L'obelisco di Antinoo: da Villa Adriana al Pincio

In "Beloved and God - The Story of Hadrian and Antinous" di Royston Lambert si trova enunciata un'ipotesi interessante che gli ultimi scavi, condotti nel sito archeologico tiburtino, hanno poi dimostrato essere più di una semplice ipotesi.
Considerato il grande amore che univa Adriano al giovane Antinoo (lo storico Elio Sparziano in Vita Hadriani, al capitolo XIV parla della dipartita del giovane e del lutto dell'imperatore affermando testualmente:"Adriano piange come una donnicciola" ed elencando tutti gli onori che il sovrano volle decretare al giovane amante morto), è facile intuire che l'imperatore non potè o non volle cancellare il ricordo di Antinoo per cui, non potendolo avere in carne ed ossa vicino, fece in modo che ne potesse ammirare le fattezze nelle molte statue e busti a lui dedicati collocandoli nella splendida dimora di Villa Adriana.
Il grande amore che Adriano nutriva per Antinoo ha indotto a pensare che, come tutti i mortali vogliono piangere sulla tomba dei propri cari defunti seppellendoli in luoghi vicini e facilmente raggiungibili, anche lui probabilmente non avrebbe lasciato il corpo del giovane seppellito chissà dove ma l'avrebbe fatto trasportare lì dove lui poteva averlo vicino: la sua imperiale Villa Adriana.
Ed ecco che i primi scavi condotti nel 2002 hanno permesso di individuare l'Antinoeion.


Ingrandisce foto Obelisco di Antinoo al Pincio

Per abbellire il monumento funebre dedicato allo sfortunato Antinoo, morto annegato nel fiume Nilo nel 130, fu anche realizzato un obelisco avente un' altezza di 9,24 metri e raggiungendo con il basamento e la stella sulla cima i 17,26 metri. Le quattro facciate dell'obelisco sono ricoperte di geroglifici, in parte illeggibili a causa del passare del tempo. I geroglifici sono i segni pittorici del sistema di scrittura egizia, che combina elementi ideografici, sillabici e alfabetici.

Solo nel 1896 l'obelisco fu oggetto di studio per decifrarne i segni; la cosa non fu semplice in quanto apparve chiaro subito che non erano stati scritti da scribi egizi "veraci" ma da maestranze (probabilmente romane) che si sforzarono di scrivere in geroglifico. Anche se la traduzione fu impegnativa, si capì che sull'obelisco era riportata tuta la narrazione della biografia di Antinoo e della sua morte.
Fu trovata anche una frase "O Antinoo! Il dio che è là che riposa in questo sepolcro, che è all'interno della tenuta agreste del Signore del potere di Roma, egli è conosciuto più di un dio nei luoghi di culto".

Tale frase ha permesso quindi nel 2002 di scoprire l'Antinoeion, all'interno di Villa Adriana, luogo-memoria dove ricordare Antinoo, l'ultimo grande edificio costruito in questa dimora imperiale. L'obelisco quindi inizialmente si trovava nell'Antinoeion poi l'imperatore Elagabalo (dinastia dei Severi, suo vero nome Avito Bassiano) lo fece rimuovere e trasportare nella sua residenza suburbana per ornare la spina del Circo Variano. Trovato fuori Porta Maggiore, presso le mura Aureliane (e quindi detto Obelisco aureliano) nel XVI sec. fu trasferito, nel secolo successivo nel Palazzo dei Barberini ove fu lasciato inutilizzato disteso a terra. Da tale famiglia fu poi donato al pontefice Clemente XIV (al secolo Gian Vincenzo Antonio Ganganelli, 249°vecovo di Roma). Il papa lo fece trasportare in Vaticano nel Cortile Della Pigna.
Solo nel 1822 trovò la sua definitiva collocazione lì dove ancora oggi è al Pincio avendolo deciso papa Pio VII (al secolo Barnaba Niccolò Maria Luigi Chiaramonti).

 

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