Vibia Sabina: da augusta a diva. Il ritorno di una statua

Il 1 giugno 2007, nello splendido scenario del palcoscenico ubicato a ridosso del Canopo a Villa Adriana, in occasione della rappresentazione di "Memorie di Adriano" con l'attore Giorgio Albertazzi, gli spettatori hanno potuto ammirare esposta per la prima volta la statua di Vibia Sabina, moglie di Adriano. Coperta inizialmente con un drappo rosso, posizionata direttamente sulla scena, la splendida opera d'arte è divenuta coprotagonista della rappresentazione, quasi un essere vivente con cui il grande Giorgio Albertazzi ha colloquiato. Tivoli e Villa Adriana sono rientrati quindi in in possesso di9 alcune opere artistiche che da qui avevano intrapreso un lungo ed avventuroso viaggio oltreoceano.
L'annuncio della restituzione della statua era stato fatto il 10 novembre 2006, dal ministro per i beni e le attività culturali, Francesco Rutelli, a margine del convegno "La riscossa del patrimonio", organizzato dal Fai e svoltosi a Roma alla presenza del Presidente Giorgio Napolitano. Al convegno naturalmente aveva partecipato anche il sindaco di Tivoli, Marco Vincenzi.
Proprio per il ritorno di questa statua è stata allestita la mostra Vibia Sabina. Da augusta a diva, presso l'Antiquarium del Canopo a Villa Adriana, dal 16 giugno al 4 novembre 2007 e dedicata all'immagine pubblica dell'imperatrice Vibia Sabina. La bellissima statua è tornata a Villa Adriana, sito inserito dall'Unesco nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità, dopo essere stata esposta al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme.

Statua di Vibia Sabina
Ingrandisce foto Vibia Sabina

Grande plauso infatti per la decisione del Ministero per i Beni e le attività culturali di assegnare a Villa Adriana la custodia di questa statua velata, di dimensioni maggiori del vero (2 metri e 20), del 136 d.C. in marmo bianco di Vibia Sabina, restituita, assieme ad altri reperti archeologici, dal Museum of Fine Arts di Boston all'Italia: undici vasi (sei attici e cinque italioti) e una base triangolare in marmo, con decorazione figurata a bassorilievo di stile neoattico, anch'essa proveniente dalla villa tiburtina e finiti negli Stati Uniti a seguito dei commerci illegali di un mercante d'arte italiano, già condannato a dieci anni di reclusione.
La mostra in parte è stata finalizzata ad analizzare: la figura di Vibia Sabina, la sua iconografia ; il suo ruolo sia tra le auguste dello spaccato temporale che va fra Traiano e Adriano, sia alla gens Vibia da cui discendeva; la sua divinizzazione dopo la morte. La mostra ha preso in esame l'o spaccato temporale che va dall'ascesa al potere di Adriano alla morte (nel 136) e alla successiva divinizzazione di lei, rappresentata, nelle sculture esposte, come Venere genitrice, come Concordia, come Demetra-Cerere.

La sua era una bellezza armoniosa caratterizzata, come i ritratti attestano, da grandi e dolci occhi che spiccavano nell'incarnato ovale del viso; le labbra erano sottili; varia nel tempo invece, dettata dalle mode seguite, la sua acconciatura, ora ondulata e pettinata in ciocche ora raccolta trecce a formare elaborate acconciature. Non fu un menage amoroso quello di Adriano e Sabina essendo stato combinato dalle rispettive famiglie in vista dell' ascesa al trono imperiale di Adriano come successore del biscugino Traiano già nel 117 fortemente voluta dalla moglie di quest'ultimo, Plotina, per spianare la strada al suo prediletto. Portò in dote la domus repubblicana che fu inglobata in Villa Adriana e i cui resti sono ancora ben riconoscibili. Il cronista latino Spaziano parla di lei definendola "morosa et aspera" (capricciosa e intrattabile), che evitò di procreare per non "infelicitare il genere umano". Marguerite Yourcenar nel suo romanzo, "Memorie di Adriano", fa esprimere ad Adriano giudizi così poco lusinghieri su di lei, su questa donna che fu sua moglie per quasi quaranta anni. "Col divorzio, avrei potuto agevolmente sbarazzarmi di quella donna che non amavo; se fossi stato un privato non avrei esitato a farlo. Ma mi dava così poco fastidio, e nulla, nella sua condotta, giustificava un insulto così clamoroso. .Mi piaceva che sapesse portare con dignità i suoi veli da matrona, che erano quasi da vedova."

Qui a Villa Adriana forse aveva un proprio quartiere, nella zona della cosiddetta Accademia dove sono stati trovati materiali raffinati per pavimenti e pareti.Nonostante tutti gli autori antichi da Cassio Dione a Tertulliano, da Clemente Alessandrino ad Atenagora abbiano sottolineato il rapporto conflittuale tra Adriano, follemente innamorato di Antinoo, e Sabina, "la spagnola precocemente invecchiata, dura, austera", tuttavia si deve dire che Sabina, dalle nozze fino all' ascesa al trono del marito e fino alla morte, si comportò sempre bene. Fu una degna "consorte reale", calata nel suo ruolo, non di certo marginale. Adriano, per questo la onorò e, come dimostrano il numero e la qualità soprattutto delle testimonianze archeologiche, volle non solo che la sua effigie comparisse su monete, ma la insignì del titolo di Augusta nel 128. La sua immagine era infatti funzionale al programma politico e sociale di Adriano propagandando la "pietas", la pudicizia, la concordia. Si sottopose ad estenuati viaggi al seguito di Adriano , malgrado la presenza di Antinoo. In tutto l'impero Adriano volle che le fossero dedicate statue e iscrizioni. Fu poi divinizzata dopo la sua morte e così da Augusta divenne Diva.

 

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