La matrona romana

La matrona romana andava a letto indossando la biancheria intima: il perizoma, la fascia sorreggente il seno (Strophium, Marmillare) oppure la guaina (Capetium); chiaramente manteneva anche la tunica anzi, in caso di freddo, persino più tuniche ed una specie di mantello. Al mattino era quindi già bella e vestita: doveva calzare solo i sandali sul "toral" (tappeto) ed avvolgersi nell'"amictus" (sopravveste). Non si lavava se non sommariamente. L'occupazione che più richiedeva tempo era l'acconciatura giacché da molto tempo non erano più di moda le pettinature semplici del periodo repubblicano (scriminatura centrale e capelli raccolti sulla nuca). Livia ed Ottavia avevano portato i capelli pettinati a trecce ed avvolti in cercine sulla fronte; Messalina aveva lanciato la moda dei riccioli complicati e dietro di lei tutte le matrone che contavano fino alla dinastia Flavia seguirono questo dettame.


Ingrandisce foto Matrona romana

Poi, come ricorda Giovenale che le mette in ridicolo, le donne scoprirono una nuova acconciatura: trecce miranti ad elevare la statura della matrona grazie alla loro disposizione a torre più o meno alta ma comunque sempre sproporzionata. Per realizzare tale acconciatura la donna aveva bisogno della "ornatrix" (pettinatrice); tale operazione era lunghissima. Guai all'ornatrix se non raggiungeva col suo lavoro il risultato che la padrona si aspettava.

Un altro compito a cui attendeva l'ornatrix era la depilazione della matrona ed il truccarla: con la biacca mista al gesso le imbiancava le braccia e la fronte, poi cospargeva della feccia di vino rosso o con l'ocra le labbra e gli zigomi della domina (signora), quindi passava un po' di fuliggine sulle sue ciglia ed intorno ai suoi occhi. Nel thalamus cioè nella stanza nuziale, chiuso nell'armadio, era custodito dalla matrona il cofanetto con tutto l'armamentario dei belletti, dei profumi, cofanetto che ogni mattina poneva sulla tavola presso cui poi doveva farsi preparare. La pulizia dei denti avveniva ricorrendo alla polvere di corno come faceva Messalina. Tali boccette, riposte in uno speciale cofanetto (capsa o alabastrotheca) in argento massiccio, seguivano la matrona quando doveva andare al bagno.


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Terminata l'acconciatura la domina si ingioiellava grazie al valido aiuto delle ornatrices che sapientemente studiavano l'effetto dell'insieme e dove meglio collocare i preziosi per farli risaltare ed abbellire di più la loro padrona: i ciondoli (pectoral) sul seno, i braccialetti ai polsi, gli anelli alle caviglia ed alle dita, la collana (monile) e le catenelle (catillae) intorno al collo, il diadema prezioso sulla testa a coronamento dell'acconciatura elaborata, gli orecchini agli orecchi.

A questo punto il compito della pettinatrice era finito e subentravano le addette al vestiario; l'avvolgevano nella tunica lunga, come il suo rango richiedeva. Tale indumento era detto Stola e terminava in fondo con un gallone tutto ricamato in oro (instita); la vita veniva stretta da una cintura (zona).

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