Le origini di Ciciliano: dal paleolitico all'età del bronzo

Dagli studi compiuti è risultato abbastanza certo che nel paleolitico (età della pietra antica) i cacciatori si addentravano per questi monti al fine di catturare la selvaggina, soprattutto i cervi (molto numerosi in quell'area come alcuni documenti della civiltà romana attestano). La caccia a quest'ultimi animali, che perdurò fino al tempo della dominazione romana, originò nel Medioevo alcune leggende sacre, la più importante è legata a S.Eustachio. Jacopo da Varagine narra nel XIII secolo che a Placido, generale di Traiano, mentre era impegnato in una caccia sul Monte Guadagnolo, sarebbe apparso il volto di Cristo, inserito in una croce luminosa, tra le corna di un cervo bianco. Placido si convertì al cristianesimo con la sua famiglia e si chiamò Eustachio (Sant'Eustachio).
Al periodo del neolitico (età della pietra nuova o levigata) è attribuibile la piccola ascia levigata trovata in questo territorio; essa sta a dimostrare che la zona cominciava ad essere abitata. Fu però nell' età eneolitica (età di transizione in quanto legata alla lavorazione contemporanea della pietra e dei metalli) e in quella del bronzo che l'area, di cui stiamo parlando, fu più frequentata e ciò anche per via della ricchezza idrica locale e della facilità di spostamenti che si potevano effettuare percorrendo le valli Empolitana e Tiburtina.

Ciciliano
Ingrandisce foto Il borgo di Ciciliano

In tali periodi aumentò qui il transito di pastori che accompagnavano le loro bestie nella transumanza. Al Passo della Fortuna trovavano molte "comodità": riparo per sé in capanne e acqua per dissetare gli animali. C'era infatti, ed esiste ancora oggi, una sorgente nota come la Fonte.
Proprio in seguito a tali spostamenti, sembra che fossero prescelti dagli individui dei luoghi di sosta che meglio di altri, per motivi diversi, permettevano di riposarsi prima di riprendere il cammino.

Nei dintorni di tale Passo della Fortuna (chiamato così per l'ipotezzata presenza
successiva nei pressi di un tempio dedicato alla dea Fortuna o più probabilmente per il transito all'antica vicina Praeneste ove era il Tempio della Fortuna Primigenia) sono state rinvenute delle importanti testimonianze databili all'età del ferro (cocci di vasellame).
Tale passo, su cui in seguito si impianterà l'insediamento di Trebula, era quindi posizionato in modo molto favorevole permettendo sia i contatti con la potente Tibur (odierna Tivoli)e l'altrettanto illustre Praeneste (Palestrina) sia offrendo la possibilità di immettersi nei percorsi seguiti dalla gente interessata alla transumanza. Nei pressi del Passo della Fortuna fu fondata Trebula Suffenas dai Suffenati, una famiglia appartenente al popolo degli Equi.

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