L'arredo scultoreo del Serapeo

Uno dei luoghi più incantevoli di Villa Adriana è senza dubbio il Canopo (dal nome del ramo del Nilo che conduce da Alessandria alla città omonima) e l'annesso Serapeo.
Serapeo (in greco Serapeion, in latino Serapeum) è il nome dato ai templi dedicati alla divinità sincretica Serapide, venerata nell'Egitto ellenistico e che combinava elementi degli antichi dei egizi Osiride e Api in una forma antropizzata compatibile con la cultura della Alessandria tolemaica. Proprio ad Alessandria, sotto il regno di Tolomeo III (246 a.C.-222 a.C.), fu costruito il più famoso Serapeo a cui seguì la costruzione di altri templi in diverse parti del regno, come nella città di Canopo, nel delta del Nilo. Adriano volle riprodurre nella propria villa proprio il Serapeo di Canopo, una sorta di ninfeo a forma di grotta ornato da sculture egizie e statue che ricordavano i culti di Osiride (il dio che muore e risorge), identificato con Antinoo divinizzato, e il culto della divinità alessandrina Serapide, del quale Adriano era un forte sostenitore.

Osiride-Apis
Ingrandisce foto Osiride-Apis bifronte

Nel 1737 gli scavi condotti nella zona del Canopo portati avanti dal Furietti (alto prelato della corte pontificia e cardinale dal 1759) riportarono alla luce diverse opere fra cui spiccano il celebre Mosaico delle Colombe e i Centauri. Durante la campagna di scavo furono inoltre riportati alla luce anche molte delle statue che facevano parte dell'abbellimento scultoreo del Serapeo, acquistate dopo la metà del XVII secolo dal cardinal Camillo Massimi ed in seguito prima dal marchese del Caspio, ambasciatore del Portogallo, e poi da Benedetto XIV per il Museo Capitolino. Solo nel 1839, con l'inaugurazione del Museo Gregoriano Egizio da parte di Papa Gregorio XVI, le opere furono collocate nella sala III, dove sono esposte tuttora, ad eccezione di alcune di esse custodite nei musei di Londra, Monaco e Dresda (dove è custodita una testa con nemes di Antinoo in marmo bianco). L'arredo scultoreo del Serapeo era formatodai seguenti quattro gruppi.

Il risveglio solare di Osiride/Apis, completamente esposto nei Musei Vaticani, è costituito da statue in marmo grigio raffiguranti Osiride/Apis bifronte che nasce dal fiore di loto (simboleggiante l'eterno tramontare e risorgere del sole, erroneamente restaurata nel '700 con la parte inferiore femminile) assistita da due sacerdotesse ed un sacerdote che conduce offerte. Le statue erano probabilmente collocate sopra un ponte sotto cui passava l'acqua.
Divinità associate al mito di Osiride/Antinoo, in particolare Nefertum e Ptah di Menfi (esposti ai Musei Vaticani); Iside e Horus(esposta allo State Museum of Egyptian Art di Monaco) di Canopo e due Osiride/Antinoo.
Nelle nicchie laterali erano infine presenti quattro statue di Osiride/Antinoo in marmo bianco (a rappresentare l'Alto Egitto il cui colore è il bianco) e quattro statue di Osiride/Antinoo in pietra rossa (a rappresentare il Basso Egitto, cioè il Delta, il cui colore è il rosso). Due delle quattro statue in marmo bianco sono esposte nella Sala III del Museo Gregoriano Egizio, una delle quali mancante di testa e braccia mentre l'altra è integra (grazie al restauro operato da Filippo della Valle (1697-1768).

Statua di Iside-Sothis-Demetra.jpg
Ingrandisce foto Iside-Sothis-Demetra

Antinoo è rappresentato in costume egizio col "nemes" che gli incornicia il capo e il gonnellino "scendit" che ne avvolge le membra. Lo schema compositivo si rifà allo stile ideale egizio ma il modello è palesemente ispirato ai capolavori greci dell'età antica ed ellenistica. La statua, alta 240 cm, fu scoperta nella Vigna Michilli nel 1740 e donata a Papa Benedetto XIV nel 1742 dallo stesso Liborio Michilli. Una terza statua in marmo bianco è invece esposta al British Museum di Londra.
Tre statue di Antinoo/Osiride (due in in marmo nero e una in marmo rosso priva delle braccia e delle gambe) sono invece custodite nello State Museum of Egyptian Art di Monaco essendo state acquistate nel 1815 a Parigi dalla collezione Albani da Ludwig I di Baviera (una copia dell'Antinoo/Osiride in marmo nero è esposta nei Musei Vaticani). Con la sconfitta di Napoleone Bonaparte inafatti, la famiglia Albani, ritornata in possesso della collezione confiscata, decise di vendere 40 opere a Ludwig I al fine di finanziare le spese per il trasporto a Roma della collezione residua.

Infine nella grande nicchia in fondo all'esedra era collocato il busto colossale in marmo bianco, alto circa 120 cm, di Iside-Sothis-Demetra (divinità apportatrice delle piene del Nilo) rinvenuto nel 1550 ed esposta anch'essa nella Sala III del Museo Gregoriano Egizio dei Musei Vaticani. Il busto sovrastava una fontana alimentata da una grande cisterna che, azionata da complessi meccanismi idraulici, era in grado di riprodurre nel Canopo una sorta di piena del Nilo. L'associazione di Iside con Sothis è motivata anche dal fatto che nel 139 d.C. iniziava una nuova era sothiaca (ogni 1465 anni) e Adriano aveva programmato una serie di festeggiamenti per l'occasione.

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