Ma il paese, all’indomani della morte di Giacomo (1482) dovette anche esperimentare l’occupazione dell’esercito di Ferdinando di Napoli e di quelle pontificio. Poi nel 1498 Palombara fu incendiata dallo stesso feudatario, Troilo Savelli, avendo vista svanita ogni possibilità di difesa a seguito della contesa tra i Colonna (cui i Savelli erano alleati) e gli Orsini. Il papa Alessandro VI confiscò Palombara e la diede a Giulio Orsini; poi il feudo, morto il papa, tornò in loro proprietà.
Nel 1556 Palombara fu attaccata, conquistata e distrutta dagli Spagnoli del duca d’Alba in seguito al conflitto scoppiato tra costoro e papa Paolo IV, alleato dei Francesi. Nel 1562 Palombara ottenne uno statuto che regolava la vita della comunità.
I Savelli entrarono in una progressiva crisi economica nel XVII sec. e solo l’intervento di papa Urbano VIII scongiurò la vendita all’asta dei loro beni; i Savelli vendettero il castello al principe Marcantonio Borghese nel 1637 ma non il titolo di duca che invece conservarono fino al 1728. Nel 1744, in occasione della guerra tra gli Austriaci e gli Spagnoli, alleati ai Napoletani, il territorio palombarese fu solo attraversato dall’esercito austriaco marciante alla volta di Velletri.
Ai primi del XIX sec. Palombara conobbe un periodo (1809-1814) di progresso nell’agricoltura e ciò grazie all’abolizione dei tanti antiquati diritti feudali ancora in vigore operata dall’amministrazione francese. Con il Congresso di Vienna (1815), sconfitto Napoleone, fu sancito il principio della Restaurazione (in pratica si tornò alla situazione politica precedente alla Rivoluzione francese ed a Napoleone);
anche a Palombara, tornata sotto il controllo dello Stato Pontificio, si ebbe un regresso poiché furono abolite le innovazioni apportate. Il principe Borghese nel 1838 realizzò di tasca propria la Via Palombarese avendo perso la lunga contesa con i Palombaresi che rivendicavano l’esenzione di alcuni diritti. Con la presa di Roma (1870) e la caduta dello Stato pontificio, Palombara si eresse a Comune; iniziò così lentamente ad ammodernizzarsi curando anche i collegamenti pubblici con la Capitale (nel 1882 fu istituito l’omnibus a cavalli, nel 1900 fu servita dalla linea ferroviaria Roma-Sulmona).
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