Così di nascosto dopo quattro giorni dal bombardamento, che aveva colpito Tivoli, il Padre Girolamo Contenti O.F.M. prese il dipinto e lo trasferì presso la casa della famiglia Perini. Tale abitazione, situata nella zona di Braschi, era ritenuta abbastanza sicura essendo l’area circostante poco abitata. Dopo il 26 maggio Tivoli fu martirizzata da altre incursioni aeree alleate che la interessarono fino al 7 giugno del ’44. Da ricordare è il bombardamento delle 13,30 del 1 giugno in seguito alla quale furono colpiti due rifugi molto vicini tra loro: moltissimi i morti asfissiati. A seguito del bombardamento del 1° giugno il dipinto della Madonna delle Grazie fu trasportato in un rifugio antiaereo scavato nella roccia e prossimo all’abitazione dei Perini.

Bombardamenti
Ingrandisce foto Linea ferroviaria Roma-Pescara -
Foto: A. Placidi

Nella notte tra il 2 ed il 3 giugno, la divisione tedesca Hermann Goring in ritirata attraversò Tivoli inseguita dalle truppe francesi e, per tentare di rallentare l’avanzata nemica, i soldati germanici minarono il ponte Gregoriano, quello di Ponte Lucano e l’altro dell’Acquoria con annessa centrale elettrica.
La liberazione di Tivoli avvenne a tre giorni di distanza da quella di Roma:

la mattina del 7 giugno 1944 alle ore 9,30 il generale francese Juin entrò con i suoi uomini a Tivoli accolto da Ignazio Missoni, capo del CLN della città.
Il quadro della Madonna delle Grazie fu riportato nella chiesa di S. Maria Maggiore e collocato al suo posto sull’antare principale nello stesso pomeriggio del 7 giugno.
La liberazione fu per i Tiburtini la fine di un incubo che aveva avuto momenti drammatici in più di un’occasione. La mattinata del 5 giugno i tedeschi avevano avuto ordine di minare la galleria vicinissima alla stazione ferroviaria di Tivoli (così come anche altre gallerie ferroviarie limitrofe in cui si erano rifugiati ca. tremila senzatetto); tale ordine era stato revocato solo grazie all’intercessione di don Angelo Candidi presso il comandante tedesco.

Stemma di tivoli
Ingrandisce foto Chiesa del Gesł distrutta il 26 maggio del 1944

Altro momento di grande angoscia e dolore era stata la fucilazione (6 giugno) nella tenuta Fraschetti sulla via Empolitana di sette tiburtini, due siciliani e due castellani ad opera dei tedeschi in ritirata. Quasi in contemporanea ai Colli di Santo Stefano erano stati fucilati dalle SS tre altri tiburtini che stavano andando incontro agli alleati per affrettarne l’ingresso in Tivoli; altri quattro giovani erano stati passati per le armi in diverse località del territorio tiburtino.

Per questi tristi avvenimenti, nel lontano 30 ottobre 1960, alla cittą di Tivoli venne attribuita la medaglia d'argento al valore civile (presente da quel giorno sul gonfalone della cittą) con la seguente motivazione "Sopportava con fermezza numerosi e violenti bombardamenti, nel corso dei quali perdevano la vita centinaia di suoi cittadini, mantenendo intatta la sua fede nei destini della Patria", come riportato nell'attestato di conferimento della Medaglia d'argento, firmato il 21 settembre 1960, numero di protocollo 3012.
La cerimonia si svolse al Teatro Italia con grande commozione e partecipazione non solo nel pubblico in sala ma nella cittą intera.
Presenti, oltre ad autoritą civili e religiose, a reduci di guerra, a famiglie di caduti, a capi d'Istituto, il Commissario comm. Gaetano Barbagallo (subentrato al dr. Ugo Vece, l'on. Prof. Alberto Folchi (allora Ministro del Turismo e Spettacolo), il Senatore avvocato Vincenzo Menghi, il prefetto della Provincia.

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