"Sibilla Tiburtina" di Edward Coley Burne-Jones (prima parte)

a cura di Roberto Borgia

Presentiamo l'opera di un preraffaellita, un aderente cioè al quel movimento artistico letterario che nacque (e si esaurì) nell'Inghilterra vittoriana, verso la metà del secolo diciannovesimo, dalla Pre-Raphaelite Brotherhood, fondata nel 1848 dai pittori Dante Gabriel Rossetti (1828-1882), William Holman Hunt (1827-1910), John Everett Millais (1829-1896) e dallo scultore Thomas Woolner (1825-1892), al quale poi si associarono due critici, Frederic George Stephens (1828-1907) e William Michael Rossetti (1829-1919), fratello di Dante Gabriel, e il pittore James Collinson (1825-1881).
Se proprio dobbiamo trovare una collocazione, possiamo ascrivere la confraternita dei Preraffaelliti al simbolismo e può essere definita, insieme alla pittura del pittore austriaco Gustav Klimt (1862-1918) e alle forme del liberty l'unica trasposizione in pittura del decadentismo. Nasce dalla tendenza romantica che vuol rivalutare l'arte dei "primitivi" e dei quattrocentisti e a ricondurre l'espressione artistica dentro una genuina espressività religiosa: si ricollega esternamente alla corrente tedesca dei Nazareni (che pure non disdegnavano il primo Raffaello; vedi la tela su Tivoli del pittore tedesco "Carl Philipp Fohr), al gruppo dei primitifs francesi (e all'opera giovanile di Jean-Auguste-Dominique Ingres), alla corrente dei puristi italiani, il cui termine era stato coniato intorno al 1838 dal letterato, pittore e teorico dell'arte Antonio Bianchini (1803-1884), che poi nel 1843 con il saggio Del Purismo nelle Arti espose il manifesto del purismo in pittura, trovando la giustificazione per riferirsi agli artisti primitivi italiani, da Cimabue al primo Raffaello (come i nazareni), proponendo in analogia per l'ambito letterario forme linguistiche ispirate al Trecento toscano.


Ingrandisce foto Sibilla Tiburtina

Perciò il movimento purista italiano può essere considerato giustamente un movimento preraffaellita ante litteram, anche se poi non ebbe lo stesso successo come quello dell'Inghilterra vittoriana. Agli inizi (1848-53) il gruppo preraffaellita ebbe impronta mistica ed estetizzante, specie nell'opera di Rossetti, sul quale ebbe forte influsso del pittore Ford Madox Brown (1821-1893), che avendo soggiornato a Parigi, ma soprattutto a Roma, aveva avuto modo di conoscere le correnti dei puristi e dei Nazareni; il movimento assunse un atteggiamento antiaccademico, contro la retorica del quadro storico per un'interpretazione poetica dei temi e un'esecuzione fedele e accurata. La corrente fu naturalmente assai osteggiata soprattutto per il rifiuto di Raffaello e del Cinquecento, ma ci fu l'autorevole intervento del critico d'arte e riformatore sociale John Ruskin nel 1851, che dopo una serie di feroci critiche da parte dei giornali e del famoso scrittore Charles Dickens, scrisse due appassionate elegie dei dipinti preraffaelliti ed un saggio, in cui riteneva degna la loro pittura di far parte dell'arte moderna e confrontava le loro tecniche con quelle di William Turner, uno dei padri dell'impressionismo.

Secondo Ruskin l'uomo e la sua arte debbono essere radicati non solo nella natura, ma anche nell'etica e merita di essere ricordata la sua posizione verso il restauro di un'opera d'arte: la sua posizione, definita del "restauro romantico", considera cosa gravissima l'intervento di restauro, praticato ai suoi tempi, inteso come la mera sostituzione della copia all'originale. Il movimento cominciò da quel momento ad incontrare l'interesse del pubblico. In seguito assunse atteggiamenti moralistici e un tono di protesta contro il materialismo della civiltà industriale e lo sfruttamento delle classi ultime e si trasformò in polemica sociale, qualificandosi come fenomeno tipicamente inglese. La persuasione di poter dare un ritratto fedele e non volgare della vita contemporanea portò i pittori preraffaelliti a farsi interpreti della società vittoriana, cogliendo l'ambiguità dei suoi dissidi morali.

Di questa seconda fase del movimento artistico fu protagonista l'artista-architetto e scrittore W. Morris (1834-1896), fiancheggiato da E. Burne-Jones e da W. Crane nella sua polemica in favore dell'artigianato e di una concreta produzione d'arte decorativa. Proprio Morris, Burne-Jones e Dante Gabriel Rossetti fondarono uno studio di design, che influenzò profondamente la decorazione di case e di chiese nel ventesimo secolo. Questa corrente appunto ebbe grande importanza per gli sviluppi dell'architettura e dell'arte decorativa; ancora validi rimangono i disegni e le xilografie apparsi su periodici (Cornhill Magazine, Good Words), le carte da parati e i tessuti di Morris, gli arazzi e le vetrate di Edward Burne-Jones (1833-1898), di cui presentiamo il disegno preparatorio del 1875 proprio per una vetrata della Cappella dello Jesus College a Cambridge, a matita, gesso nero e pastello, fatto risaltare con vernice dorata su carta, 453 mm x 1116 mm, conservato nel Birmingham Museum and Gallery e raffigurante la Sibilla Tiburtina.

marzo 2015

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