Garibaldi a Tivoli e nella Valle dell'Aniene: 1849

Le vicissitudini di Garibaldi lo condussero tra l'altro anche a Tivoli, come ricorda la lapide che fa bella mostra di sé sulla facciata laterale dell'ex chiesetta di Maria dell'Oliva in Piazza Garibaldi. Quando infatti con l'enciclica del 1849 Pio IX aveva sconfessato la guerra contro l'Austria del '48, anche Tivoli era rimasta delusa. In seguito ai vari disordini, scoppiati un po' dovunque ma soprattutto a Roma, il Papa era fuggito e si era riparato a Gaeta. In sua assenza allora aveva preso i poteri la Giunta di governo, il cui primo atto fu l'indire l'elezione di un'Assemblea Costituente dello Stato pontificio. In seguito a tali votazioni( 21 gennaio 1849) erano risultati eletti tra gli altri anche il tiburtino Coccanari (nominato Segretario dell'Assemblea). Tra i deputati della Costituente romana c'era Garibaldi, artefice del decreto della costituzione della Repubblica romana, proclamata l'8 febbraio 1849. Decidendo i Francesi (emulati da Ferdinando II re di Napoli) di inviare, in difesa dei diritti del Papa, un esercito, guidato dal generale Oudinot, lo scontro fu inevitabile.


Ingrandisce foto Giuseppe Garibaldi

Verso gli ultimi giorni di marzo Garibaldi con i suoi legionari si diresse verso Anagni per tentare di bloccare le truppe borboniche. Quindi, come racconta dettagliatamente nelle sue "Memorie" si mosse da Rieti con i suoi uomini arrivando prima alla vicina Orvinio, poi a Vivaro, a Vallinfreda, a Riofreddo. Il 16 aprile con i suoi uomini si aquartierò ad Arsoli; inviò in ispezione garibaldini a Anticoli Corrado e Roviano. Ovunque nei centri in cui passò veniva innalzato l'Albero della libertà. Quindi il 18 aprile si incamminò alla volta di Subiaco, ove prese possesso della Rocca abbaziale.

Ripartì quindi per raggiungere Affile e decise di dividere i suoi uomini in due gruppi di ca. seicento legionari ciascuno per farli marciare il primo verso gli Altopiani di Arcinazzo e il secondo, ai suoi diretti comandi, verso Roiate e Olevano, Paliano e Anagni. Garibaldi il 5 maggio 1849 con i suoi 2000 uomini si portò a Tivoli, accampandosi nei pressi della porta S. Croce fuori la cinta della città (per la precisione vicino la citata chiesetta prospiciente il giardino pubblico Garibaldi) aspettando di marciare verso Palestrina e Velletri. Pur apprezzando che molti tiburtini lo incontrassero per fargli onore, Garibaldi fu dispiaciuto che molti tra la gioventù della Penisola non sentissero l'importanza di combattere per la patria.

Giuseppe Garibaldi
Targa in onore di Giuseppe Garibaldi

Luigi Coccanari ricevette l'ordine di organizzare la guerriglia nel territorio tiburtino. Vinto l'esercito di Ferdinando II prima a Frascati e poi a Velletri e costretto a ritirarsi, tutte le bande armate furono convogliate a difendere Roma, attaccata dalle truppe francesi. Roma capitolava il 30 giugno 1849. Il 3 luglio Garibaldi, in fuga, transitò di nuovo a Tivoli accampandosi nello stesso identico luogo con i suoi 3000 uomini chiedendo alla città di raccogliere entro due ore 2000 scudi per favorire la ritirata ma la somma trovata fu solo di 729 scudi. Garibaldi, dopo aver requisito carri e cavalli disponibili, abbandonò Tivoli alla volta di Terni.

1867: Garibaldi torna dalle nostre parti

Dopo la spedizione dei Mille tutta la Valle dell'Aniene visse periodi burrascosi in cui invano si tentò di far insorgere la popolazione. Nel 1867 fu Menotti Garibaldi a gettare le basi di un discorso più valido, riuscendo a coinvolgere a Montelibretti, Orvinio, Percile e nella Sabina molti giovani patrioti. Garibaldi, malgrado avesse perso a Cervara di Roma una trentina di uomini, iniziò a Passo Corese a sconfinare nello Stato pontificio, battendo ed occupando il 28 ottobre Monterotondo. Un sostanziale numero di garibaldini si stanziarono a Tivoli, altri Sant'Angelo, Palombara, Montecelio. Anche parte della Valle dell'Aniene fu occupata dai garibaldini. Puntando su una sollevazione popolare Garibaldi provò a marciare su Roma, ma poiché essa non accadde fu costretto a tornare a Monterotondo ed a vedere partire per tornasene a casa molti dei suoi uomini, sobillati dai mazziniani che gli rimproveravano la sua rinuncia ad attaccare Roma. Decise così di indirizzarsi verso Tivoli e sciogliere le sue truppe ma non ne ebbe il tempo giacchè il 3 novembre si ebbe uno scontro tra i soldati pontifici e i pochi garibaldini rimasti al suo fianco. Con l'arrivo delle truppe francesi e la sconfitta di Mentana, per Garibaldi iniziò di nuovo il calvario della ritirata. Oltrepassò i confini di Passo Corese, superò Tivoli, e abbandonò lo Stato pontificio.

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