Un'etimologia del nome Tibur

di Luigi Battisti

La prima considerazione che si presenta cercando l’etimologia del nome Tibur è la somiglianza che esso ha con l’antico nome del fiume Tiber, in cui confluisce l’Aniene alle porte di Roma. La risposta dei filologi che tale somiglianza è fuorviante perché la parola Tiber ha la “i” breve, mentre Tibur ha la “i” lunga, non ha consistenza storica. Infatti se il rapporto fra i due nomi ci fu, certamente è all’origine della toponomastica della zona e affonda le sue ragioni nelle lingue e strutture mentali di popolazioni preistoriche che avevano tutt’altra concezione linguistica degli scrittori latini classici che hanno tramandato la differenza di lunghezza delle due “i”.
Che la differenza sia poco percepita dai parlanti la lingua latina ancora in epoca alto medioevale può essere arguita dal seguente passo tratto dagli annali di Romualdo (M.G.H. XIX, 410 Romoaldi Annales a. 1082 cit. da V. Pacifici [1], pg.272, nota) dove si legge: “Dux Robertus …hostes eius ab urbe propulit ac civitatem Tiberin obsedit…”, dove Tiberin è accusativo di Tibur. Si arguisce che lo scrittore medioevale del brano non distingueva nettamente le parole Tiber e Tibur.


Ingrandisce foto Fiume Aniene

Un altro segnale di commistione tra le due parole Tiber-Tibur può trovarsi nel nome Teverone che si dava al basso corso dell’Aniene. Una tale confusione toponomastica dà l’idea che esistesse perlomeno una sensazione di sostanziale affinità fra l’area tiburtina e l’area tiberina nelle vicinanze di Roma.
L’origine comune delle due parole, se ci fu, è da mettere in stretta relazione con il carattere di abbondanza di acque del territorio.

Il Pacifici nell’opera citata (pp 12 e seg.) riporta descrizioni di Tibur di vari scrittori classici che danno la sensazione che l’aspetto principale della città fosse la bellezza e l’amenità create dai corsi e giochi d’acque che l’attraversavano: “…cascatelle gaie saltellanti tra i rigogliosi frutteti…la grande cateratta dell’Aniene rombante nella sua ampia mole.”, (Orazio);
“L’Aniene presso la città di Tivoli precipita pieno da un alto scoglio…” (Dionigi d’Alicarnasso);
“(Tivoli) è celebre per quello spaventoso getto d’acqua che l’Aniene navigabile forma precipitando dall’alto scoglio nella convalle profonda…” (Strabone).
Similmente Tibur viene descritta da Properzio, Ovidio, Stazio, Pomponio Mela e da altri.
Se si considera che oltre per il fiume Aniene, Tibur era famosa per il corso delle acque albule e per i laghetti da cui provengono, presso i quali sorsero le terme romane, è chiaro che tale abbondanza di acque doveva essere l’aspetto predominante per popolazioni preistoriche sempre in cerca di pascoli e abbeveratoi.


Ingrandisce foto Vista di Tivoli

Questo aspetto poteva ben tradursi in qualche modo nella toponomastica.
Ora non è un caso che vari fiumi in Europa e nell’Asia Minore cominciassero per la sillaba ti-, non solo Tiber. Nell’Italia romana troviamo il Ticinus e il Tifernus, in Europa centrale il Tibisco affluente del Danubio, mentre in Asia minore il famoso Tigri. La paroletta “ti” aveva il significato di “acqua” nella toponomastica dell’Europa pre-indoeuropea e dell’Asia minore, un esempio evidente è il nome del mare Tirreno.

Ancora nel quinto secolo a.C. nel nome e nei suoi derivati gli autori greci usavano ancora la forma “tyrsen-” che mostra chiaramente che quella attuale è dovuta al rotacismo della s . Ora se si considera che gli etruschi chiamavano se stessi Rasenna (1), l’interpretazione del nome è chiaramente
ti-rsen = acque degli Etruschi.
Un altro esempio dell’antico nome ti per dire acque lo si trova nel poema babilonese “Enuma elish”. All’inizio dei tempi nulla esisteva tranne un Oceano indifferenziato; da questo caos liquido chiamato Tiamat emersero gli dei personali che combatterono e sconfissero la loro genitrice. Ora Tiamat è la traduzione accadica di una parola sumerica e il suo significato è ti-amat = acque salate (2) , contrapposto all’altra divinità delle acque Apsu, che rappresenta le acque dolci.
Ora se anche il binomio Tiber-Tibur fosse derivato da un’originaria allusione ad una regione ricca di acque con un riferimento ad un qualcosa che portasse il nome Iber oppure Ibur, anzi Ebur come si vedrà in seguito, occorrerebbe capire chi o cosa volesse significare questo nome.


(1) (Dio. Alic.., I, 30), cit. in G.e L. Bonfante [2], pg 59
(2) Da questa parola probabilmente proviene il greco thalatta, di chiara origine non indoeuropea.

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