"Le temple de Vesta ou de la Sibylle" di Antonio Chichi

a cura di Roberto Borgia

Fra i luoghi-simbolo dell'Italia del diciottesimo secolo nella cultura francese ritroviamo la nostra città di Tivoli, con due luoghi che hanno sempre affascinato l'immaginario dei pittori d'oltralpe: il fiume Aniene, che si precipita in una serie di cascate ed l'acropoli che si trova sull'orlo del dirupo, dove si trovano i resti dei due templi uno quadrato ed uno rotondo, quest'ultimo conosciuto come il tempio della Sibilla o, in maniera ormai errata, di Vesta. Tivoli è stata così al centro di una mostra aperta a Parigi, al Museo Cognacq-Jay dal 18 novembre 2010 fino al 20 febbraio 2011 dal titolo "Tivoli. Variazioni su un paesaggio nel XVIII secolo" che ha offerto una riflessione originale sul paesaggio che cambia tra il 1720-1830. In questa scheda vogliamo presentare un antico ed originale souvenir che vi era esposto, presentato come "Le temple de Vesta ou de la Sibylle à Tivoli", in sughero, legno, terracotta e carta, cm. 74 x 54x 51, attribuito ad Antonio Chichi (Roma, 1743-1846), conservato nel Musée des Antiquités di Saint-Germain-en-Laye, comune francese situato su di un altopiano che domina la Senna e Parigi, famoso per vari trattati di pace qui siglati dal XVI secolo e per il castello che fu una delle residenze principali dei re di Francia e che ospita appunto il Museo.


Ingrandisce foto "Le temple de Vesta ou de la Sibylle"

Antonio, figlio di Carlo Chichi e di Barbara Cassani, nacque a Roma il 7 gennaio del 1743. Abitò tutta la vita nella piazza dopo il vicolo della Lupa, nel rione Campo Marzio, come risulta dagli Stati d'anime della parrocchia di S. Nicola dei Prefetti, da cui risulta architetto, che la famiglia era povera (non comparendo mai la figura di un servitore) e che morì celibe. Finora lo conosciamo soltanto dalla firma che egli appose ai modellini in scala estremamente esatta, in sughero spesso dipinto, di costruzioni classiche di Roma e dintorni che vendeva ad amatori specialmente tedeschi. La sua firma appare sotto diverse forme: "Chichi", "Antonio Chichi", "Chichi architetto", "Chichi F [ecit]". La più estesa e completa si trova su una piccola tavoletta applicata allo zoccolo del modello del Pantheon nel Museo di Kassel in Germania (museo famoso per il cosiddetto Apollo Kassel, presente in tutti i testi di storia dell'arte, che fra l'altro proviene da Sabaudia, trafugato poi da Napoleone ed infine finito in Germania!): "Antonio Chichi, Architetto, Roma 1782".
Chichi eseguiva i suoi modelli in sughero da solo, senza aiuti; essendo architetto era in grado di eseguire le misurazioni direttamente dagli edifici e di fare i calcoli per la riduzione in scala dei suoi modelli (questo è in scala 1/30).

Originariamente le misure in palmi romani venivano riportate sullo zoccolo di ogni modello e in alcuni casi sono conservate e leggibili. Sia le misure sia i numerosi dettagli dei modelli indicano che il Chichi fu fortemente influenzato dalle opere di G. B. Piranesi, nella cui bottega lavorò forse per un periodo come scolaro o come aiuto. Queste riproduzioni in sughero di edifici venivano usate non solo a fini scientifici ma soprattutto per l'arredo dei presepi e come detto, come souvenir. Utili anche per ricostruire, in terza dimensione, lo stato di costruzioni antiche che non esistono più o hanno subito forti mutamenti; gli esperimenti di ricostruzione autorizzano a considerare il Chichi come un vero e proprio architetto il quale aveva familiarità con i mezzi di studio e di ricerca disponibili ai suoi tempi.
Il Chichi ci ha lasciato la serie completa dei modelli degli edifici antichi, nominati secondo la dicitura del suo tempo: il tempio della Fortuna Virile al Foro Boario; il tempio di Antonino Pio e di Faustina; portico d'Ottavia; Adrianeo; resti del tempio di Minerva al Foro di Nerva; tempio di Castore e Polluce; tempio di Vespasiano; tempio di Saturno; tempio di Marte Ultore; basilica di Costantino; tempio di Venere e Roma; Pantheon; tempio rotondo al Foro Boario; tempio rotondo di Tivoli, quello riprodotto; cosiddetto tempio di Minerva Medica; cosiddetto tempio della Tosse presso Tivoli; cosiddette grotte di Egeria nella valle della Caffarella; Colosseo; teatro di Marcello; tomba dei Plauzi presso Tivoli; tomba di Cecilia Metella; tomba sulla via Appia (cosiddetto tempio della Salute); tomba a Porta Capena (cosiddetto tempio del Dio Redicolo); cosiddetta tomba degli Orazi e Curiazi presso Albano; piramide Cestia; arco di Costantino; arco di Settimio Severo; cosiddetto arco di Druso alla Porta Appia; arco di Tito; cosiddetto arco di Giano quadrifronte; arco degli Argentari; cosiddetta Porta Maggiore; cosiddetti Trofei di Mario; ponte Salario; sbocco dell'emissario del lago d'Albano presso Castel Gandolfo; cosiddetta villa di Mecenate presso Tivoli (quello che adesso conosciamo come tempio di Ercole Vincitore). Il modello riprodotto è stato restaurato da Valérie Baudon per questa mostra, mentre la prima colonna, quella vicino alla porta della cella del tempio già era sparita anticamente.

(aprile 2011)

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