"Sepolcro della famiglia Plauzia" di Abrham-Louis-Rodolphe Ducros

a cura di Roberto Borgia

Villa Mondragone è la più grande tra le ville Tuscolane ed una delle più belle. Dal 1981 appartiene all'Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Gli ampi saloni e gli splendidi giardini sono stati testimoni di eventi storici di grande rilevanza. Ha ospitato pontefici, famiglie gentilizie ed illustri personaggi. In parte ristrutturata è oggi sede di convegni nazionali e internazionali e di importanti eventi culturali. In occasione della mostra "Roma e la Campagna romana nel Grand Tour" sono esposti circa 80 quadri e numerosissimi oggetti di utilizzo proprio del viaggiatore e della viaggiatrice sette/ottocenteschi. La mostra è stata curata dal prof. Francesco Negri Arnoldi, docente di Storia dell'Arte Moderna a Tor Vergata, e dall'avv. Renato Mammuccari, collezionista e appassionato del Grand Tour nell'area romana e suburbana. La mostra, aperta fino al 27 luglio 2008, presenta una carrellata notevole di quadri e stampe provenienti da artisti inglesi, francesi, tedeschi, spagnoli, svizzeri oltre che danesi, statunitensi, austriaci che visitarono gli affascinanti territori della Campagna romana e di Roma, capitale dello Stato papalino prima e italiano poi.


Ingrandisce foto "Sepolcro della famiglia Plauzia"

Il Grand Tour viene illustrato con 4 sezioni - il Viaggio, Roma, la Campagna, i Costumi - ed interessa una estensione temporale che va dalla fine del '700 all'inizio del Novecento, comprendendo anche gli oggetti del viaggiatore e della viaggiatrice (come dimenticare le figure importati delle coraggiose viaggiatrici del Grand Tour? Per fare qualche nome: George Sand, che tra l'altro soggiornò a Villa Mondragone e ne ambientò il romanzo epistolare "La Daniella"; Madame de Staël; Angelika Kauffmann; ecc) che in quegli anni si muovevano soprattutto dall'Europa continentale, per venire a visitare l'Italia e l'affascinantissima ed eterna Roma. E il viaggiatore viaggiava scevro da grandi lussi e ingombranti bagagli ma con un corredo - esposto in mostra - di oggetti assolutamente pratici e 'tascabili': dal pesamonete, a bilance e orologi, sestanti e altimetri, binocoli e telescopi, barometri e termometri, i più vari.

L'equipaggiamento non era completo senza lo scrittoio, dal più semplice, consistente in una tavoletta su cui appoggiarsi, al più elaborato, che si ribaltava su se stesso costituendo un vero e proprio piano di scrittura, con cassettini per la carta e scomparti per l'inchiostro e modesti quanto ingenui "segreti" per conservare la corrispondenza più preziosa e documenti riservati. E la farmacia da viaggio, e lo stiracravatte. Non doveva poi mancare ovviamente un album da disegno. Per la città di Tivoli segnalo un acquarello del pittore svizzero Abrham-Louis-Rodolphe Ducros (1748-1810) dedicato al "Sepolcro della famiglia Plauzia", in collaborazione con G. B. Volpato, cm. 46x65,5 e risalente al 1780, che ci può far riflettere, se pure ce ne fosse bisogno, sull'attuale scempio in quella zona. Il pittore svizzero Abrham-Louis-Rodolphe Ducros nacque a Moudon il 21 luglio 1748 e morì a Losanna nel 1810. Frequentò il Collegio a Yverdon, poi l'accademia privata di disegno a Ginevra di Nicolas Henri Joseph de Fassin (1728-1811) dal 1769 al 1771. Notevole risulta l'influenza del suo maestro, che inserì anche il paesaggio di Tivoli nelle sue opere. Ducros fece poi un viaggio nelle Fiandre, partì in seguito per Roma nel 1776. Nel 1778 trova lavoro come un specialista in panorami topografici con Nicolaas Ten Hove, un antiquario olandese che si imbarca per un viaggio attraverso Italia meridionale, Sicilia e Malta, insieme ai gentiluomini olandesi Willem Carel Dierkens, Willem Hendrik van Nieuwerkerke e Nathaniel Thornbury. I disordini del 1779 a Napoli lo spinsero ad abbandonare questa città.

Dopo questi viaggi e la fama acquisita come acquerellista, abitò principalmente a Roma, dove beneficiò dell'alta stima del papa Pio VI. Ducros comprese che la sua unica speranza di un lavoro rimunerativo era quello di vendere souvenirs pittoreschi ai visitatori stranieri. Dopo aver aperto infatti il laboratorio a Roma proprio nel 1779 si specializzò ancora di più nel paesaggio all'acquerello mettendosi anche in affari proprio con l'incisore Giovanni Volpato (1732-1803) per produrre e diffondere delle vedute pittoresche di Roma e dei suoi dintorni incise all'acquaforte e colorate a mano. Nella Mostra anche un acquarello di Franz Kaisermann (1765-1833), Le cascatelle a Tivoli, del 1806. Per l'amico Tito Capitani e gli altri amici di Subiaco ho segnalato un olio di G. I. Flachéron (1806-1873), dal titolo Madonna del Salvatore a Subiaco del 1852.

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