Vicende delle reliquie

Nel medioevo i pellegrini si recavano per pregare sui resti di S.Sinforosa e della sua famiglia al IX miglio della via Tiburtina, luogo in cui gli scavi, condotti verso la fine dell'Ottocento, riportarono alla luce una cappella trilobata. Con l'avvento dei Longobardi parte dei resti dei martiri fu portata a Pavia, capitale longobarda, e collocata nella chiesa di S.Eusebio.

S.Sinforosa e i suoi figli
Ingrandisce foto S.Sinforosa - Chiesa di S.Michele

Un'altra parte dei predetti resti, invece, fu portata a Roma, nell'attuale basilica di S.Angelo, per opera del Papa Stefano II, rimanendovi dimenticata. Sotto Pio IV, in seguito alla rimozione dell'altare maggiore della basilica sotto cui erano sepolti, fu ritrovata una bara contenente le ossa di S.Sinforosa (ancora con i capelli ed il velo) e quelle di suo marito Getulio e dei sette figli.

Le reliquie, allora, furono poste sotto il nuovo altare ma in un'urna vitrea per essere esposte ai fedeli. Nel 1572 il nuovo Papa Gregorio XIII decise di distribuirle in varie chiese incaricando un membro gesuita. Alcune, andate persino in Spagna, furono recuperate, riportate a Tivoli e collocate nella chiesa dedicata a S.Sinforosa costruita nel 1587.

E.R.Franz - Piazza dell'Olmo
Ingrandisce foto Santuario di Ercole Vincitore

I Gesuiti sono stati i maggiori studiosi delle vicende drammatiche di S.Sinforosa e della sua famiglia; a loro fu data la gestione della chiesa, edificata a Tivoli verso la fine del XVI sec. grazie ai finanziamenti del card. M.Contarelli; essa, dedicata alla Santa tiburtina, fu affiancata due secoli dopo dal Collegio dei Gesuiti che curavano l'istruzione pubblica.

Per la presenza dei Gesuiti la chiesa fu soprannominata del Gesù.
La chiesa fu bombardata il 26 maggio del 1944: si persero così preziosi reperti religiosi ed artistici.
Tornando alle notizie sulle reliquie della Santa, negli "Annali e memorie di Tivoli" di G.M. Zappi, si legge che sotto un altare della chiesa di S.Vincenzo a Tivoli c'era una grotta nella quale secondo la devozione popolare si sarebbe nascosta Santa Sinforosa con i figli per sfuggire all'ira dell'imperatore Adriano.
Sempre lo Zappi sostiene nel medesimo libro che nella chiesa tiburtina di San Pietro alla Carità fosse sepolto il corpo di Santo Anzotico tiburtino e fratello di S.Sinforosa poi traslato altrove.

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