Suggestioni egizie a Villa Adriana

Villa Adriana, Antiquarium del Canopo, dall' 11 aprile al 15 ottobre 2006
A cura di Benedetta Adembri

L'imperatore Adriano, molto colto, infaticabile viaggiatore per controllare le Province del suo impero, grande ammiratore della cultura greca ed orientale, era anche "fin troppo appassionato di letteratura e poesia, esperto di aritmetica, geometria e pittura"a detta del cronachista latino Elio Sparziano nell a sua "Historia Augusta".
La mostra "Suggestioni egizie a Villa Adriana" ha sottolineato l'influenza che la cultura egizia esercitò sull'imperatore successore di Traiano e conseguentemente sulla sua imperiale residenza a pochi chilometri dall'Urbe e dall'antica Tibur (Tivoli).
Edificata in varie fasi fra il 118 e il 134 a.C., il monumentale complesso archeologico riflette, come sottolinea il citato Spaziano, le emozioni provate da Adriano durante i suoi viaggi nell'ammirare i più significativi monumenti e paesaggi dei luoghi da lui visitati in Grecia e in Egitto. Mentre infatti il Pecile riprende il modello di un edificio ateniese, il Canopo, (simboleggiante il corso del Nilo, in cui annegò Antinoo, il suo favorito) è un modello del "Santuario di Serapide" di Alessandria. Questo accentuato interesse di Adriano per l'Egitto non fu episodico, ma costante nella progettazione di tutta la residenza imperiale come la mostra ha voluto sottolineare nelle tre sezioni in cui è scandita. Si inizia con la decorazione scultorea del "Canopo" che per molto tempo è stato considerato il luogo più rappresentativo dell'interesse adrianeo per l'Egitto. Oggi invece si ritiene che tutti gli elementi egizi statuari qui ritrovati (coccodrillo, animali esotici) sono intesi a rappresentare un generico paesaggio nilotico, il che era di gran modo e quindi veniva spesso riprodotto nei giardini delle sontuose ville romane estive. A questo gusto, di chiara fusione di più culture con un modello ellenistico di ambiente alessandrino, si rifà il coccodrillo-fontana. Per rendere più realistiche le squame dell'alligatore, è stato utilizzato il marmo cipollino.


Osiride-Apis bifronte

Nella seconda sezione della mostra invece sono collocate delle statue che senza dubbio si rifanno al modello egizio: immagini legate al culto di Iside di sacerdoti offerenti, vasi e altari. Tali preziosi oggetti, rinvenuti nel corso del tempo qui e prestati alla mostra, sono oggi conservati nei Musei Vaticani e Capitolini.. La parte più interessante di codesta sezione è l'area della "Palestra"; gli scavi qui condotti hanno portato al ritrovamento di un'enorme sfinge marmorea a grandezza naturale, acefala e priva di zampe inferiori. Gli studiosi l' attribuiscono a un atelier di epoca adrianea; è molto egittizzante nello stile. Il termine "Palestra" risale al XVI secolo ed a darglielo fu nientemeno che Pirro Ligorio, a cui Ippolito d'Este aveva affidato il compito di realizzare Villa d'Este e di compiere scavi a Villa Adriana per fare incetta di statue che avrebbero dovuto adornare i giardini della costruenda villa estense. Ligorio trovò un certo numero di busti di marmo rosso con la testa rasata e cinta di una corona che lui identificò come atleti. In realtà le statue rappresentano sacerdoti isiaci e quindi richiamano il mondo egizio, dove era forte il culto isiaco. Qui quindi si ritrova il Pantheon sincretistico dell'Egitto-greco-romano.

Nell' ultima sezione sono collocati i ritrovamenti dell'Antinoeion, la tomba/tempio che Adriano eresse nella Villa per il suo sventurato amante, il giovane bitino. Antinoo di una bellezza folgorante tipica dell'adoloscenza. L'incontro di Adriano con il ragazzo- definito"un bel levriero, ansioso di carezze e di ordini"da Marguerite Yourcenar autrice della biografia romanzata dell'Imperatore "Le memorie di Adriano", avvenne quando il puer aveva circa quattordici anni; il successore di Traiano se ne innamorò all'istante e non si separò da lui fino all'estate del 130 a.C., quando il giovane morì in circostanze misteriose che alimentarono poi quattro ipotesi: disgrazia, suicidio, suicidio/offerta, congiura.

Le più accreditate tra queste: l'incidente e il suicidio rituale; fatto sta che Adriano soffrì moltissimo per la sua morte per cui decise decise di divinizzarlo e fondare in Egitto, nel luogo della disgrazia, una città chiamata Antinoupolis. Da allora gli dedicò: monete, rilievi, statue, che spesso riproducevano le fattezze del giovane come Osiride. Il suo culto fu, dall'Egitto e dall'Oriente, introdotto anche a Roma. Nel 2002 nella Villa iniziarono gli scavi che hanno permesso di attestare, il legame fra la residenza imperiale tiburtina e il giovane sventurato favorito col ritrovamento della sua tomba, situata lungo la strada che porta al Grande Vestibolo.
Fino ad allora l'unica testimonianza era stata l'obelisco del Pincio.
L'Antinoeion è costiutito da un ampio recinto rettangolare, avente l' ingresso sulla predetta strada: Nel suo interno, oltre a due piccoli templi prospicienti, c'era un giardino con palme e acqua ( simbolo, nei riti funebri, a quella del Nilo). Nel corso degli scavi sono stati rinvenuti frammenti di statue in marmo nero di divinità egizie e il pilastro dorsale di una statua originale del faraone Ramses II, accompagnato da una scritta in geroglifico.

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