Anonimo: "Sibilla Tiburtina" di Casa Romei a Ferrara (seconda parte)

a cura di Roberto Borgia

La salda presenza di Giovanni Romei (1402-1483) a Ferrara e le testimonianze della sua ascesa sociale sono confermate dai molti avvenimenti di rilevo che vedono protagonista Casa Romei: dal passaggio del cardinale Colonna in viaggio verso Mantova al seguito del papa Pio II nel 1459, all'incontro letterario che Basinio da Parma (1425-1457) nel 1450 immagina tra il marchese Leonello e le Muse "Versus Basini parmensis in salutationem marchionis estensis Leonelli per musas in aedibus Iohannis Romei". Il primo nucleo della casa Romei fu realizzato in almeno due momenti successivi, tra loro abbastanza ravvicinati e voluti dallo stesso committente, per adeguare la sua dimora al suo prestigio sempre in ascesa. A questo primo nucleo Giovanni Romei aggiunse, dieci o più anni dopo, il cortile minore e il corpo di fabbrica intermedio fra i due cortili nel quale si trovano tra l'altro la Sala delle Sibille e quella dei Profeti.
La motivazione del raddoppio di una già grande e signorile dimora è da ricercare con ogni probabilità nel matrimonio con la giovane estense Polissena che corona la sua scalata alla corte ducale; gli interventi testimoniati in quest'occasione sono pertanto di entità ragguardevole e non si limitano a decorazioni o piccole aggiunte, ma completano l'assetto del complesso con numerose altre sale dipinte con diversi e simbolici significati: oltre a quella già citata delle Sibille e dei Profeti nella quale possiamo ravvisare la celebrazione delle virtù del matrimonio e della donna che va in sposa a Giovanni, ricordiamo la scomparsa sala d'Ercole, identificata in quella soprastante le Sibille, il cosiddetto "studiolo", e quelle del corpo sud del secondo cortile; in queste ultime possiamo prefigurare una saletta delle Arti Liberali ed uno Studiolo che propongono una più completa lettura del committente: mercante, non di antica nobiltà, ricco e ambizioso, ma evidentemente anche colto e partecipe dei fermenti umanistici della cultura estense.


Ingrandisce foto Sibilla Tiburtina - Casa Romei

Certamente la sala delle Sibille di Casa Romei è uno dei pochi esempi rimastici di una tipologia decorativa che era in auge intorno alla metà del Quattrocento e che aveva il precedente nella delizia di Belriguardo (una delle prestigiose residenze degli Este, situata nell'attuale comune di Voghiera a circa 15 Km. da Ferrara; vi soggiornarono Lucrezia Borgia e Torquato Tasso), dove le profetesse dell'incarnazione di Cristo erano state effigiate da protagoniste con i loro oracoli, su uno sfondo di verzura.
La prima stanza della Sibille di cui abbiamo notizia si trovava però nel Palazzo di Monte Giordano, attuale Palazzo Taverna, a Roma; fu eseguita prima del 1434 per il cardinale Giordano Orsini (morto nel 1438) e costituisce un punto nodale nella storia dell'iconografia del tema. Il ciclo è andato perduto, ma è stato descritto più volte.

Sappiamo così che nella "Camera Paramenti" erano dipinte dodici Sibille (forse accompagnate da figure di Profeti). Le prime dieci, introdotte da una breve presentazione, erano quelle che costituivano il canone classico delle Sibille; corrispondono cioè alle profetesse che Lattanzio, sulla scorta di Varrone, elenca in ordine cronologico: Persica, Libica, Delfica, Cimmeria, Eritrea, Samia, Cumana, Ellespontica, Frigia, Tiburtina. A queste si aggiungevano due nuove Sibille: Europa ed Agrippa (per le quali mancava ogni tipo di presentazione). Le nuove profetesse verranno a formare, insieme alle dieci classiche, un nuovo, fortunato canone. Nuovo era anche il modo di raffigurarle, su dei troni, in un dato ordine, ciascuna col proprio nome e oracolo, con un'età determinata, alcune con dei tratti del vestiario e un atteggiamento particolari, talune con degli attributi. La nuova iconografia avrà una grandissima fortuna e, dopo un primo periodo di rodaggio, diventerà, appunto, canonica.

Al nuovo modo di rappresentare le Sibille si conformerà un gran numero di opere, fedeli per lo più al modello del palazzo romano nel riprendere il numero e i nomi delle Sibille, i loro oracoli, e nel distribuire questi ultimi tra le profetesse. Il ciclo eseguito per il cardinale Orsini contribuì, in ogni caso, a dare la sua forma canonica alla nuova iconografia delle Sibille, divenendo esemplare. Da notare un primo riferimento al cardinale di Ferrara Ippolito II d'Este, il costruttore della villa di Tivoli, che ebbe una delle proprie residenze proprio a Monte Giordano, dove morì, dopo breve malattia, il 2 dicembre 1572. L'ispirazione per il ciclo è da ricercare, proveniente dal canone di Lattanzio, dalle tre descrizioni delle profetesse contenute nei manoscritti di Ferrara (Biblioteca Comunale Ariostea, ms. Antonelli 393; le dodici Sibille sono elencate nell'ordine canonico, con le loro profezie, seguite da alcune prescrizioni su come raffigurarle), di Edimburgo (University Library, ms. 120; le Sibille sono elencate in maniera disordinata, con nomi, indicazione precisa delle età, pochissime altre informazioni sulle loro fattezze e profezie) e di Padova (Biblioteca Universitaria, ms. 201; i nomi, le descrizioni e gli oracoli delle Sibille seguono l'ordine canonico tranne uno scambio finale tra Europa e Agrippa).

Le citate Sibille di Casa Romei sono appunto dodici, ciascuna col suo proprio vaticinio e con dei tratti personali, come voleva la nuova iconografia, ispirate probabilmente alle Sibille perdute dipinte intorno al 1447 da Nicolò Panizzato a Belriguardo, in un'anticamera dell'appartamento di Leonello d'Este, detto delle "camere verdi", soggetto che potrebbe essere stato suggerito a Leonello da Guarino da Verona, il quale era stato tra gli umanisti in contatto con il cardinale Orsini. Ritornando alla stanza delle Sibille, essa è stata oggetto negli anni 1993-1997 di un esemplare restauro curato dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici e presentiamo allora proprio l'immagine della Sibilla Tiburtina prima del restauro.
(settembre 2012)

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