"Sibilla Tiburtina" nel duomo di Siena, di Benvenuto di Giovanni (seconda parte)

a cura di Roberto Borgia

La Sibilla Tiburtina nel pavimento del duomo di Siena, opera su disegno di Benvenuto di Giovanni (1436-1518) ha la testa lievemente inclinata, coperta da un curioso copricapo (indice della sua origine orientale) che lascia appena intravedere i capelli; il volto è sorridente e particolarmente giovane. Il panneggio della lunga veste le cinge il corpo e ricade a terra con pieghe più arricciate sul busto e morbide alle gambe. Gli avambracci sorreggono delicatamente uno scialle che sembra sospeso in morbide forme. Nella mano destra, come già detto, tiene il libro delle sue profezie.
È accompagnata da un cartiglio, sorretto dalla testa di un cherubino alato. Su questa lastra sono riportati i versi attribuiti alla Tiburtina sulla nascita di Cristo: "Nascetur Christus in Bethlehem Annunciabitur in Nazareth regnante tauro pacifico fundatore quietis, o felix mater cuius ubera illum lactabunt". «Nascerà Cristo a Betlemme. Se ne darà l'annuncio a Nazareth durante il regno del toro pacifico, fondatore della pace. O felice quella madre il cui seno lo allatterà». Il "toro pacifico" è naturalmente Ottaviano Augusto.
Gli oracoli sibillini godettero dunque di grande diffusione nel Medioevo. Nella tradizione greca non si parla mai esplicitamente della Sibilla Tiburtina; tuttavia questa veggente pronunzia il suo oracolo a Roma: la profetessa rivela ad Augusto l'avvento prossimo del figlio di Dio. Di questo celeberrimo racconto, sono note due differenti versioni, una diffusa in oriente e l'altra in occidente. Nella versione orientale, attestata nel VI secolo dal Chronicon di Giovanni Malalas, autrice della rivelazione non è una Sibilla, bensì la Pizia: è a lei, infatti, che si sarebbe rivolto Augusto per conoscere il nome del proprio successore. La sacerdotessa di Apollo, simbolo di tutti gli oracoli pagani, ridotti al silenzio dall'avvento di Cristo, avrebbe detto all'imperatore di allontanarsi dagli altari, perché un fanciullo ebreo le imponeva ormai di tornarsene nell'Ade. L'imperatore avrebbe in seguito eretto un altare sul Campidoglio dedicato al figlio di Dio. Il venerabile Beda (672 -735 d. C.), invece, at testa nella sua opera che tale oracolo fosse attribuito alla Sibilla Tiburtina e non alla Pizia.

Sibilla Tiburtina
Sibilla Tiburtina nel duomo di Siena

Tra i testi che riportano la versione occidentale dell'oracolo, vanno ricordati i Mirabilia Urbis, risalenti alla metà del XII secolo; nel capitolo undici di questo testo, Augusto si sarebbe rivolto non alla Pizia, ma a una Sibilla, identificata come la Tiburtina, per consultarla in merito alla proposta dei senatori di tributargli onori divini e dopo tre giorni la Sibilla avrebbe pronunciato l'oracolo Judicii signum. Nella biografia di Ottaviano Augusto si riferisce appunto la predizione fatta dalla Sibilla Tiburtina all'imperatore che, essendo stato osannato dal popolo con l'appellativo di Divus, le chiese se fosse opportuno farsi venerare al pari di una divinità.
La Sibilla sottopose l'imperatore a un digiuno di tre giorni al termine del quale gli svelò il vero Dio, al quale Augusto dedicò un sacrificio, il primo compiuto al vero Dio dal primo dei pagani. L'ara usata diede il nome alla Chiesa detta appunto dell'Ara coeli (altare del cielo).

A ricordo dell'evento, per molti secoli, i francescani della Chiesa portavano in processione un'insegna della Sibilla che indicava un cerchio all'interno del quale era rappresentata la Vergine con il bambino in grembo. Tale rappresentazione sarà di grande uso nell'iconografia medievale. I francescani cantano tuttora tali versi: Stellato hic in circulo Sibyllae tunc oraculo, te vidit, Rex in coelo durante le feste di Natale.
La leggenda ebbe enorme fortuna: a essa si riferisce un sermone sulla Natività di papa Innocenzo III (1198-1216). Nel XII secolo, nei Cronica imperato rum, la Sibilla Tiburtina figura sia come la profetessa della leggenda dell'Ara coeli, sia come l'interprete del sogno dei nove soli.

Tra l'XI e il XII secolo, è attestata la confluenza, sulla figura di una Sibilla chiamata Tiburtina, di tre diverse tradizioni profetiche: il sogno dei nove soli, l'acrostico sul Giudizio Finale e la profezia della nascita di Cristo. Seguendo Varrone anche Isidoro da Siviglia (560-636), colloca la Tiburtina al decimo posto, le assegna il nome di Albunea, cosa che, come abbiamo riportato precedentemente nelle note al testo, suscitò non poca confusione riguardo la zona delle Aquae Albulae. La connessione con il fiume ha fatto pensare che in origine si trattasse di una ninfa: è incerto come e quando si sia trasformata in Sibilla. Anche Rabano Mauro (784- 856) nella sua opera De universo si rifà all'elenco delle dieci Sibille varroniane, ma riporta inoltre il passo del De Civitate Dei di S. Agostino, con gli esametri in latino, dell'acrostico originale greco ????? spesso attribuito alla Sibilla Cumana, che sia Isidoro, che Rabano, fanno risalire alla Sibilla Eritrea.

Inoltre Rabano Mauro riprende la tradizione delle predizioni delle Sibille sulla nascita di Cristo. Tornando a Varrone-Lattanzio, riprendiamo la notizia che nel baratro sottostante la caduta dell'Aniene si sarebbe trovata una statua della Sibilla Tiburtina con in mano un libro, i cui sacri scritti furono portati in Campidoglio per volere del Senato. La versione di Varrone serviva evidentemente a trovare una giustificazione prodigiosa all'esistenza del libro di profezie attribuito alla ninfa locale. Non sappiamo quanti e quali versi fossero riferiti a essa nei Libri Sibillini andati perduti con l'incendio del Campidoglio nell'anno 83 a. C. Bisogna accontentarsi dell'occasionale menzione di qualche poeta posteriore, come Orazio, il quale accenna a un tempio eretto in suo onore Domus Albuneae resonantis e Tibullo che allude ai suoi oracoli Quasque Aniena sacras Tiburs per flumina sortes, portarit sicco pertuleritque sinu.
(novembre 2012)

<< Indietro

Nei dintorni

Approfondimenti

    Le guide di Tibursuperbum

    Con il patrocinio del Comune di Tivoli, Assessorato al Turismo

    Patrocinio Comune di Tivoli

    Assessorato al Turismo