La parola definitiva sul toponimo "Inversata" a Tivoli, scritta dal prof. Franco Sciarretta

a cura di Roberto Borgia

Una piacevole sorpresa per noi tiburtini è contenuta sull'ultimo numero di "Aequa. Indagini storico culturali sul territorio degli Equi" che nel n. 80 di agosto 2020 ospita un fondamentale articolo del prof. Franco Sciarretta dal titoli "Sull'evoluzione del termine amphitheatrum a Tivoli". La benemerita rivista Aequa da tempo ormai ha allargato i propri confini dal territorio degli Equi vero e proprio spaziando su argomenti che interessano anche Tivoli e il suo circondario, prova ne è il saggio del prof. Sciarretta, che si segnala anche per la copiosa bibliografia e le note esplicative.
Difficile è sintetizzare in una recensione il ragionamento stringente dell'autore sul termine considerato: basti dire che il polisillabo amph?th??tum, per indicare l'anfiteatro conosciuto popolarmente come "anfiteatro di Bleso", a monte del centro storico classico di Tivoli, presso la Rocca Pia, diviene con doppia variante, nel corso del Medioevo: una trascrizione colta, dei conoscitori del latino, quali erano gli estensori dei Regesti (indicando con tale termine ogni raccolta di copie di documenti, che conteneva appunto le trascrizioni delle carte comprovanti i diritti di proprietà e di giurisdizione di chiese, di capitoli e soprattutto di monasteri - famosi il Regesto della Chiesa di Tivoli e il Regesto Sublacense); l'altra versione più popolare e quindi più soggetta a cambiamenti e alle variazioni fonetiche che finì per influire sugli Atti pubblici del Comune di Tivoli.".

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Ingrandisce foto Via Inversata ripresa dal
fotografo tiburtino Pio Tedeschi
nel 1875

Perciò il polisillabo amphitheatrum diviene ampitzatru nelle tavolette d'esecrazione del II-III secolo dopo Cristo. Era questa una pratica magica diffusa presso i Greci e i Latini fra il quarto secolo avanti Cr. e il quarto secolo dopo Cr., consistente nell'invocare l'aiuto degli dèi per causare un danno fisico o morale al nemico o rivale, il cui nome, insieme con formule particolari, veniva vergato su tavolette di piombo, di solito trapassate da un chiodo (le cosiddette defixionum tabellae). Ma dallo stesso polisillabo derivano i vocaboli tiburtini ampriteatrum del 924 e anpitheatrum del 997 e soprattutto ampreççatu dello Statuto di Tivoli del 1305, che poi si evolve in Anpersato, affiancato da Ambersato, forme che troviamo nei registri notarili del XV secolo, che furono trascritti con rara competenza dal compianto Renzo Mosti (1924-1997).

A questo punto la variante è quasi fatta: infatti a partire dal 1600 troviamo Via Inversata a posto del vetusto termine Ambersato. La parola Ambersato fu sentita infatti come sermo plebeius dai classicisti tiburtini, che avevano il loro riferimento nell'Accademia degli Agevoli, che sostituirono con parole più nobili le denominazioni popolari: ne cito solo due: la contrada Cocerìnu (ancora così chiamata in dialetto tiburtino) diviene Col Sereno, dalla presenza di una supposta Villa dei Sereni, mentre Campétellu (piccolo campo) diviene Campus Metelli, sempre per una supposta villa, in questo caso di Q. Cecilio Pio Metello Scipione, da cui deriva poi Via Campitelli.


Il cardinale Ippolito II d'Este (1509-1572)
in un ritratto dell'epoca disegnato da
Giovanni Maria Zappi (1519-1596),
in un manoscritto della Biblioteca Comunale
di Tivoli

Naturalmente, come detto sopra, è difficile sintetizzare i documenti e i ragionamenti stringenti che porta il prof. Sciarretta a sostegno delle sue conclusioni, voglio solo accennare al fatto che l'autore smonta definitivamente la convinzione tiburtina (riportata ancora da Gino Mezzetti nel 1977) che la via Inversata si chiamerebbe così perché le case (circa quaranta) della Valle Gaudente distrutte dal card. Ippolito II d'Este, durante l'erezio­ne della celebre Villa, sarebbero state qui ricostruite con ordine inverso a quello dell'abbattimen­to, "cosicché la prima casa riedificata fu quella abbattuta per ultima". Mentre il termine Ambersato, da cui deriva l'Inversata, era già noto alme­no due secoli prima, per cui l'ipotesi diviene priva di fondamento. Superata anche l'altra ipotesi secondo cui, percorrendo questa strada, a motivo della pre­senza dell'anfiteatro, bisognasse invertire il senso di marcia.

Naturalmente vengono esaminati anche altri aspetti, cito solo, "Le conseguenze dell'erezione della Rocca Pia" nella zona considerata, ma ripeto che l'articolo del prof. Franco Sciarretta si segnala soprattutto per il valore linguistico, frutto di una vita di studi e ricerche nei più svariati campi della storia e dell'arte della valle dell'Aniene (basti vedere la miriade, ma soprattutto il valore, dei suoi scritti), per cui giustamente è meritevole di ogni plauso da tutti i tiburtini e dagli amanti della cultura in generale.

(luglio 2020)

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