"L'intérieur de la Villa de Mécène à Tivoli" di A.L.R. Ducros

a cura di Roberto Borgia

Nelle Mostra "Le bellezze di Tivoli nelle immagini e negli scritti del Grand Tour, che rimarrà aperta nel Museo della città di Tivoli in Piazza Campitelli fino al 31 ottobre 2017, sono presenti, per gentile concessione della Galleria 90 di Tivoli, un'acquaforte di Wilhelm Friedrich Gmelin (1760-1820), Halle im obern Stocke der Villa des Maecenas zu Tivoli (Salone nei piani superiori della Villa di Mecenate a Tivoli), firmato in basso "Nach der Natur gezeichnet und gestochen v. W. F. Gmelin in Rom. 1796" (Disegnata dal vero e incisa da W. F. Gmelin a Roma, 1796); un disegno litografato dall'autore Jean-Baptiste Isabey (1767-1855), Un intérieur du palais de Mécène, datato a sinistra "Avril 1822", dal volume"Voyage en Italie" e un'acquaforte di Luigi Rossini (1790-1857), Interno d'un Antrone (sic!), .. nella Villa di Mecenate in Tivoli, firmata a sinistra "Rossini dis(egnò) e inc(ise) " e datata a destra "Roma, 1824", con le figure attribuite a Bartolomeo Pinelli (1781-1835).
Tutte e tre le opere raffigurano una gran massa d'acqua che scorre all'interno del Santuario di Ercole Vincitore, già creduto Villa di Mecenate o di Augusto. Questo particolare aspetto che unisce il pittoresco delle rovine con l'orrido e lo spaventoso causato dalla gran mole d'acqua proveniente naturalmente dal fiume Aniene ispirò moltissimi artisti del Gran Tour e vogliamo segnalare allora una bellissima opera del pittore svizzero Abrham-Louis-Rodolphe Ducros (1748-1810), L'intérieur de la Villa de Mécène à Tivoli, databile intorno al 1785, un acquerello rifinito a penna ed inchiostro di china, con resti di vernice su carta con filigrana D & C Blauw, cm. 53,8 x 74,4, Musée cantonal des Beaux-Arts, Lausanne.


Ingrandisce foto L'interno della Villa di Mecenate a Tivoli

Poco prima del 1786 Ducros eseguì per Sir Richard Colt Hoare, il suo protettore e che gli trasmetteva continuamente ordini per vedute, un grande acquerello della Villa di Mecenate che quello descrive come "souterrain view". Fedele al suo modo di operare, Ducros effettua una riduzione dell'opera originale, probabilmente per trarre una stampa da colorare. Nella lista delle vedute che vende nella sua bottega in via della Croce a Roma figura effettivamente una veduta di questo sito tiburtino, della quale non è stata ritrovata finora nessuna traccia.
Ducros aveva compreso che la sua unica speranza di un lavoro remunerativo era quello di vendere souvenirs pittoreschi ai visitatori stranieri e si era specializzato ancora di più nel paesaggio all'acquarello, mettendosi in affari con l'incisore Giovanni Volpato (1732-1803) per produrre e diffondere delle vedute pittoresche di Roma e dei suoi dintorni incise all'acquaforte e colorate a mano, incisioni così bene colorate che possono passare per acquerelli originali, particolare che gli assicura un notevole successo presso i turisti con limitate disponibilità economiche.

In questo acquerello Ducros compie uno dei primi tentativi nella pittura relativa a grotte o almeno luoghi bui, che diventerà una delle sue specialità, a partire dal 1793. L'abilità di Ducros, secondo Didier Prioul, conservatore capo del Museo del Quebec, che ha ospitato nel 1998-1999 l'esposizione "Abraham-Louis Ducros-Un peintre suisse in Italie" è di essere riuscito a stabilire una sintesi del gusto della sua epoca e di creare delle opere che gli corrispondono.
"Le sue immagini prendono forma secondo un fragile equilibrio che oscilla tra la geometria ed il sentimento". Il conservatore prosegue sottolineando che il motivo dell'acqua che scorre, dei fiumi e delle cascate, caratterizza quasi tutto il percorso del pittore. "I suoi contemporanei ammirano il grado di abilità al quale era giunto nella maniera di fare cadere le acque rendendo palpabile la leggera nebbia, umida e vaporosa, che le avvolgeva. Una grande parte delle sue composizioni è costruita secondo un ritmo doppio che associa gli elementi liquidi e solidi secondo rime molto contrastate: cascata e vegetazione folta, fiume e roccia a forte struttura geologica. "

Evitando di aggiungere guazzo, che avrebbe dato un colore più luminoso, Ducros riesce ad illuminare l'interno del complesso giocando esclusivamente sull'illuminazione proveniente dall'esterno e la luminosità interna del corso d'acqua e della cascata che attraversano le rovine. La grande prospettiva diagonale ed il contrasto di ombra e di luce donano a questo acquerello una profondità e un aspetto sublimi per l'epoca, annunciando già i capolavori di Turner. Si può notare qui anche la presenza di figure che, nell'acconciatura dei capelli e nell'abbigliamento, rivelano un aspetto antichizzante, fatto abbastanza inusuale per Ducros, che popola le sue vedute con personaggi abbigliati con vestiti della sua epoca. Sembrerebbe quasi una versione profana di "Susanna al bagno", oppure misteriosi personaggi che animano, a guisa di fantasmi, le rovine della creduta villa di Mecenate. Nessun elemento ci permette di risolvere la questione, rimangono allora queste figure come qualcosa di unico nell'opera del Ducros.

Resta da dire che le proporzioni tra il portico, dove viene fatta scorrere l'acqua, e le figure non sono per nulla rispondenti al vero : troppe piccole le figure rispetto all'architettura e per localizzare il sito all'interno del Santuario di Ercole Vincitore, già creduto villa di Mecenate, ci viene in soccorso l'amico Zaccaria Mari : "L'acqua che si vede in questa ed altre opere defluire all'interno del portico (cioè nel braccio più conservato e ancora oggi ben visibile situato fra il tempio e il baratro dell'Aniene), e che ha addirittura scavato sotto le fondazioni, proveniva in parte dalle derivazioni in uscita da Villa d'Este (acqua che nel 1882 fu riunita a monte in un apposito canale e, quindi, non arrivò più al santuario) e in parte dai cunicoli che dalla zona Vesta-Il Colle giungevano al santuario. Uno di questi si scorge attualmente tagliato lungo il tratto di strada che scende alla via tecta subito sotto la palazzina degli Uffici. Tutta l'acqua proveniente da tale zona fu in seguito riunita nel Canale Canevari (quello oggi tagliato e murato sopra la vasca che si sovrappone al podio del tempio) e, pertanto, fu anch'essa esclusa dal santuario. "

(aprile 2017)

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