Ippolito II d'Este: gli ultimi anni e la morte (1562-1572)

Terminata quindi la missione affidatagli da papa Pio IV e da S.Carlo Borromeo, Ippolito, malato di podagra, lasciò la Francia. Giunse prima a Ferrara nel maggio del 1563 e poi a Tivoli. Ospitò qui contro voglia Pio IV e ciò aggravò sia le sue condizioni fisiche che le sue dissanguate finanze. Poi i rapporti già non buoni tra Ippolito e Pio IV peggiorarono in seguito all'uccisione del luogotenente del bargello e di altri ufficiali operata dai birri del nipote Luigi e dai suoi.


Fontana di Pegaso

Così Ippolito cadde in disgrazia giacchè non aveva saputo tenere a freno quel nipote che, per grazia papale, antecedentemente era stato elevato alla porpora cardinalizia. I rapporti col papa migliorarono solo dopo l'allontanamento da Roma di Luigi. Quando poi Pio IV fu prossimo al decesso, Ippolito sperò ancora una volta di poter divenire papa. Per realizzare il suo sogno non solo ne annunciò la morte prima che essa avvenisse ma spinse l'altro nipote, il duca Alfonso d'Este, a contattare Firenze, la Spagna, il Piemonte, Caterina di Francia per sostenerlo nell' elezione.

Fu eletto invece Pio V coi favori dell'imperatore Massimilano e di S.Carlo Borromeo. Ippolito si appartò ancora una volta deluso. Nel luglio del 1566 si recò a Ferrara per governare temporaneamente la città insieme alla moglie del duca Alfonso partito per la crociata contro Solimano il Magnifico. Col ritorno del nipote, Ippolito potè tornare ad occuparsi della sua malandata salute e della sua situazione economica non prospera. Pur avendo infatti una quantità enorme di benefici e di beni anche fuori Italia, pue essendo il governatore di Tivoli, pur possedendo un'infinità di abbazie, vescovati ecc e le rendite del cardinalato (il tutto ammontava a 120.000 scudi ) la vita dispendiosa che conduceva insieme alla sua corte lo facevano indebitare sempre più.


Fontana di Proserpina

La sua situazione anzi peggiorò in seguito alle accuse, mossegli dal neo papa, Pio V, di essere troppo mondano e di aver tramato in conclave per essere eletto. Ippolito si umiliò fino a baciargli il piede, ma il papa fu irrevomibile. Caduto in disgrazia, ritenuto uno dei prelati più simoniaci e diffidato dall'interessarsi delle vicende francesi, si rinchiuse allora a Villa d'Este, malato e addolorato per il fatto che il nipote Luigi lo aveva tradito, facendosi assegnre da Caterina, regina della Francia, i suoi benefici. Ippolito era ormai solo: il papa l' odiava, il nipote Alfonso lo rimproverava, Luigi lo ricattava minacciando di spretarsi, Caterina non lo favoriva più, i Tiburtini non sopportavano più i suoi tanti abusi ed espropri. Persino i francescani cappuccini di S.Maria Maggiore, a cui aveva tolto parte del convento per realizzare Villa d'Este, gli erano contro.

Prossimo alla morte, accelerò allora i lavori per teminare Villa d'Este. Ormai la podagra era sempre più grave e lo costringeva a stare a letto o a farsi portare su una sedia per i viali della villa. Il nipote Luigi, sapendolo alla fine e desideroso di mettere le mani sull'eredità, rientrò in Italia per riconciliarsi. Morto intanto Pio V, Ippolito sperò ancora una volta di ricevere la tiara, mentre dalla Francia giungeva la notizia della strage di S.Bartolomeo. Non fu eletto e fu costretto ad ospitare il nuovo papa, Gregorio XIII. Per lui fece terminare la realizzazione della Fontana della Girandola. Le sue finanze divennero ancora più precarie per cui fu costretto a impegnare i suoi preziosi e a chiedere in prestito 5000 scudi al nipote Alfonso d'Este.

Il 15 novembre le cose peggiorarono: era giunta la fine. Ippolito non volle fare testamento malgrado le pressioni dei nipoti Alfonso e Luigi. Si confessò, si comunicò aspettando la fine e perdonando Luigi, apparso al suo capezzale. Il suo gentiluomo di fiducia, Montino, riuscì alla fine ad estorcergli il testamento, che rese Alfonso e Luigi eredi dei beni prelatizi diseredando lo zio don Francesco (fratello di Ippolito, che tentò di fare annullare il lascito affermando che era stato rogato successivamente alla morte). Le Ville di Monte Cavallo e Villa d'Este andarono vita natural durante a Luigi. Ippolito ottenne l'assicurazione di essere sepolto nella chiesa di S.Maria Maggiore a Tivoli, vicina alla sua splendida villa. Morì il pomeriggio del 2 dicembre 1572. Vestito di mitra e paramenti violacei, fu esposto nella maggior sala di Monte Giordano.

Chi è interessato a conoscere dettagliatamente la biografia (qui riassunta) può leggere "Ippolito II d'Este cardinale di Ferrara" di Vincenzo Pacifici, Società Tiburtina di Storia e d'Arte - Tivoli ristampa 1984

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