Storia delle Confraternite

In un atto di donazione del 471 si fa menzione della CASA INFANTIS PROIECTICI, che assisteva i bimbi abbandonati, probabilmente situata in un casolare dei Colli di S.Stefano, in funzione sino al X sec. come riportano alcuni documenti.
La prima e vera istituzione assistenziale fu però la creazione delle diaconie volute dagli Apostoli: la Chiesa locale sceglieva delle persone (diaconi) preposti all'assistenza materiale dei bisognosi da effettuarsi in un locale rionale (diaconia) dove la carità e l'assistenza venivano praticate. In seguito tali diaconie persero il titolo rionale ed assunsero quello della chiesa cui erano annesse.
Nacquero anche gli ospizi o Xenodochi (Ospizi per pellegrini) anticipazione degli ospedali medioevali; qui si curavano i viandanti debilitati dalle fatiche del viaggio ed ammalati.


Ingrandisce foto Tempio della Sibilla

L'importanza di assistere i pellegrini era tale che lo stesso Costantino nel Concilio di Nicea nel 325 d.C. stabilì che ogni città ne avesse almeno uno gestito da un monaco ed ubicato in un luogo un po' appartato. A questo riguardo Tivoli, essendo una città di transito per la sua posizione geografica, aveva un grande bisogno di assistere i pellegrini ed i malati abbandonati.

Le prime diaconie tiburtine di cui si ha notizia furono quelle di S.Maria della Rotonda (istallatasi nell'ex tempio di Vesta), di S.Giorgio (nell'ex tempio della Sibilla) e di S.Eugenia (in via Palatina oggi sparita). Nel XII sec. fonti attendibili informano che le diaconie tiburtine erano ancora in funzione.
In un documento del X sec. si parla di un ospedale di S.Pietro in Nerone ma se ne ignora l'ubicazione. Nel 1300 presso le porte d'ingresso della città sorsero ospedali-ospizi pronti a far fronte alle epidemie del territorio circostante; erano quattro e tra di essi quello dello Spirito Santo presso Porta dei Prati che nel 1424 mutò il nome con quello di S.Giovanni Evangelista (ancora in funzione) avendone preso possesso l'omonima confraternita.


Ingrandisce foto Chiesa dell'Annunziata

A questi punti di riferimento sanitario di "confine" si affiancarono lungo le quattro arterie urbane, che si dipartivano dalle porte d'ingresso della città, altri otto ospedali di contrada; quest'ultimi erano gestiti da Confraternite a scopo assistenziale e solo in caso di necessità si avvalevano di un medico locale mentre i quattro ospedali di frontiera erano gestiti da ordini ospedalieri (gli Antoniani, i S.Spirito ecc.) che fornivano prestazioni terapeutiche. Tuttavia si curavano qui solo i pellegrini poiché in genere i malati della popolazione tiburtina venivano curati e assistiti in casa propria tranne in casi di malattia contagiosa.

Le confraternite tiburtine avevano il centro direzionale presso una chiesa ove si riunivano per pregare e per prendere decisioni; possedevano beni mobili ed immobili i cui proventi erano impiegati per il culto, la carità e l'assistenza ai soci ed agli estranei bisognosi. Dopo il XVI sec. queste confraternite iniziarono a gestire Monti di Pietà, ad assistere carcerati e condannati a morte, ad elargire la dote alle ragazze povere da marito, a dare moniti frumentari. Le principali confraternite tiburtine sorsero fin dal x sec.: quella di S.Maria Maggiore, dell'Annunziata, di S.Giovanni Evangelista, del Rosario e di S.Maria del Ponte.

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