Resoconto dell'iniziativa "I ragazzi di via Giulia", svoltasi il 22 ottobre 2015

Circolo Piero Gobetti

 

Circolo Gobetti: I RAGAZZI DI VIA GIULIA

“Roma, 19 luglio 1943: sulla città sono cadute mille tonnellate di bombe”, così la voce fuori campo, mentre la cinepresa inquadra una strada sulla quale tre ragazzi guidati da un uomo in bici spingono faticosamente un traballante carretto. Sono tre fisici: Ettore Pancini, Oreste Piccioni, allievo di Fermi con cui si era laureato nel 1938 di 28 anni e Marcello Conversi, nato a Tivoli nel 1917 e dunque di 25 anni, laureatosi nel 1940. Con loro c’è Edoardo Amaldi, capo del dipartimento di fisica dopo che Fermi nel 1938 era partito per l’America. E’ l’inizio del bellissimo documentario, presentato dal Circolo Gobetti giovedì 22 ottobre alle Scuderie Estensi, in cui il regista Adolfo Conti ricostruisce le vicissitudini di questi giovani che in situazioni davvero drammatiche continuano la loro ricerca riguardante i raggi cosmici, ma soprattutto cercano di tenere in vita la ricerca scientifica in Italia, dopo la partenza di Fermi. Un quartiere particolarmente colpito dai bombardamenti fu San Lorenzo che conterà alla fine più di 3000 morti (l’obiettivo era la stazione ferroviaria Tiburtina); colpita è anche la vicina Università “La Sapienza” di Roma.

I quattro fisici stanno trasferendo la loro preziosa strumentazione al Liceo Virgilio in via Giulia, ritenuto più sicuro perchè vicino al Vaticano. Il documentario, oltre a seguire la quotidianità della ricerca scientifica del gruppo e le loro difficoltà pratiche cerca di delineare il quadro storico complessivo, inserendo documenti originali e interviste, che ricostruiscono con efficacia l’atmosfera drammatica della situazione politica e sociale in generale e di Roma in particolare. Cosi vediamo i tre giovani impegnati anche su altri fronti: costruiscono una ricetrasmittente per i gruppi della resistenza romana, nascondono armi, offrono ricovero a chi sfugge dalle retate della polizia fascista e tedesca. Ettore Pancini, richiamato alle armi dal 1941, era in quel momento in licenza; dopo l’armistizio si impegnerà direttamente nella lotta partigiana nel Veneto e solo a Liberazione avvenuta si ricongiungerà col gruppo. E appare veramente straordinaria la loro serietà e consapevolezza perché, seppure concentrati nella loro ricerca, sanno guardarsi attorno, capire la realtà, prendere posizione e dare una mano per quanto possono. La loro ricerca ha per oggetto i raggi cosmici e consiste nella misurazione della persistenza del “mesotrone”, dell’ordine di milionesimi di secondi. Amaldi aveva deciso di interrompere le ricerche sulla fissione nucleare, primo passo verso la bomba atomica, per paura che il regime fascista si impossessasse di questa scoperta con conseguenze facilmente valutabili, (cosa che si stava verificando in Germania.) I loro sforzi, tanto più ammirevoli per le condizioni in cui si svolsero, hanno alla fine successo, e siamo nella primavera del 1944: le loro misurazioni risultarono molto esatte tenuto conto delle apparecchiature costruite con mezzi di fortuna. Terminata la guerra, il gruppo continuerà le ricerche: nel 1946 scopriranno una cosa fondamentale: la particella che hanno studiato e misurato non può essere il mesotrone: si trattava di qualcosa di diverso: un nuovo elemento, un nuovo costituente della materia che viene battezzato “muone”. Enrico Fermi, in America, avuta notizia della scoperta si complimenta. Qualcuno definirà questa scoperta come l’atto di nascita della fisica moderna intesa come fisica delle particelle.

Ragazzi esemplari dunque capaci di impegnarsi nel loro campo specifico, ma anche si sapersi guardare intorno. Su questo aspetto insisterà Boratto nel commento alla fine della proiezione, sottolineando anche la spontaneità, la normalità con cui compiono certi gesti che avrebbero potuto costar loro la vita: veramente un esempio di alta moralità valido ancora oggi: il documentario dovrebbe girare nelle scuole. Boratto ha voluto ringraziare Carlo Conversi, presente alla proiezione per avergli segnalato il documentario

Il regista Adolfo Conti si è detto soddisfatto dell’accoglienza del suo documentario, trasmesso su RAI1 il 25 aprile di quest’anno seguito da avuto un milione di spettatori. Ha voluto ringraziare la famiglia Conversi perchè parlare con loro è stato importante per chiarire tanti aspetti della vicenda e della personalià di Marcello.


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