I Criptoportici in Piazza D.Tani

I criptoportici di Piazza D.Tani sono due criptoportici paralleli di uguale altezza (circa sette metri) e lunghi quasi settanta metri che si trovano ancora sotto il lato occidentale della piazza che guarda verso Roma. Su di essi si insediarono il Convento di S.Benedetto, andato poi distrutto, case medioevali ed in seguito aristocratici palazzi rinascimentali; tali edifici, cambiando proprietari, furono rimaneggiati ma i lavori di riutilizzo non toccarono mai le strutture sottostanti antiche che furono suddivise su due piani per usarle come cantine.

I Criptoportici visti dal Santuario d'Ercole
Criptoportici visti dal Santuario d'Ercole

Si provvide, invece, in più riprese a fare muri di consolidamento ed a ritoccare gli intonaci e le tinteggiature interne. Le prime notizie, che si hanno dei criptoportici, risalgono al secolo XVI ma siccome furono creduti una continuazione del tempio d'Ercole la descrizione, che ci è pervenuta dal Sebastiani e dal Canina, non è veritiera. In questi criptoportici, molto larghi, si passeggiava e si scambiavano pareri durante la canicola estiva o quando le giornate erano piovose;

erano frequentati dalle persone che affollavano il vicinissimo Foro che fu ristrutturato tra la fine del II sec. a.C. e gli inizi del I a.C. In questa occasione fu sistemata ampliandola l'area soprastante, che fungeva da piazza, dando luogo ad una scenografia particolarmente possente ma nello stesso tempo di grande utilità.
I resti di questo doppio criptoportico, in opera incerta ed in travertino (dal periodo di Silla questo materiale fu particolarmente impiegato nell'edilizia), sono davvero stupefacenti.
Sono divisi da una serie di pilastri ornati da bellissimi capitelli in travertino che sono uniti da archi a sesto molto ribassato.

Scorcio di Piazza D. Tani
Scorcio di Piazza D. Tani

Dalla parte che guarda Roma è visibile una serie di archi ciechi a tutto sesto; ne rimangono nove ma, secondo la lunghezza del muro, se ne possono ricostruire altri undici. Detti archi, chiusi da una parete in opera incerta con tre finestre (una maggiore e due minori laterali) per dare luce ai corridoi interni, sono coronati al di sopra del punto più alto da una cornice di altezza pari a 50 cm.

Tutto questo complesso terminava dalla parte a sud della piazza (verso la Cattedrale) con un avancorpo costituito da una costruzione quadrata che sporgeva dal livello dei pilastri esterni circa nove metri permettendo così di raggiungere la zona antistante la serie degli archi ciechi. Tale edificio, un tempo molto ben decorato, è oggi poco riconoscibile sotto le abitazioni sorte con il tempo su di esso.
E' accertato che i due corridoi erano dipinti: totalmente bianco quello esterno mentre quello interno presentava la volta nera e le pareti bianche.
La pittura rossa invece decorava le pareti esterne ed i pilastri interni degli archi ciechi. Probabilmente il piano sopra la cornice, che sovrasta gli archi, era costruito con colonne sostenenti la volta di un portico e quindi asportabili con molta facilità poiché sarebbe restata qualche traccia se esso fosse stato fatto in muratura. Dalla maestosità del complesso si giunge ad una conclusione: il Senato ed il popolo tiburtino avevano a disposizione in quei tempi una immensa ricchezza e moltissimi schiavi per poter far fronte alle spese non indifferenti che furono affrontate per rinnovare la città di Tibur.

Nei dintorni

Approfondimenti

    Le guide di Tibursuperbum

    Con il patrocinio del Comune di Tivoli, Assessorato al Turismo

    Patrocinio Comune di Tivoli

    Assessorato al Turismo