Le grandi vie di comunicazione dell'impero romano

I romani disprezzavano i mercanti perché costoro, secondo quanto afferma il grande Cicerone nell'opera "Sui doveri", si arricchivano rivendendo ad un prezzo maggiorato quanto in precedenza acquistato.
Lo storico Livio ci racconta che nel 218 a.C. fu addirittura approvata una legge con cui si proibiva ad un senatore ed ai suoi figli di possedere una nave da commercio capace di trasportare più di 300 anfore. Tuttavia si sa che fatta la legge trovato l'inganno; così anche allora essa fu aggirata con vari stratagemmi: gli aristocratici utilizzavano liberti e schiavi di fiducia cui affidavano i loro affari commerciali, così guadagnavano e salvavano le apparenze.
Roma utilizzava per il traffico commerciale e per gli spostamenti sia le strade che il mare.

Antica via prenestina
Ingrandisce foto Tratto dell'antica via Prenestina

La rete stradale si snodava per ben 100 mila km; tutte le vie erano lastricate ed andavano nelle varie parti d'Italia, in Spagna, in Britannia, in Asia Minore, in Marocco, in Egitto. Costruire le strade costava a Roma pochissimo e ciò perché impiegava per la loro realizzazione i soldati: facendo due conti ogni chilometro veniva realizzato con una spesa all'incirca di 6 mila sesterzi (quasi 9 mila euro).

I consoli o i censori stabilivano dove e quando costruire una strada. Si scavava un "letto"della profondità di ca. 1,50 m.; lo statumen era realizzato con pietre e ciottoli posti sulla sabbia adagiata sul fondo del letto. Sullo statumen era poi collocato il rudus, costituito da pietrisco e malta. Seguiva il nucleus: cioè della ghiaia compattata con dell'argilla per il drenaggio delle acque piovane. Completava la strada il pavimentum: grosse pietre squadrate strettamente accostate. L'ampiezza della via era tale da permettere il passaggio di due carri accostati. Ai margini della strada invece venivano scavati dei canali in cui era convogliato lo scolo delle acque piovane; spesso erano realizzati anche dei marciapiedi per favorire i pedoni. In genere le strade erano rettilinee e seguivano o l'andamento di un fiume o quello di un monte. Il motivo di tale linearità è da ricercarsi nel fatto che scavare un tunnel sotto una montagna o realizzare un ponte erano molto dispendiosi per cui era meglio cercare di evitarli e questo perché si spendeva meno, si spostavano con più celerità i soldati e si provvedeva con uguale velocità ad ottimizzare il traffico commerciale.

Via Appia antica
Ingrandisce foto Via Appia

Tuttavia se non si poteva fare a meno allora si scavavano gallerie come quella del Furlo, oppure si tagliava il fianco delle montagne come in Valle d'Aosta o a Terracina. Per quanto riguarda i ponti Roma ne costruì più di 2000; alcuni sono ancora oggi talmente perfetti da lasciare senza parole come quello di Alcantara in Spagna, quello di Cordoba sempre in Spagna, quello di Traiano sul Danubio. La realizzazione delle arcate era preceduta da quella di un recinto di legno cosparso di pece per impermeabilizzarlo; ciò doveva fornire la base del costruendo pilastro.

Delle pompe provvedevano a svuotare l'acqua del fiume all'interno del recinto dopo di che si iniziava la costruzione del pilastro in muratura. I vari pilastri erano poi uniti da arcate realizzate sfruttando come forma le centine; quindi sulle arcate si ponevano i conci (blocchi di pietra squadrati) o i mattoni.
La prima strada consolare ad essere realizzata fu la via Appia, fatta nel 312 a.C. per decisione del censore Appio Claudio Cieco. Essa partiva da Roma e raggiungeva Capua. Ad essa seguirono la Flaminia (Roma-Rimini), l'Emilia, la Postumia (Genova-Aquileia), un tratto iniziale dell'Aurelia. Poi con la sottomissione di terre e popoli lontani Roma costruì la Domizia (nella Gallia meridionale, odierna Savoia), l'Egnazia nei Balcani. Sotto Augusto tutto il complesso stradale fu migliorato e potenziato per fare fronte alle necessità di spostare gli eserciti e di fare affluire a Roma tutti i prodotti non che le ricchezze che le province inviavano.

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