Il mausoleo, scoperto negli ultimi mesi sulla via Flaminia.a Saxa Rubra alle porte di Roma in un cantiere del costruttore Bonifaci, non è altro che la tomba del “Gladiatore”. Questo il titolo del colossal cinematografico, di Ridley Scott, girato qualche anno fa, che ha avuto come interprete Russel Crowe nei panni di Massimo Decimo Meridio. Se la storia del filmato è fantasiosa così come lo è il personaggio del Gladiatore, non lo è Marco Nonio Macrino. Il suo nome è riportato su un'enorme epigrafe scoperta insieme ad altre parti marmoree che rivestivano il neo ritrovato mausoleo sulle sponde del Tevere. Proprio il limo, di quello che era una volta il “biondo” fiume, avrebbe preservato i ruderi della tomba crollata dal passare di tanti secoli.

Elmo da gladiatore
E' tornata così alla luce a Roma la sontuosa tomba di Macrino mentre la sua villa a Toscolano Maderno è stata parzialmente scavata (è visibile soltanto il settore meridionale, in attesa di una completa valorizzazione del complesso). La villa, costruita nel I secolo d.C., fu molto rimaneggiata durante i secoli successivi sino all’inizio del V secolo d.C.. ma fu fra la fine del I e la prima metà del II secolo d.C. che l'architettura della lussuosa dimora raggiunse l'apice artistico. Probabilmente in questo periodo il suo proprietario era un esponente di una delle più importanti famiglie bresciane: Marco Nonio Macrino, console nel 154 d.C.. Ad avallare l'ipotesi è l' iscrizione, con dedica alla moglie Arria, rinvenuta nel Seicento nell’area dell’edificio.
Ma torniamo al mausoleo recentemente scoperto e fatto realizzare dal figlio dello scomparso alla fine del secondo secolo d.C. ."Reperti di così grande bellezza non venivano alla luce da decenni", questo il commento degli archeologi in ammirazione davanti la straordinaria potenza architettonica dei marmi. Un´équipe, guidata da Cristiano Ranieri, ha riportato alla luce integre colonne, intatte trabeazioni, fasci littori, pezzi di timpani, il basamento funerario.
Durante l'intervista rilasciata al Tg2 il 15 ottobre 2008. dall' archeologa Daniela Rossi della Soprintendenza speciale di Roma, il ritrovamento per bellezza, integrità e possanza è “eccezionale”tenuto conto che “erano almeno venti o trent´anni che a Roma non venivano alla luce pezzi di questa importanza non solo dovuta alla bellezza dei singoli pezzi, alla qualità della manifattura, ma anche alla possibilità di ricostruire il monumento poiché, come in una sorta di Pompei, il limo del Tevere ha occultato il monumento così come era crollato”. Si ipotizza che i marmi della tomba crollata non siano stati ridotti in calce perché protetti dall' inondazione del Tevere , che scorre a poche decine di metri da via Vitorchiano. Occorre ricordare infatti che, soprattutto dal Rinascimento in poi, per ottenere la calce si staccavano le molte lastre di travertino e marmo, che ricoprivano monumenti di epoca romana, in primis il Colosseo, e si frantumavano. Sull'area, in cui è stata rinvenuta la tomba, dovrebbero essere edificate tre nuove palazzine residenziali, ma, dopo il ritrovamento, i lavori edili sono stati momentaneamente e giustamente sospesi. Si ipotizza l'idea di riassemblare i reperti e di musealizzare il sito.