I Romani a tavola

Non è assolutamente vero, come Petronio, Orazio, Giovenale, Marziale affermano nelle loro opere che i Romani ebbero sempre il culto del banchetto. Nella Roma arcaica infatti e in quella repubblicana si mangiava in modo molto frugale e semplice. Quando poi Roma costituì il suo vastissimo impero, malgrado che nell'Urbe arrivasse ogni ben di Dio dalle province, solo i ricchi erano in grado di offrire ai propri amici banchetti in cui venivano servite le complicate pietanze realizzate con le ricette di Apicio. Tuttavia tali simposi non erano frequenti poiché anche persone facoltose come Plinio e Seneca preferivano consumare pranzi semplici e frugali.


Ingrandisce foto Scena di un banchetto

In genere i pasti quotidiani erano tre: lo jentaculum (prima colazione del mattino), il prandium (seconda colazione di mezzogiorno) e la cena (pranzo serale che era il pasto fondamentale della giornata). Generalmente i Romani si svegliavano all'alba ma facevano colazione solo all'ora terza corrispondente alle ore nove antimeridiane.

Lo jentaculum consisteva in uova, latte e formaggio. Anche la merenda, che i ragazzi portavano a scuola, veniva detta jentaculum. In piedi all'ora sesta (le dodici antimeridiane) consumavano il prandium (uno spuntino) in genere costituito dagli avanzi della cena. All'ora nona (le tredfici) si cenava; tuttavia tale orario era un poì posticipato in estate. I poveri a cena mangiavano il puls (base di polenta) di farro (farratum), di miglio (titilla) o di semola (alica). Tale polenta era piuttosto morbida e si consumava insieme alle uova, al formaggio, interiora di animali o miele (puls punica).


Ingrandisce foto Scena di un banchetto

In seguito, precisamente a partire dal II sec. a.C. fu utilizzato anche il pane: di miglio, di orzo, di spelta o altri cereali. Esistevano tre tipi di pane: il panis candidus (pane candido) realizzato con farina senza crusca e finissima; il panis secundarius (meno pregiato) bianco ma non finissimo; il panis plebeius o rusticus (pane plebeo o rustico) ottenuto utilizzando farina integrale.

In genere i ricchi, sedendosi a tavola per la cena, osservavano tre distinti momenti. L'antipasto (gustus) costituito da uova, olive verdi e nere, ortaggi crudi e cotti, crostacei era innaffiato dal mulsum (vino leggero e miele). La cena vera e propria consisteva in carne, pollame, selvaggina, pesce accompagnati dal merum (vino puro e caldo. Il dessert ( secundae mensae) era costituito da dolci vari quali focacce al miele (placentae) e frutti diversi. In genere prima del dessert si beveva alla salute dei Lari, protettori della casa. Terminato il banchetto aveva inizio la comissatio: un'infinità di brindisi su proposta del rex convivii o arbiter bibendi. Quest'ultimo, scelto tra i convitati, era il re del banchetto o arbitro delle bevute.

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