Struttura del Santuario della Fortuna

Il santuario di Praeneste è rimasto in gran parte occultato fino alla II guerra mondiale, quando, a seguito dei bombardamenti del 1944 che avevano distrutto la parte medievale costruita su di esso, ritornò alla luce.
Il complesso si sviluppa su un sistema di terrazze artificiali , sostenute da imponenti sostruzioni collegate da rampe. Seguendo l'itinerario di ascensione di un fedele di oltre duemila anni fa, ne ripercorriamo la struttura. Le prime due terrazze, di cui la seconda munita di un portico colonnato e di cinque ninfei ad emiciclo, sono costruite da giganteschi muri in opera poligonale e danno accesso al "santuario inferiore". Queste prime terrazze erano collegate al foro della città da una serie di scalinate laterali, oggi non più visibili.


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Sulla terza terrazza è situata una gigantesca rampa doppia , costituita da due scalinate laterali, per metà coperte e per metà colonnate. Si tratta in realtà di un portico colonnato, coperto a volta e decorato all'interno con semicolonne ioniche a capitelli inclinati. Il portico costituiva l'accesso principale del santuario e permetteva di raggiungere la quarta terrazza, che è la cosiddetta "terrazza degli emicicli".

Al centro di quest'ultima ha inizio una scalinata assiale che conduce ai livelli superiori; ai lati della scalinata sono due grandi emicicli (che danno il nome alla terrazza) affiancati da due serie di quattro ambienti per lato. Entro gli emicicli presumibilmente sedevano i fedeli in attesa di consultare l'oracolo
la cui sede infatti era proprio davanti all'emiciclo di destra , dove era collocata la statua della Fortuna Primigenia che allatta Giove e Giunone fanciulli, secondo quanto riportato da Cicerone (De divin. II, 41). Il celebre passo attesta inoltre che proprio accanto al gruppo statuario si trovava, secondo i documenti pubblici di Praeneste, il pozzo (tuttora visibile) di ritrovamento delle sortes, le tavolette di legno, con antiche iscrizioni in latino arcaico, utilizzate a fini divinatori.


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Dell'immagine di culto si conserva solo la testa. La scalinata assiale, situata, al centro della terrazza degli Emicicli, permette di accedere alla quinta terrazza detta "dei Fornici a semicolonne" perché caratterizzata da una serie di ambienti inquadrati da semicolonne ioniche. Si tratta certamente di una zona di servizio, secondaria dal punto di vista del culto, destinata presumibilmente ad attività commerciali.

La terrazza degli Emicicli e quella dei Fornici costituivano il cosiddetto "santuario inferiore".
Segue la sesta ed ultima terrazza, quella "della Cortina", che costituiva invece il "santuario superiore". L'area è delimitata su tre lati da un doppio portico di colonne corinzie; il lato meridionale invece è aperto, in direzione del complesso sottostante. La parte centrale della terrazza è occupata a nord dalla cavea di un teatro , conclusa in alto da un portico a doppia fila di colonne. Il teatro, come detto precedentemente, costituiva un elemento fondamentale e ricorrente nella tipologia tardo-repubblicana dei santuari laziali. Al di sopra del teatro era il tempio di cui restano solo i muri di fondazione. E' questo il luogo sacro dove, secondo Cicerone, l'olivo avrebbe trasudato miele; qui era l'altra statua di culto della Fortuna, ricordata da Plinio, che rappresentava l'aspetto giovanile e guerriero della dea in contrapposizione a quello materno del santuario inferiore. Secondo una cronaca medievale ed alcuni disegni rinascimentali, doveva trattarsi di una struttura circolare, priva di colonnato esterno, e allo stesso livello del portico che delimitava la cavea del teatro.

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