Il travertino nel Medioevo e nell'Umanesimo

Successivamente alla costruzione del Colosseo, l'architettura imperiale iniziò ad accantonare un po' il travertino preferendo altri materiali più adatti con la loro cromaticità alla realizzazione di architetture sempre più fastose. Anche il cristianesimo lo accantonò perché non permetteva di smaterializzare le forme, di alleggerire la struttura. Le cave caddero in disuso nel Medioevo perché si diffuse la consuetudine di riutilizzare reperti, colonne ecc. degli antichi edifici romani che vennero letteralmente spogliati e distrutti. Il travertino, che li ricopriva, era particolarmente adatto ad essere staccato per fare calce con cui costruire.


Ingrandisce foto Travertino di Tivoli

Intere generazioni di effossores lapidum (scavatori di pietre) costituiti da mastri muratori, lapicidi, calciaioli riuscirono a sbarcare il lunario per secoli distruggendo gli edifici romani e ricostruendo. Tale pratica andò avanti anche sotto l'Umanesimo in cui veniva esaltato il mondo classico; vennero disegnati e copiati i monumenti romani che tuttavia continuarono ad essere spogliati dei loro materiali.

Un esempio è il seguente: nel 1426 la Camera Apostolica assegnò ad un gruppo di calciaoli i travertini della Basilica Giulia, riservando a sé la metà. Il Colosseo per secoli fu saccheggiato del suo travertino (il papa Eugenio IV nel 1439 tentò di porvi un freno); Pio II Piccolomini, papa umanista, non disdegnò tuttavia di continuare a spogliare l'anfiteatro Flavio così come fecero i suoi successori. Verso il 1450 però si verificò una nuova tendenza: i pontefici vollero far rivivere a Roma nella costruzione di nuovi monumenti la gloria dell'antica Roma imperiale e per far questo tornarono ad impiegare il travertino, usato dalla romanità ed esaltato da Leon Battista Alberti nel "De re aedificatoria"( "Sull'architettura").


Ingrandisce foto Castel S.Angelo

Così appena nominato papa nel 1464 Paolo II Barbo ordinò la costruzione di un viridarium, un hortus conclusus circondato di portici (quello che spostato e ricostruito con modifiche è detto ora Palazzetto Venezia) nel suo programma di ampliamento e rinnovamento della sua sede cardinalizia presso la Chiesa di S.Marco; il materiale usato fu chiaramente il travertino utilizzato dagli antichi Romani in costruzioni prestigiose ed ora preferito per edificarne altre ancora più splendide.

Anche il papa Paolo II fece utilizzare dai suoi lapicidi per le nuove costruzioni i blocchi di travertino a portata di mano e quindi "pronti per il riuso" del Colosseo. Sotto Sisto IV (1471-84)Roma venne tutta edificata in travertino e diventò una città monocromatica legata al colore del lapis tiburtinus. La chiesa che meglio rappresenta tale periodo è S.Maria del Popolo, voluta dal predetto Sisto IV e realizzata nel suo interno e nella facciata frontale esterna (1477) con tale materiale. Molte sono le chiese romane realizzate in travertino a partire da quel momento basti citarne alcune: la facciata frontale di S.Pietro in Montorio sul Gianicolo, dei SS. Apostoli voluta dal card. Giuliano della Rovere futuro Giulio II, di S.Pietro in Vincoli (splendido sempre in travertino anche l'annesso chiostro). In occasione dell'Anno Santo del 1475 Sisto IV fece ricoprire in travertino il primo ponte costruito dai Romani a Roma.

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