La matrona infine veniva avvolta o nella palla (un grande mantello quadrato che scendeva con delle pieghe ed era molto femminile) o nel supparium (un lungo mantello che arrivava fino ai piedi). L'abbigliamento delle matrone era molto simile a quello dei loro mariti ma era realizzato in tinte molto più vivaci ed utilizzando stoffe più pregiate (la cotonina indiana, la seta orientale, meno richiesti il lino e la lana).


Ingrandisce foto Arte orafa romana

Chiaramente per far risaltare la propria bellezza ogni matrona sceglieva il colore tra i tanti che gli artigiani realizzavano finalizzato ad esaltare la propria carnagione. Ecco perché a Roma vicino alla massa di Offectores (artigiani addetti a vivacizzare i colori naturali delle stoffe) c'erano anche moltissimi Infectores (addetti invece a cambiare il colore dei tessuti).

Quest'ultimi erano specializzati ognuno in un campo: c'era chi lo era nella porpora (i purpuraii) chi nel viola (i violarii) chi nel rosso fiamma (i flammarii) chi nel giallo (i crocotarii). Le tinture per le stoffe erano ottenute con i vegetali. Solo la porpora si otteneva da un mollusco, il murex, ed era costosissima. Da quanto detto è facile immaginare come le vie di Roma pullulassero di donne vestite in abiti variopinti il che dava una pennellata di colore e di vivacità al viavai urbano.


Ingrandisce foto Matrona romana

La matrona che non possedeva un diadema da collocare tra i capelli si accontentava di passarvi la vitta cioè un nastro purpureo oppure ricorreva al tutulus (una pettinatura alta, a cono, che consisteva nel riunire tutti i capelli sul cocuzzolo tenendoli stretti con nastri alla maniera dei sacerdoti flamini). Per pulirsi dalla polvere della strada e dal sudore, la matrona usava la mappa, un fazzoletto legato ad un polso. Il focale, invece, era un altro fazzoletto più grande del primo che portava legato intorno al collo.

Un ombrello quasi sempre di colore verde e con la particolarità di restare sempre aperto (per cui era molto ingombrante e difficile da gestire quando tirava vento) completava l'abbigliamento femminile insieme ad un ventaglio realizzato con piume di pavone con il duplice scopo di scacciare le mosche e di sventolarsi. Questi due oggetti chiaramente venivano usati in estate.

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