L'Appartamento Vecchio

Posto a livello del cortile e del porticato, é composto da una decina di stanze le cui volte furono affrescate da Livio Agresti e dalla sua Scuola; per arredarle si ricorse alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma. L’Appartamento Vecchio è decorato in modo più ufficiale rispetto al piano sottostante, in cui il Cardinale trascorreva momenti intimi, coltivando la lettura, la poesia, ascoltando la musica preferita, colloquiando con i cortigiani e gli artisti, banchettando, meditando. I primi tre locali dell’Appartamento Vecchio erano riservati alla famiglia del cardinale per cui non sono molto artistici; il primo in cui si accede provenendo dal predetto porticato, è detto “ Sala d’angolo”; qui si può assistere alla proiezione, stando comodamente seduti, di un documentario informativo sulla storia e sulle caratteristiche artistiche di Villa d’Este. Il filmato, abbastanza interessante perché anticipa ciò che poi si vedrà durante la visita, dura circa trenta minuti.


Ingrandisce foto Soffitto ligneo

La successiva è nota come “Sala dei Paesaggi con scene di caccia” poiché in essa sono presenti pitture, databili intorno al 1580, di scuola fiamminga in cui sono ritratti momenti di caccia; i visitatori possono usufruire di postazioni multimediali qui situate. Si passa quindi ad ammirare la “Sala Tomescu Scrocco”; essa è così chiamata per via dell’esposizione di alcuni dipinti da cavalletto della pittrice-mecenate Virginia Tomescu coniugata Scrocco, la quale fu a tal punto innamorata di Tivoli da ritrarne gli angoli ed i personaggi più significativi.
A questo punto il visitatore passa ad ammirare le successive sale destinate alla personale residenza di Ippolito II e quindi decisamente più ricche artisticamente.

Lascia stupiti il “Salone del Trono” per la sua vastità e per la sua centralità; osservandolo si capisce da mille particolari il suo ruolo di ambiente di rappresentanza. Splendido il fregio delle venti personificazioni delle Virtù che si ripropone in alto per tutta la lunghezza delle pareti mentre la volta a padiglione presenta riquadri geometrici di varia forma in stucco. Da notare sempre sulla volta i motivi ornamentali a grottesche (vale a dire decorazioni fantastiche con mascheroni, meduse, pesci alati, foglie, armi e simili).
Diversi gli artisti impegnati a realizzare questo splendido Salone: da Livio Agresti con i suoi collaboratori per la sistemazione pittorica, a Tivolino con altri maestri per gli stucchi, a pittori fiamminghi specializzati nei paesaggi tanto per citarne alcuni. Occorre poi osservare che nel Salone come non mai sono presenti i simboli dello stemma del cardinale (gigli, aquile, pomi) che si ritrovano anche nelle fontane ed in vari angoli del giardino.


Ingrandisce foto La Madonna della Ghiara

Diversi gli artisti impegnati a realizzare questo splendido Salone: da Livio Agresti con i suoi collaboratori per la sistemazione pittorica, a Tivolino con altri maestri per gli stucchi, a pittori fiamminghi specializzati nei paesaggi tanto per citarne alcuni. Occorre poi osservare che nel Salone come non mai sono presenti i simboli dello stemma del cardinale (gigli, aquile, pomi) che si ritrovano anche nelle fontane ed in vari angoli del giardino.
Il soffitto è ripartito in quattro parti in cui sono riprodotte due vedute dell’Aniene, il tempio della Tosse ed il tempietto di Vesta mentre sulle pareti ammiriamo il ritratto di papa Giulio II (copia di Raffaello), una Sacra Famiglia, un ritratto del card. Alessandro Farnese (forse di Perin del Vaga) ed una Vergine raffigurata alla maniera di Andrea del Sarto. Dal Salone si esce sulla Loggia da cui la vista spazia sul sottostante parco, sulla campagna romana e sulle amenità tiburtine.

La successiva Sala è l’Anticamera; gli artisti che l’hanno realizzata sono gli stessi citati per il Salone. Nella volta campeggia lo stemma del cardinale; belle le grottesche e splendido il fregio costituito da sedici figure femminili che simboleggiano le Virtù. Da lasciare senza parole è il soffitto a cassettoni della stanza successiva, la “Camera da letto del cardinale”; fu realizzato nel 1569 da Giovanni da Tivoli, mentre un certo Leandro di Roma ed un certo Battista di Venezia provvidero a dipingerlo ed a dorarlo. Lo stemma cardinalizio è ancora una volta in posizione centrale mentre in altri cassettoni sono presenti aquile e rami di mele cotogne. Ritorna ancora una volta il fregio delle Virtù unitamente agli stucchi ma questa volta con colorazioni più accese. Si passa poi alla “Sala delle Arti e dei Mestieri”; qui sono stati ritratti da Emilio Notte (un pittore del Novecento) artigiani e lavoratori che simboleggiano i mestieri. Viene quindi la “Galleria”; la sua preziosità è costituita dal pavimento originario in cotto.
L’Appartamento Vecchio o Superiore termina con la “Cappella”, affrescata tra il 1568 ed il 1572, dietro il pagamento di duecento scudi, da Federico Zuccari; si tratta di un locale rettangolare alquanto piccolo sulle cui pareti sono raffigurati Profeti e Sibille. Bello il ciclo dedicato all’esaltazione della Madonna che trova il suo apice nella volta in cui è affrescata l’Incoronazione della Vergine. L’altare è impreziosito dall'affresco raffigurante la copia della Madonna della Ghiara (eseguita a Reggio Emilia nel 1573 da Giovanni Bianchi su disegno di Lelio Orsi e resa celebre in quegli anni grazie ad un evento miracoloso avventuo nel 1596). Tale affresco è di epoca successiva agli affreschi dello Zuccari e dalle fonti storiche si apprende che in precedenza sull'altare era posto un quadro con l'Assunzione che vi rimase collocato fino al 1771.

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