Il commercio della neve chiaramente richiedeva il lavoro di molte persone con compiti e ruoli diversi ma tutti finalizzati affinché il rifornimento fosse sempre efficiente e puntuale; c’erano i mulattieri ed i vetturali che provvedevano al trasporto con i muli e con le “barrozze”, gli speziali ed i “nevaroli” che ne curavano la vendita al minuto, i facchini, i tagliatori, i subappaltatori che erano alle dipendenze dei Ministri dei Pozzi Camerali i quali rispondevano al Sottoministro subalterno a sua volta del Primo Ministro.

La raccolta della neve, che si faceva di solito a gennaio/febbraio, dava luogo ad una vera e propria festa che si concludeva con una messa celebrata per ringraziare dell’abbondante raccolta la Madonna della Neve.

Il Parco dei Monti Lucretili
Ingrandisce foto Il Pratone ai piedi di M.Gennaro

L’intera popolazione del paese si dedicava a tale lavoro; una volta raccolta la neve veniva compressa facendola rotolare quindi veniva trasportata nelle “conserve” ove subiva un’ulteriore compressione; era talmente ghiacciata che poi, per essere estratta, occorreva l’intervento dei tagliatori che ne ricavavano blocchi ciascuno dei quali veniva “incartato” nella paglia (usata come isolante termico) e quindi nei canovacci per essere poi avviata ai punti di consumo.

Erano i muli (ogni animale trasportava due balle) a trasportare la neve dai pozzi di montagna fino alle “strade della neve” ove veniva caricata sulle “barrozze” (rustici carri a due ruote) che, trainate da buoi, la portavano a destinazione viaggiando nelle ore notturne per diminuirne la liquefazione.
Il Monte Pellecchia, che rappresenta la cima più alta dei Lucretili con i suoi 1368 m., vantava ben sette pozzi della neve.

Monteflavio, un paese assai prossimo al Pellecchia, fin dal 1650, come asserisce I. Giordani, praticò il commercio della neve (che veniva esportata a Roma) e nel 1691 costruì una cappella dedicandola, come ringraziamento per le abbondanti nevicate, alla Madonna della Neve.

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