Sacerdote isiaco con canopo tra le mani

Grazie ai manoscritti redatti da Pirro Ligorio conosciamo quasi tutte le scoperte che furono effettuate nel corso degli scavi promossi dal Cardinale Ippolito II d'Este. In particolare una buona parte di essi è dedicata agli scavi effettuati dal tiburtino Giovanni Battista Cappuccini, detto Buccicola, nella sua proprietà (nella "piazza allato dello Xysto", la cosiddetta Palestra) durante i quali vennero rinvenute alcune sculture di ottimo pregio (che costituivano probabilmente l'arredo scultoreo di un santuario isiaco) che contribuirono subito ad arricchire la collezione personale del Cardinale d'Este.


Sacerdote isiaco

Si tratta delle statue di un Hermes-Anubi (detto "imperadore Hadriano" per la testa di restauro, passato con Pio VII Chiaramonti ai Musei Vaticani) e di un'Iside-Fortuna ("statoa di Cerere", rimasta nei Giardini del Quirinale), di un colossale busto di Iside-Sothis-Demetra ("la testa colos[s]a de la dea Iside o vero Inache", oggi nel Museo Gregoriano Egizio dei Musei Vaticani), di un busto in marmo rosso di sacerdote col capo rasato (definito "effigie di Milone crotoniata", anch'esso ai Capitolini), che doveva completarsi con l'abito in lino bianco annodato sotto il petto e di una statua acefala di sacerdote, completamente avvolto nel manto e recante il vaso canopo (che il Ligorio menzionò come "Hecate vestita che porta un vaso", arrivata ai Musei Capitolini con Benedetto XIV). L'"imagine di Iove assisa" facente parte del complesso si è ipotizzato fosse la stessa da Ligorio interpretata come statua di Serapide, in quanto le due divinità nell'iconografia ellenistica appaiono molto simili. Non siamo certi, però, se essa pervenne in possesso del cardinale Ippolito, che nella residenza di Tivoli, presso la Fontana dei Draghi, aveva, comunque, fatto collocare una statua di Zeus seduto (attualmente a Malibu, Paul Getty Museum).

La varietà e la pregnanza degli elementi egittizzanti (Aegyptiaca), molto in voga in età imperiale, hanno fatto ipotizzare appunto come nella "Palestra" fosse presente un santuario Isiaco (Iseum) nel quale erano venerate, oltre a Iside, le numerose divinità dell'Egitto greco-romano, tra cui anche Antinoo assimilato ad Osiride.

In questa scheda parliamo della presunta statua di Hecate che in seguito, sulla base di confronti con statue dello stesso tipo, è stata indicata come un sacerdote egizio. Si tratta di una statua in marmo pentelico alta poco più di 2 metri, databile tra il 117 ed il 138 d.C. Il sacerdote viene ritratto con indosso un lungo chitone ed himation che le ricopre completamente le braccia e le mani che tengono un vaso. Rinvenuta acefala, prima di essere portata nella Villa al Quirinale del Cardinale d'Este, fu restaurata ed integrata con una testa diademata (disegnata dal Cavalieri nel 1555) in seguito sostituita dall'attuale, leggermente inclinata sulla spalla sinistra, incorniciata dai lunghi capelli raccolti dietro la nuca.
Tale ulteriore intervento potrebbe essere stato realizzato o in occasione del trasferimento della statua a Villa d'Este a Tivoli (avvenuto dopo il 1568) o dopo il suo trasporto ai Musei Capitolini (1753). Nella stampa pubblicata da Bottari (1755), infatti, essa si presenta completa delle nuove integrazioni.
Nel 1753 infatti la statua fu acquistata da papa Benedetto XIV ed esposta nei Musei Capitolini fino al 1797 quando venne ceduta ai Francesi a seguito del trattato di Tolentino. Portata a Parigi, fece ritorno nel 1815 ai Musei Capitolini, dove tutt'ora è esposta nello Scalone.

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