Ma torniamo a quelle incastonate nel signorile palazzo di Piazza Palatina. Tra le due colonne terminanti con due capitelli (a confine con vicolo delle Rovine), che delimitano l'attuale locale adibito ad attività commerciale, nel 1601 fu realizzata la cosiddetta fontana del Sarcofago (altro reperto riutilizzato) ed immortalata in una sua opera dall'acquarellista Ettore R. Franz.

Vicolo delle Rovine
Ingrandisce foto P.zza Palatina - V.lo delle Rovine

Nel 1880 fu deciso di rimuoverla per aprirvi l'entrata del locale retrostante. All' angolo destro della facciata (dando le spalle alla casa-torre) del palazzo si apre il portico medievale di vicolo dei Granai o dei Giudei (qui infatti i locali a pianterreno erano utilizzati come granai dagli ebrei locali, venuti a Tivoli in seguito alla loro espulsione dall'antica Roma imperiale). Notare la bellissima colonna incastonata sul lato sinistro del portico, ancora un tipico esempio di riutilizzo di materiale archeologico.

In passato, tra l'attuale Via Palatina e l'altro ingresso del Vicolo dei Granai (che si apre quasi a metà percorso della predetta via) esisteva una sinagoga, che, anche se poi utilizzata per altri fini, ebbe una vita lunghissima infatti fu demolita soltanto nel 1937. Essa sottolineava l'importanza della presenza ebraica a Tivoli che era aumentata sempre più nel corso dei secoli attirata anche dalle enormi possibilità di commercio che la città offriva: le numerosissime attività gravitanti intorno al Santuario di Ercole Vincitore ed al foro in epoca romana, i prestiti in denaro che i giudei accordavano (come testimoniano documenti locali del XIV sec.) malgrado i divieti pontifici e l'esclusione dalle Università medievali di Arti e Mestieri.

Vicolo dei Granai
Ingrandisce foto P.zza Palatina - V.lo dei Granai

L'importanza di essere iscritto ad un'università, nel medioevo, era fondamentale soprattutto per chi voleva darsi alla politica: vedi ad esempio il grande Dante Alighieri che, per essere poi eletto tra i priori fiorentini, si iscrisse alla corporazione degli speziali e farmacisti. In una parola gli ebrei tiburtini, aumentati di numero nel XV sec. per una forte immigrazione avvantaggiata dal calo demografico tiburtino a seguito della pestilenza del 1428, gestirono gran parte del commercio a Tivoli.

Il quartiere ebraico era situato proprio in Vicolo dei Granai, in posizione centrale quindi sia rispetto ai Palazzi del potere (Arengario ecc) sia rispetto al cuore dell'economia. Nella bolla di Paolo IV datata 14/7/1555 si decretò che ogni ghetto ebraico fosse, come a Roma, chiuso alle due estremità da relative porte. Così anche a Tivoli ne furono istallate due: una sotto l'arco del portico medievale (inizio vicolo dei Granai che dà su piazza Palatina) e l'altra al termine del predetto vicolo affacciatesi su Via Palatina. I ghetti, da cui gli ebrei non potevano uscire di notte, rimasero in vigore fino al 1847.
Sul lato opposto di Piazza Palatina troviamo invece l'inizio di Vicolo dei Palatini (da palatium): qui nel medioevo abitavano i tiburtini impegnati nell'Arengario o alle sue dipendenze.

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