Chiesa di San Giovanni Evangelista

Il vescovo di Tivoli, Antonio Fonseca, la consacrò nel lontano 16 novembre 1710. A finanziarla furono il popolo di Montecelio ed il suo principe, Giovanni Battista Borghese. La costruzione di tale luogo di culto fu affidata all'architetto Filippo Leti (allievo di Carlo Fontana); fu deciso di erigerla su una precedente chiesa, che sorgeva sullo stesso luogo, ma era troppo fatiscente e minacciata dal'umidità. Si era quindi deciso di abbatterla e di edificarne un'altra ex novo. In soli cinque anni i lavori furono portati a termine tra l'entusiasmo generale. Esternamente la facciata appare piuttosto semplice poggiata su una gradinata della sua stessa lunghezza. Tre sono le porte d'ingresso che compaiono sul frontesipizio: due laterali e una al centro di dimensioni chiaramente più grandi.
Su ognuna insiste un timpano triangolare chiaramente proporzionato alle dimensioni dei portali che sovrasta.

Chiesa di S.Giovanni Evangelista
Ingrandisce foto Chiesa di S.Giovanni Evangelista

Su quello centrale non c'è alcuna apertura come invece appare sulle due porte laterali sovrastate ognuna da una modesta finestra rettangolare cieca. Orizzontalmente sono due gli ordini della facciata (il primo lo abbiamo appena descritto) evidenziati da un marcapiano sporgente; il secondo invece presenta tre aperture in corrispondenza dei tre portali sottostanti.

Naturalmente al centro fa bella mostra di sé un gande finestrone sospeso sul grande portale ed avente un timpano a semiluna.
Le due aperture poste a destra e a sinistra sono molto più modeste. Si tratta di monofore che rintracciamo anche nella parete angolare. Le monofore sono sovrastate ognuna da un orologio inserito in una decorazione a stucchi. Verticalmente invece lo spazio della facciata è scandito sempre in tre aree da semipilastri terminanti con capitelli in stile corinzio e dorico.

Interno della Chiesa di S.Giovanni a Montecelio
Ingrandisce foto Interno della chiesa di S.Giovanni

La facciata termina superiormente con un grande timpano triangolare al centro di due torri campanarie a pianta cilindrica sormontate da una piccola cupola.Varcando la soglia di uno dei tre predetti portali si raggiunge l'interno ove appaiono evidenti le tracce dello stile tardobarocco.

Lo spazio interno è scandito dalla navata centrale, con copertura a volte a crociera, terminante in un'abside naturalmente semicircolare, e dalle cappelle laterali (tre per ciascun lato). Tranne la seconda cappella di destra, si devono a padre Michelangelo Cianti tutte le opere (XIX sec.) che coprono le volte, le lunette e le pareti delle cappelle che presentano una copertura a volte a vela. Il Cianti è l'artefice anche delle opere del presbiterio e del catino. Il suo intervento, insieme a quello dell'architetto Carlo Marchionni a cui nel 1742 fu affidato il compito di completare le cappelle, ha modificato la struttura originaria che l'architetto Levi aveva ideato e realizzato per questa chiesa.

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