"Nobili russi in visita alla Grotta di Nettuno a Tivoli" di Abrham-Louis-Rodolphe Ducros

a cura di Roberto Borgia

Gli acquerelli del pittore svizzero Abraham-Louis-Rodolphe Ducros (Moudon 1748 - Losanna 1810) si trovano in molte collezioni private e pubbliche, mentre esistono soltanto pochi quadri ad olio dall'artista, che usò questa tecnica soltanto in un breve periodo, nella prima metà degli anni ottanta del Settecento. Dal 1785 datano due dipinti non tramandati con la "Cascata delle Marmore a Terni" e la "Cascata grande" a Tivoli, descritti nel giornale d'arte romano Memorie per le Belle Arti che inoltre informa che furono eseguiti sull'ordinazione di un "Milord Breadalbane". Sempre secondo il cronista del giornale, Ducros aveva eseguito un altro quadro ad olio con una veduta di Siracusa e un bosco in primo piano, dove Cicerone scopre la tomba di Archimede.
Questo dipinto sarebbe stato ordinato da Frederick Augustus Hervey, 4th Earl of Bristol, vescovo protestante di Derry (1730-1803). Mentre questi quadri non sono tramandati, esiste uno spettacolare dipinto con una veduta del tempio della Sibilla a Tivoli. L'olio "Un gruppo di nobili russi durante il "Grand Tour" in visita alla Grotta di Nettuno a Tivoli", cm. 90 x 132,2, anni 1782-3, collezione privata, mostra uno sguardo all'interno della grotta di Nettuno a Tivoli, la grande caverna nella parete rocciosa nella quale si gettavano le acque dell'Aniene dopo la loro caduta nella "Cascata grande".
La grotta di Nettuno risultava certamente tra le attrazioni maggiori di Tivoli e costituiva una tappa di rigore per i "Grand-Tourists" del Settecento. Si vede il grande arco scuro e massiccio della volta, dietro al quale appare la cascata dell'acqua che scorre sopra alcune rocce verso il primo piano. Sulle pietre lisce si trovano due gentiluomini, di cui uno è già in contemplazione dello spettacolo naturale, mentre l'altro si muove cautamente con l'aiuto di una guida locale.


Ingrandisce foto "Nobili russi in visita alla
Grotta di Nettuno a Tivoli"

Altri due signori stanno arrivando dal sentiero a destra, accompagnati da un cane. Un altro cane annusa le piante in primo piano. Il quadro qui in esame fu eseguito dal Ducros certamente in stretto collegamento con la "veduta della grotta di Nettuno" oggi a Pavlovsk Palace a S. Pietroburgo in Russia (residenza imperiale russa del 18 ° secolo costruita da Caterina la Grande per il figlio, il Granduca Paolo. Dopo la sua morte, divenne la sede della sua vedova, Maria Feodorovna. Il palazzo e il grande giardino all'inglese che la circonda sono ora un Museo di Stato russo e parco pubblico), probabilmente attorno al 1782, con raffigurati il granduca Pavel Petrovich Romanov, futuro zar Paolo I (1754-1801), che visitò Roma insieme alla seconda moglie Maria Feodorovna (nata Sofia Dorotea, principessa di Württemberg, 1759-1828) e suo fratello, il principe Friedrich di Württemberg, futuro re Federico I (1754-1816) nel febbraio del 1782.

I signori raffigurati nel nostro dipinto potrebbero essere membri della comitiva di viaggio che accompagnava i granduchi russi; uno di loro avrebbe potuto volere anch'egli un ricordo del soggiorno a Tivoli, ordinando un rispettivo quadro al Ducros.
Nel nostro dipinto il pittore mostra soltanto la grotta con la caduta dell'acqua sullo sfondo, forse su un preciso ordine del committente. Il contrasto dell'acqua chiara, resa con maestria nella sua trasparenza e immaterialità, con le rocce massicce della grotta ed infine le varie illuminazioni di essa (dall'oscuro più totale alla penombra ed a certe parti soleggiate) svelano ancora una volta il grande talento dell'artista e fanno del quadro un capolavoro. Innanzitutto è da costatare che esso è differente, grazie alla resa eccellente delle figure, dalla moltitudine di raffigurazioni della grotta da parte di pittori più o meno noti.

Due gentiluomini, accompagnati da guide locali, hanno già raggiunto l'acqua al centro del quadro: mentre uno è visibile soltanto da dietro, la faccia del secondo, anche se parzialmente coperta dal cappello, è riconoscibile di profilo. Egli indossa pantaloni bianchi ed una giacca rossa, dalle cui maniche escono i pizzi della sua camicia altrettanto bianca. Altri due signori si avvicinano da destra. Quello a sinistra, vestito con una giacca turchese, un gilet di un colore argentato con uno jabot di pizzi bianchi nella scollatura ed eleganti calze di seta bianche, ha infilato con sciolta disinvoltura la mano sinistra nella tasca dei pantaloni. Con l'altra mano mostra la grotta in un gesto espansivo, usando la sua sciabola come bastone per indicare: evidentemente sta spiegando qualcosa al suo compagno. Quest'ultimo tiene una cartella sotto il braccio e ascolta con attenzione, la destra alzata con il dito puntato, come se stesse aspettando soltanto il momento giusto per interrompere il discorso dell'altro ed aggiungere un dettaglio importante.

Al contrario del personaggio al suo fianco, egli veste degli stivali meno eleganti, ma più adatti all'ambiente umido, la sua giacca è di un colore meno stravagante ed al posto della sciabola tiene in mano un bastone: possiamo dedurre che quest'uomo è di rango sociale inferiore; la cartella farebbe pensare che egli sia uno studioso, ben preparato alla visita della grotta. Colpisce la maestria con la quale sono state eseguite le figure dei gentiluomini e il loro accompagnatore. Ben visibile è la faccia con le guance rotonde ed il leggero doppio mento del signore in turchese, ma anche quella del suo compagno che invece presenta delle guance piuttosto scarne. Senza dubbi queste figure possiedono dei modelli reali; possiamo quindi costatare che qui si tratti di ritratti.

settembre 2016

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