Le attività di un tempo: lo spilluccu

Fino a qualche decina di anni fa "spigolare" era un vero e proprio lavoro svolto essenzialmente dai bimbi e dalle donne. Consisteva nel raccogliere le poche spighe di grano che restavano nel campo dopo la mietitura.
Anche a Tivoli, come ben riporta Carlo De Luca in "Il tramonto delle aristocrazie cittadine nello Stato Pontificio. Tivoli nella prima metà dell'Ottocento" (ed. 2010), molte donne e bambini erano dediti allo spelluccu (corruzione dialettale di spillucco) delle olive.
Si trattava di una pratica ovviamente invisa ai proprietari terrieri in quanto spesso le spilluccatrici, pur di fare incetta di olive, sconfinavano dagli uliveti in cui lavoravano per raccoglierle anche lì dove ancora si doveva effettuare la raccolta, utilizzando qualsiasi mezzo pur di accaparrarsele anche danneggiando le piante stesse.
Già agli inizi del Settecento si era tentato di regolare la pratica dello spilucco fino a prevedere, con un editto del 1785, pene corporali per le donne, ragazzi e bambini colti in flagrante durante il furto.
Nel 1835 si rese necessario però un nuovo regolamento sulla raccolta delle olive, comprensivo di 16 articoli, con diritti e obblighi sia per le spigolatrici che per i proprietari terrieri.


Ingrandisce foto Uliveti a Pomata

A quest'ultimi era proibito arare gli oliveti o farvi pascolare prima del periodo riservato allo spelluccu; in caso di ritardo nella raccolta delle olive, oltre un determinato tempo, esse potevano essere raccolte dagli spiluccatori che comunque non potevano utilizzare scale e dovevano percorrere determinati sentieri per raggiungere gli oliveti. Avevano inoltre l'obbligo di vendere le olive in città. L'attrito fra proprietari e spiluccatori non fu comunque risolto come è attestato dal fatto che il Bulgarini, uno dei maggiori proprietari del tempo, nel suo libro del 1848 "Notizie storiche antiquarie statistiche ed agronomiche intorno all'antichissima citta' di Tivoli e suo territorio", scrive: "Se oltre le leggi generali, i regolamenti Municipali riformati sulla polizia della città, sul danno dato e sullo spellucco delle olive fossero fatti eseguire, si vedrebbe più decenza e polizia nelle strade della città, più ordinamento e sicurezza nelle proprietà urbane e di campagna, né i cittadini per tale oscitanza soffrirebbero incomodi e danno ne' loro averi... Ma il danno più forte che riceve l'ulivo è il manuale ... e quello che si fa col rubamento delle olive massime col pretesto dello spellucco; danni che avvengono ai proprietarii per la trascuratezza dell'esecuzione delle leggi".

Malgrado già nel 1831 fosse operativa una guardia urbana deputata al controllo del furto campestre, molti proprietari tentarono di difendersi affidando la raccolta delle olive ai contadini a mezzo di un con tratto detto "a staglio" in virtù del quale questi ricevevano una certa quantità di olio "franco e libero da spese". Tuttavia in mezzo agli "stagliatori" ufficiali, non mancavano di introdursi anche i soliti "furbi" approfittando della confusione.
Alla fine i proprietari terrieri di Tivoli proposero loro stessi alla Sacra Congregazione del Buon Governo una legge basata sul presupposto che "Li furti si nascondono ben spesso sotto il nome di oliva raccolta in oliveti presi a staglio da persone sospette al Tribunale... e che spesso i molinari si prestavano a comprare olive rubate".

Obiettivo della legge era dunque quello di spostare i controlli in capo ai proprietari dei mulini, ai quali potevano essere applicate sanzioni pecuniarie. Per gli "stagliatori" invece, data l'inefficacia delle multe, era prevista la carcerazione per tutta la durata della raccolta delle olive.

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