essendo diretto a visitare il Sacrum Specum sublacense, S.Francesco sostò in preghiera davanti al ritratto della Madonna delle Grazie e permise che alcuni dei suoi frati aprissero un convento nella zona di Votano non molto lontana dai resti del santuario di Ercole Vincitore. Esso fu poi abbandonato per l'instabilità dell'edificio con il conseguente trasferimento dei francescani presso la chiesa di S.Maria Maggiore ove però trovarono i benedettini poco propensi a sgombrare da lì.


Ingrandisce foto Altare S.Maria Maggiore

Sembra che sotto Bonifacio IX, ad una tiburtina, devota a questa Madonna, apparve S.Ludovico, probabilmente vescovo di Tolosa, che, per volere della Vergine, le consigliò di perorare la concessione di un'indulgenza plenaria a favore di tutti coloro che si fossero pentiti e confessati avvicinandosi in atto di costrizione all'altare maggiore della chiesa di S.Maria Maggiore. L'indulgenza plenaria, in perpetuo, era legata anche alla visita della suddetta chiesa nel giorno dell' 8 settembre (nascita della Madonna) e nei successivi otto giorni proprio come era usanza ad Assisi nella chiesa di S.Maria degli Angeli.

Bonifacio IX concesse l'indulgenza il 26 settembre 1392 grazie all'intercessione del cardinale Calecon che riuscì ad ottenere dal pontefice la benefica concessione, la cui memoria è riportata nel marmo incastonato all'esterno della chiesa, sopra il portale gotico, ai piedi del piccolo tempietto realizzato dallo scultore Angelo da Tivoli. Il periodo dell'indulgenza fu sfruttato dai tiburtini economicamente: infatti decisero di istituire una fiera delle merci proprio in questi giorni, facendo sì che si riversassero a Tivoli i mercanti di gran parte del territorio circostante. Da allora in poi il culto della Madonna delle Grazie si diffuse tanto che la sua chiesa divenne luogo di incontro sia per motivi religiosi che socio-politici. All'immagine della Madonna delle Grazie si rivolgevano i tiburtini per eleggere fin dall'antichità i rettori della città: nella chiesa di S.Maria Maggiore, il 21 dicembre di ogni anno (giorno prescelto per le votazioni legate al rinnovo della magistratura nella sede del palazzo comunale), veniva portata la bussola contenente le schede. La cerimonia si svolgeva con una grande pompa: tra uno squillare di trombe l'urna veniva portata nella sacrestia della chiesa e qui custodita. Il giorno 27 la bussola veniva riaperta e finalmente si conoscevano i nomi dei magistrati eletti. Questa tradizione rimase in uso fino alla metà del XIX secolo. La protezione della Madonna delle Grazie fu invocata a gran voce dal popolo tiburtino anche il 16 novembre del 1826, quando una piena straordinaria del fiume Aniene fece crollare, oltre al muraglione di contenimento costruito nel 1683 (su cui si dipartiva la strada che da S.Valerio portava a Piazza Palatina), la chiesetta di S.Lucia, una ventina di abitazioni e parte del Palazzo Boschi. In seguito a questa calamità tale zona di Tivoli prese il nome di "Ruine" (Rovine). La popolazione spaventata pregò l'immagine della Madre, trasportandoLa sui luoghi devastati. Il papa Leone XIII, apprese la notizia della catastrofe, inviò viveri e concesse un'indulgenza plenaria perpetua a tutti i fedeli che nel giorno 16 novembre di ogni anno, dopo la confessione e la santa comunione, avessero visitato la chiesa di S.Maria Maggiore.

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