"The Arch of Nero at Tivoli from West" di Sanford Robinson Gifford

a cura di Roberto Borgia

Il pittore paesaggista statunitense Sanford Robinson Gifford (Greenfiwld, 10 luglio 1823 - New York, 29 agosto 1880) si può inquadrare nella corrente dell'Hudson River School, la più vivace scuola di paesaggio americana, il cui fondatore virtuale è senza dubbio Thomas Cole (1801-1848) e proprio dall'ammirazione che Gifford aveva di Cole spiega la genesi di questa tela conosciuta come "The Arch of Nero at Tivoli from West" (L'arco di Nerone a Tivoli da Ovest", firmato e dato in basso a destra "Tivoli Oct 13 '68", venduto per 150.000,00 dollari americani, compresi i diritti d'asta, nella vendita promossa da Bonhams a New York il 22 novembre 2016 dedicata all'Arte Americana. L'opera fu esposta, dopo la morte dell'autore, nel Metropolitan Museum of Art, di New York e pubblicato nell'opuscolo "Loan Collection of Paintings in the West and East Galleries", ottobre 1880-marzo 1881, pag. 10, nr. 132, come "L'Arco di Nerone, Tivoli, uno studio". Ad accompagnare questo lotto c'è una lettera e un rapporto di ricerca scritti dalla studiosa di Sanford Gifford, la dott.ssa Ila Weiss, che conferma naturalmente che il presente lavoro illustra le rovine di un acquedotto romano al Ponte degli Arci, che si trova vicino alla città di Tivoli in Italia.


Ingrandisce foto Arco di Nerone

Secondo la studiosa, questa struttura è stata per un periodo di tempo erroneamente indicata come l'Arco di Nerone e indicata come tale nel diario dell'artista e tra i suoi coetanei. Gifford era un profondo ammiratore delle opere di Thomas Cole, che aveva visitato il sito tiburtino e portato a termine due quadri due quadri di quello indicato erroneamente come "arco di Nerone". La prima, una composizione orizzontale eseguita nel 1832, intitolata "A View Near Tivoli (aka Morning)", ora nella collezione del Metropolitan Museum of Art, New York, e una successiva tela, molto più grande tela, completata nel 1846, già nel Newark Museum, nel New Jersey, ora esposta nel Museo di Filadelfia perché acquistata dalla Thomas H and Diane Demell Jacobsen Ph D Foundation di Saint Louis, ed intitolata anch'essa "The Arch of Nero".

L'interpretazione di Cole sembra essere romantica, decorata con cumuli bianchi e con verdi colline ondulate. Gifford si meravigliò di queste tele e nel suo diario europeo ammise di essere ansioso di raggiungere il "pittoresco Arco di Nerone" che era "il soggetto di uno dei quadri più belli di Cole". Gifford ne rimase talmente affascinato che ritrasse il paesaggio sia da Ovest che da Est (quest'ultima visuale è presente nella tela del 1871 conservata nel Walters Art Museum di Baltimora, la stessa visuale che pochi anni dopo, nel 1892, fu ritratta in un acquerello da Ettore Roesler Franz in un acquerello intitolato "Via Empolitana").
L'11 ottobre 1868, insieme al suo buon amico, l'artista Jervis McEntee (1828-1891), Gifford completò schizzi a matita dell'Arco da est e ovest, riempiendo un taccuino con disegni architettonici e studi di figure. Nei giorni seguenti l'artista realizzò tre schizzi ad olio dell'Arco di Nerone di dimensioni comparabili. Un decennio dopo ha rivisitato il soggetto e ha prodotto due dipinti molto più grandi dell'Arco di Nerone, e questi due da noi citati sono gli unici rimasti.

Debbo fare anche per questa tela la seguente precisazione: l'arco più piccolo che si vede in questo bel dipinto non è quello dell'Acqua Marcia, che provocava un imbuto ai veicoli prima che fosse costruito il nuovo ponte degli Arci, ma rappresenta un arco non più esistente. La visuale è presa proprio dalla strettoia, che fino a poco tempo fa era a senso alternato. Da notare che nella tela è ben visibile l'affresco della Madonna degli Arci, che era raffigurata in trono col Bambino posta sotto un arco acuto, risalente, per la tipologia, alla fine del XIII secolo, ritoccato poi nel corso dei secoli.

La pittura di Gifford esemplifica il suo magistrale e caratteristico trattamento delle trame: lo sfruttamento della pittura di fondo rosso-marrone per stabilire il fogliame in primo piano; una varietà di pennellate per definire erbe e foglie in vari gradi di foschia; e la distinzione tra muratura romana, macerie in basso a sinistra, e la costruzione più levigata della torre medievale in rovina sopra, ma soprattutto dimostra la padronanza della luce e dell'aria colorate per cui è celebrato. La tenue luce rosa del mattino tinge l'atmosfera tangibile, modificando l'azzurro del cielo come un grigio freddo che si scalda verso l'orizzonte, e costruendo ondulazioni sul fianco di una montagna lontana con luci color salmone ingrigite contro grigi più freddi. I verdi dei prati e degli alberi sono neutralizzati dalla luce calda verso i grigi oliva, e le erbe gialle diventano abbronzature con luci giallo-marrone L'arco e la strada dominanti e il ponte dell'acquedotto sono bagnati da morbide luci color salmone dove il sole penetra nell'aperture dell'architettura. Spruzzi e puntini di luce solare luccicano sul bordo della passerella del ponte e sulle sue figure, evocandone abilmente le forme con piccoli tocchi impastati di bianco, rosso e nero; e rivelano persone e animali in primo piano, persino individuano un oggetto sulla testa della figura più vicina altrimenti persa per metà nell'ombra.

(aprile 2022)

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