"Villa d'Este a Tivoli" di Ernst Ferdinand Oehme

a cura di Roberto Borgia

L'Italia è stata protagonista, con Tivoli in primo piano, nella Mostra "Il paesaggio italiano del romanticismo" che si è svolta a Dresda, dall'11 maggio e fino al 21 agosto 2016 nello Staatliche Kunstsammlungen, in collaborazione con la fondazione "Fürst-Pückler-Park Bad Muskau". Al centro di questa mostra speciale sono stati Tivoli e la campagna romana, Capri e il golfo di Napoli, maestose sagome di alte montagne, scintillanti distese di mare, un'architettura antica e dignitosa e flora mediterranea: "il bel paese", come lo videro scrittori e artisti.
Alla fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX, i viaggiatori del Grand Tour concentrano sempre di più la loro attenzione sulla percezione della natura. Il loro incontro con climi meridionali offre una spinta notevole per lo sviluppo artistico e la rigenerazione dell'animo. Quindi il paesaggio italiano, già portato in auge nel XVI secolo con il giardino rinascimentale della Villa d'Este a Tivoli, diventa un nuovo ideale per giardini paesaggistici che si diffondono più o meno contemporaneamente dall'Inghilterra su tutto il continente europeo.
Uno dei più importanti protagonisti di questo movimento in Germania era il principe Hermann von Pückler-Muskau, (1785-1871), anch'egli scrittore, in questo caso di libri di viaggio, molto stimato, grazie al suo spirito di osservazione ed al suo stile lucido, animato e spiritoso e artista specializzato in architettura di paesaggio, considerato uno dei migliori in campo europeo, il cui parco e castello di Bad Muskau sono il luogo ideale per la mostra. Il suo parco paesaggistico, che fu iniziato nel 1815, è oggi uno dei più belli in Europa ed è inserito nel patrimonio dell'UNESCO dal 2004. Infatti, il parco stesso è stato originariamente concepito come una sorta di museo: "Un parco deve essere come una galleria d'arte - scrisse il principe Hermann - ogni pochi passi si dovrebbe vedere una nuova immagine".


Ingrandisce foto "Villa d'Este a Tivoli"

La mostra ha fatto ammirare più di venti capolavori, paesaggi pieni di luce da pittori come Jakob Philipp Hackert, Ludwig Richter, Ernst Ferdinand Oehme, Carl Rottmann e Carl Blechen. Tutti questi dipinti riflettono la poesia della natura, i ricchi colori e le forme si trovano nel sud. La maggior parte di loro sono di solito ospitati nella Dresda Albertinum e sono tra i punti salienti della Galerie Neue Meister; grazie al restauro, numerosi dipinti hanno avuto rivitalizzato il loro splendore originale. Scritti scelti di autori contemporanei che hanno viaggiato in giro per l'Italia - Johann Wolfgang von Goethe, Johann Gottfried Seume, Madame de Staël e Wilhelm Waiblinger - consentono al paesaggio italiano di vivere in una combinazione di generi. Il più importante punto di partenza per questa terra di nostalgia rimane il "Viaggio in Italia" di Goethe che fu pubblicato a puntate nel 1816, e così proprio quest'anno ricorre il duecentesimo anniversario della sua pubblicazione. Iniziò da allora l'innamoramento tedesco per la "terra dove fioriscono i limoni" (Goethe), un fascino che - con poche eccezioni e diverse interruzioni - è sentito ancora oggi.

Il pezzo forte della Mostra è il dipinto ad olio (riprodotto anche sulla copertina del catalogo) di Ernst Ferdinand Oehme (1797-1855) dal titolo "Villa d'Este a Tivoli", cm. 57 x 85,5, pittore romantico ed illustratore specializzato in paesaggi sotto la luna con elementi architettonici, nato e morto appunto a Dresda.
Oehme iniziò a dipingere da autodidatta, ed entrò poi nel 1819 nell'Accademia di Belle Arti di Dresda. Divenne allievo del pittore norvegese, Johan Christian Clausen Dahl, che si era stabilito a Dresda, dopo gli studi a Copenaghen. Egli lo presentò a Caspar David Friedrich, considerato l'artista più importante e influente della pittura romantica tedesca del XIX secolo e insieme viaggiano nella Svizzera Sassone, cercando motivazioni ed ispirazioni romantiche. Johann August Heinrich, allievo di Caspar David Friedrich, si unisce a loro. L'accademia nota con favore la sua tavola di "Cattedrale in inverno" nel 1821, scena molto schematica, con un villaggio nella neve, con una cattedrale gotica, il cui altare sullo sfondo è illuminato, pieno di romanticismo. Si ispira ancora a Friedrichin in altri dipinti simili, ma si allontana nel 1830 al suo ritorno dall'Italia, dove aveva vissuto per diversi anni, e quindi diventa pittore più paesaggistico, più realistico e meno inclini al simbolismo. Anche suo figlio Edwin Ernst Oehme divenne pittore.

Naturalmente il dipinto in mostra vuole comprendere tutta la nostra città, perché se in primo piano c'è la parte del palazzo di Villa d'Este - quella in fondo al vialone verso Roma, progettata come una veranda da pranzo - immediatamente sotto c'è un'architettura di fantasia. All'altezza della fontanina rotonda si vede un tratto delle mura cittadine, mentre sulla destra il fiume Aniene con in fondo la mole rotonda del sepolcro dei Plauzi. Uno scorcio di Tivoli si vede ancora all'estremità destra mentre il ponte sottostante non essendo possibile che sia quello di S. Rocco, visto che il dipinto è del 1833, vuole ricordare con molta fantasia quello dell'Acquoria con l'Aniene che si scorre sotto spumeggiante. Un asino con sopra una donna, scortata da un giovane, attraversano quello che potrebbe essere il Ponte Lupo, mentre nell'estremità sinistra si staglia la sagoma del monte della Croce, con in basso case con giardini ed orti interni e ancora figurine. L'albero in primo piano reca però un notevole disturbo per ricostruire, anche con molta fantasia, la visione dell'artista.

(ottobre 2016)

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