"Modern Italy. The Pifferari" di Joseph Mallord William Turner (seconda parte)

a cura di Roberto Borgia

Chiaramente dai dipinti famosi, per poter renderli accessibili ad un pubblico più vasto, si traevano delle stampe, nelle quali spesso non si eseguivano semplici copie del dipinto originale, in bianco nero od anche acquarellato a colori oppure ripassato con colori a matita, ma dove spesso il valore e l'immaginazione dell'incisore contribuivano ad inserire nuovi elementi ed interpretazioni rimarchevoli rispetto all'originale; tanto è vero che sotto la stampa veniva riportato non solo il nome dell'artista che aveva dipinto l'originale, ma anche (qualche volta soltanto) anche il nome dell'incisore. Questa bella litografia è stata stampata nel 1861, proviene da una collezione privata e certamente la condizione è eccellente. Immagine ideale per il pubblico anglosassone di una moderna città dell'Italia (da cui il titolo) nel quale convivono antico e moderno. Si tratta naturalmente dell'incisione rappresentante il pezzo forte del Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow cioè "Modern Italy. The Pifferari", olio su tela, di Joseph Mallord William Turner (1775-1851).
Il centro della composizione è rappresentato dal fiume Aniene in un paesaggio ormai scomparso con la costruzione dei cunicoli gregoriani. A questo paesaggio il nostro Vincenzo Pacifici dedicò alcune righe estremamente commoventi, pur se non testimone perchè antecedente alla sua nascita, ma che aveva sentito descrivere dai tiburtini anziani. Il Pacifici (1935) parla di questo paesaggio prima delle rovine a proposito di un dipinto di van Wittel che dedicò alcune opere alla visione dell'Aniene prima della grande cascata:


Ingrandisce foto "Modern Italy. Litografia"

"Due rioni, completamente scomparsi dopo la rotta del 1826, vi appaiono in una vita fremente di particolari, tutti quei diligenti motivi di vita ingenua e quasi fanciullesca che tanto piacquero agli artisti di Fiandra: donne che lavano, attingono l'acqua,....si scorge la vecchia porta fortificata di S. Angelo, munita di torri e merlature, la piccola chiesa di S. Egidio il cui rettore laico aveva in custodia la porta, il ponticello della Stipa, il quartiere di Cornuta con le sue case e le sue strade che vanno al fiume, l'icona di S. Giacinto con una stradetta in pendio, dove scendono le femmine con la conca o, con il loro carico, le lavatrici......Nel fondo il ponte ...e di là il tempio della Sibilla con il campaniletto della sua chiesa. Dall' altra sponda tutto un quartiere sparito...Non c'è più nulla di tutto questo. Tutto cadde nel fiume e oggi sul posto s'eleva la spaziosa Piazza Rivarola"

Abbiamo detto antico e moderno, è indubbio però che l'antico prevale, ma la vitalità delle figure controbilancia però l'aspetto passato, introdotto in basso dal capitello corinzio in primo piano. Accenniamo soltanto a pochi altri elementi per non togliere spazio alla riproduzione della stampa stessa sulla quale ritorneremo; in alto a sinistra il Convento dei Cappuccini, attuale Chiesa di S. Maria della Fiducia; poco più in basso la Rocca Pia con ancora gli archi degli acquedotti romani; ancora più in basso a destra il Palazzo della Villa estense con a fianco il Palazzo della Missione (l'ex Discoli). Particolare rilievo l'artista ha voluto dare a tutti gli elementi architettonici della nostra città, tanto è vero che propone una visione "irreale" nella quale sono visibile con un solo colpo d'occhio il Tempio di Vesta ed il Santuario d'Ercole vincitore, la Rocca Pia e la Campagna Romana con il fiume Aniene che si snoda maestoso tra qualche rudere di acquedotto. Infine una menzione speciale per William Miller, uno dei principali incisori delle opere di J. M. W. Turner, che ci sembra qui particolarmente ispirato. L'occasione è naturalmente propizia per informare della Mostra "Turner e l'Italia", nel Palazzo dei Diamanti a Ferrara dal 16 novembre 2008 al 22 febbraio 2009, la prima mostra che indaga in maniera sistematica sul rapporto che legò il grande pittore romantico al nostro paese, ripercorrendo tutta la sua carriera, dagli esordi alla tarda attività. Vi sono le emozionanti testimonianze del primo contatto con l'Italia: pittoresche vallate alpine o sublimi scenari montuosi ritratti lungo il cammino che, nel 1802, lo portò in Valle d'Aosta. Un capitolo fondamentale è dedicato al viaggio in Italia del 1819-1820 - a Venezia, a Roma, a Napoli - mentre con il soggiorno romano del 1828-1829 l'arte di Turner raggiunge l'apogeo. Nei grandiosi dipinti degli anni Trenta, che rievocano il fascino dell'Italia antica e moderna, i tratti pittorici diventano quasi astratti e il paesaggio e la luce sembrano fondersi insieme.(2-continua)

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