"Altra Veduta del tempio della Sibilla a Tivoli", incisione di Giovanni Battista Piranesi

a cura di Roberto Borgia

Dopo aver presentato su queste pagine il disegno a sanguigna preparatorio, ecco ora l'incisione "Altra Veduta del tempio della Sibilla a Tivoli", 62 x 44 cm., edita in più riprese. Le tre incisioni dedicate ai templi dell'acropoli di Tivoli fanno parte della raccolta Vedute di Roma disegnate ed incise da Giambattista Piranesi architetto veneziano, datate tra il 1748 e il 1778. Si tratta di centotrentacinque incisioni, che saranno riunite in una raccolta dopo la morte dell'artista. Commercializzate a foglio singolo o in fascicoli frammentari, le stampe conobbero un successo straordinario in tutta l'Europa.
Le tre vedute dei templi tiburtini furono eseguite nel 1761. Le eccezionali dimensioni delle stampe delle Vedute di Roma furono in parte causa del loro successo: infatti, non erano consuete stampe di tale formato. Le tre incisioni utilizzano un'inquadratura stretta, come spesso in Piranesi, ma la monumentalità del disegno non è mai un pretesto per disperdere l'attenzione dai dettagli, tutto il contrario. La preparazione delle incisioni è passata senza dubbio da una tappa d'osservazione rigorosa del sito. L'incisione che presentiamo è senza dubbio la più perfetta: composta in altezza per definire il più fedelmente possibile il motivo, rende evidente l'aspetto in rovina del rudere, come se tagliasse chirurgicamente in senso verticale, destra, sinistra e orizzontale le costruzioni esterne e interne.
L'incisore ha rettificato la prospettiva per presentare una vista rigorosamente frontale, senza deformazioni.


Ingrandisce foto Altra veduta del tempio
della Sibilla a Tivoli

Le tre stampe, come sempre o quasi sempre in Piranesi, hanno in comune il fatto di essere animate da personaggi filiformi che sembrano più piccoli di come converrebbe rispetto alle dimensioni dei monumenti rappresentati, che invece sono di una precisione architettonica estremamente fedele. In particolare nell'incisione rappresentata tutto ciò contribuisce a conferire ai livelli delle sostruzioni l'aspetto di gallerie infernali, dove si agitano dei dannati affamati. Il fatto che il tempio circolare sia costruito su sostruzioni, in pratica su un ripiano artificiale, in un punto tanto pericoloso perché a picco sulla vecchia cascata, è giustificabile solo dal fatto che il luogo doveva avere una grandissima importanza per gli antichi.

Niente di più probabile che precedentemente fosse caduta giù una parte di acropoli sopra la quale c'era un tempio più antico, della Sibilla (?); infatti, è da riconsiderare la testimonianza di Varrone, riportata da Lattanzio, Divinae Institutiones, I, 6 che così recita, a proposito della Sibilla Tiburtina: "decimam Tiburtem, nomine Albuneam, quae Tiburi colitur ut dea, iuxta ripas amnis Anienis, cuius in gurgite simulacrum eius inventum esse dicitur, tenens in manu librum: cuius sortes Senatus in Capitolium transtulerit. ".
Dobbiamo considerare perciò che, a seguito dello smottamento di una parte dell'acropoli, sia precipitato il vecchio tempio dedicato alla Sibilla Albunea (?) (dall'acqua "bianca" della cascata spumeggiante o addirittura da una radice preindoeuropea alb, cioè altura) e che ritrovatosi miracolosamente nelle acque il simulacro della stessa con i libri sibillini, gli antichi Tiburtini decidessero di costruirne uno più bello, ma nello stesso luogo, riportato a nuova vita, tramite poderose sostruzioni, che ancora oggi sono visibili.

Le sostruzioni, visibili nell'acquaforte, furono murate nel 1847, lasciando solo finestrelle di aereazione. C'era il rischio, che i proprietari, scavando sotto il tempio, in cerca di tesori, facessero crollare parte dell'acropoli stessa, perciò furono anche consolidate le strutture, le cui volte presentavano pericolose lesioni. Il tempio rotondo era già da due secoli in stato d'abbandono, Così si lamentava Pirro Ligorio nel 1579 alla visione del tempio rotondo e rettangolare sull'acropoli: «Questi due tempii furono consacrati nella nostra christiana religione, ma quantunque siano stati da quei venerandi huomini della primitiva chiesa consacrati e ridutti ad honor di Iddio, non di meno sono stati loro tolte le divotioni et gli honori di nostri santi, e l'uno è ridotto a mandra di porci, l'altro albergo di galline».

In seguito il tempio rettangolare fu di nuovo consacrato a chiesa e così era ancora all'epoca del Piranesi e come edificio sacro rimase per ancora poco più di un secolo. L'isolamento dei templi è infatti posteriore al 1880, con l'approvazione del Ministero dell'Istruzione Pubblica, per volontà e munificenza di Francesco Bulgarini. Venne abbattuta la casa del parroco, costruita tra i due monumenti, abbattuto il campanile della chiesa e il tempio rettangolare fu liberato dalle sovrastrutture che lo avevano trasformato in Chiesa. Rimasero solo le strutture originali del podio, le pareti laterali e quella posteriore.

(ottobre 2022)

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