Rinvenimenti nel territorio di Roviano

Il territorio appartenente all'odierna Roviano, fu abitato fin dall'antichità.
Nella grotta di Fra' Alessio e ai piedi del convento degli Oblati sono stati riportati alla luce dei reperti dell'età del bronzo mentre più in alto nella zona residenziale, denominata "Leveta", quasi paralleli all'autostrada A24, dei resti di mura poligonali (di incerta datazione) attestano l'esistenza di luoghi fortificati preromani (forse del periodo degli Equi, sottomessi nel 304 A.C.). Al periodo romano risalgono invece numerosi reperti riportati alla luce, e sono ancora visibili sostruzioni di ville o tratti di strada romana.
In località "Casa Passera", ad esempio, fu individuata e riportata alla luce un'ara funeraria recante l'iscrizione dedicatoria del liberto L. Annius Nalas alla moglie Carfia Lanthanusa. L'ara, conservata a Roviano, è impreziosita da due bassorilievi; l'epitaffio invece riporta, oltre al nome dei personaggi di origine greca, la consueta sigla D.M. (Dis Manibus) dedicata ai Man (Manes). Presso i Romani erano le anime dei defunti che venivano spesso identificate con le divinità dell'oltretomba; il loro nome significa Benevolenti.

Castello Brancaccio a Roviano
Ingrandisce foto Castello Brancaccio

Come detto sono stati trovati anche i ruderi di una villa romana, che il Nibby ipotizza appartenesse alla gens Rubria, nonché tratti di strada romana. Nel lontano 1889, in basso, vicino all'Aniene, fu rinvenuto sotto 2 metri di terra di riporto, il basolato di due antiche vie formanti un bivio (l'antica Tiburtina Valeria con la Sublacense) e 4 cippi stradali che riportano gli interventi di restauro, operati dai vari imperatori romani e finalizzati al mantenimento delle suddette vie. Interessante il cippo recante inciso il numero XXXVI (XXXVI miglio della consolare "Valeria Vetus" che si inerpicava attraverso i territori di Cineto, Roviano e Riofreddo) ed una freccia: segnava l'inizio della Via Sublacense (lastricata per la prima volta dall'imperatore Nerone). Sesto Giulio Frontino (ca. 30-40- cica. 103-104) nella sua opera "De aquis urbis Romae" (o "De acque ductu"), sull'ubicazione degli acquedotti romani, cita proprio questo posto poiché nel territorio si trova uno dei più importanti acquedotti risalente al 144-130 a.C. fatto costruire dal Pretore di Roviano Quinto Marcio Re.

Il ponte romano Scotonico con un tratto di basolato stradale della Via Valeria Vetus (ancora visibili nel territorio rovianese) attestano che l'origine e il successivo sviluppo di Roviano sono legati proprio alla presenza della romana Tiburtina Valeria Vetus (Vecchia), collegante il territorio sabino con il Fucino e della Sublacense, tanto importante nel medioevo per la presenza del Sacro Speco a Subiaco.

Il toponimo del Monte S. Elia, dominante il paese, ha indotto alcuni ad ipotizzare, anche per il ritrovamento di antiche costruzioni su detto monte, che successivamente al periodo romano, a Roviano si sarebbero stabiliti dei monaci orientali. Per altri l'antico romitorio di S. Maria dell'Oliva sarebbe invece uno dei 12 monasteri fondati da S. Benedetto, ricordati da Gregorio Magno. Se queste sono ipotesi è accertato invece che il Cristianesimo si diffuse assai presto nel territorio di Roviano sostituendosi completamente al culto pagano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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