La storia di Saracinesco

Molte scorrerie dei Saraceni nell' 876 devastarono gran parte di quel territorio. Di tale calamità si fa menzione nelle lettere inviate da papa Giovanni VIII ai vari principi cristiani allo scopo di esortarli ad unirsi per fare fronte comune contro gli Arabi invasori. Essi infatti, partendo dalle loro basi situate nei pressi della foce del fiume Garigliano, si erano incamminati per saccheggiare Roma ma la Città Eterna era imprendibile essendo ben difesa dalla cinta muraria.

Saracinesco
Ingrandisce foto Scorcio di Saracinesco

Così i Saraceni erano passati oltre e si erano spinti fino alla Valle dell’Aniene mettendo a ferro e fuoco anche insediamenti forti come Tivoli e Vicovaro. Secondo la tradizione sembra che un gruppo di invasori, probabilmente stanco delle numerose guerre affrontate, si rifugiò su questo colle ai piedi del quale confluiscono i fiumi Licenza e Aniene fondando così il paese.

Da questa posizione eccellente e strategica dominavano la sottostante Valle dell’Aniene percorsa da chi, provenendo da Nord, voleva dirigersi a Roma per affari o per fede; in un attimo, guidati dal loro capo Almonte, scendevano dal paese ed attaccavano depredandoli gli sventurati che transitavano nel fondovalle. Tale saccheggio durò un trentennio; poi i Saraceni nel 915 furono sconfitti dalle truppe alleate del pontefice Giovanni X, del Duca di Gaeta, dal duca di Napoli nonché dal Duca di Spoleto.

Vista da Saracinesco
Ingrandisce foto Vista da Saracinesco

Nell’XI sec. Saracinesco fu totalmente cristianizzato; alcuni documenti ne attestano la proprietà al Sacro Speco (Abbazia sublacense) ma già nel XII sec. era passato sotto i signori di Poli. Furono i discendenti di questi Saraceni a costruire nel XIII sec. il maniero, di cui rimangono pochi resti; esso appartenne durante il Medioevo agli Orsini.

Il Viola, in "Storia di Tivoli dalla sua origine fino al secolo XVII", riferisce che nel 1382 gli Orsini cedettero a Tivoli Saracinesco, a seguito della sconfitta subita a Tagliacozzo nel 1381. Tuttavia, dato che sul castello vi erano le mire di Rinaldo di Buzio Orsini, signore di Monterotondo, nacque una disputa che si concluse con l'accordo di un pagamento da parte dei tiburtini di 3.700 fiorino d'oro in due anni. "Il pagamento della prima rata si fece con puntualità, ma nella seconda scadenza, trovandosi esausto il pubblico erario, la Comune deliberò di alienare questo bene, il quale fu comprato da Jacopo, ed Antonio Cocanari nello anno 1391."

L’essere un paese di fondazione araba si evince dalla struttura urbanistica tipica orientale ma anche dai caratteri somatici degli abitanti (statura alta, occhi neri, incarnato tipico) che nel XIX e XX sec. furono ritratti come modelli dai numerosi pittori che visitavano la Valle dell’Aniene.

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