"Veduta di Tivoli con la cascata vecchia dell'Aniene" di Gaspar van Wittel (quinta parte)

a cura di Roberto Borgia

Abbiamo rilevato che tra le vedute di Gaspar van Wittel (1652/1653-1736) (l'italianizzato Vanvitelli) di soggetto non romano, La cascata vecchia dell'Aniene a Tivoli, in questo caso un olio su tela di cm. 50 x 100, fu tra le più richieste dai collezionisti e viaggiatori della prima metà del Settecento: catalogata in dodici esemplari - solo due dei quali datati, rispettivamente del 1691 e del 1723 - che probabilmente non ne esauriscono la produzione, è seconda infatti solo a quella che raffigura la Darsena di Napoli. Ne possedeva una versione anche Luis Francisco de la Cerda y Aragón (1660-1711), nono duca di Medinaceli, viceré di Napoli dal 1696 al 1702, il più grande e ricco signore spagnolo del suo tempo, apparentemente poco interessato alle vedute dei dintorni di Roma; van Wittel fu infatti al suo servizio per più di due anni, essendosi trasferito a Napoli nel 1699.
Il maggior committente di van Wittel fu la famiglia romana dei principi Colonna, laddove alla raccolta di opere d'arte avviata dal cardinale Girolamo Colonna (1604-1666), succedette il nipote, il principe Lorenzo Onofrio I Colonna (1637-1689), che radunò intorno a sé una vera e propria corte di artisti, che comprendeva i più grandi paesaggisti dell'epoca con Nicolas Poussin, Claude Lorrain, Gaspar Dughet (che tutti hanno ritratto la nostra città, anche in maniera ideale) non disdegnando artisti "emergenti" come nel nostro caso il giovane van Wittel, le cui opere raffiguranti Trinità dei Monti e Villa Medici, datate 1681, compaiono già nell'inventario post mortem di Lorenzo Colonna del 1689.
La committenza proseguì con il figlio Filippo II Colonna (1663-1714), che ne collezionò una trentina, e con il nipote cardinale Girolamo II (1708-1763), secondogenito di Filippo II, nel cui inventario post mortem se ne elencano ben cinquantasette. Anche se i circa cento dipinti di van Wittel raccolti dai Colonna furono poi in parte dispersi per ragioni ereditarie, vale la pena di visitare Palazzo Colonna a Roma dove, nella Sala chiamata appunto del Vanvitelli, fanno bella mostra numerose opere dell'artista.


Ingrandisce foto "Veduta di Tivoli con la cascata vecchia dell'Aniene"
di Gaspar van Wittel

Proprio i Colonna fecero conoscere al paesaggista olandese il già citato viceré di Napoli e proprio a Napoli nel 1700 nasce il figlio di Gaspar, che sarà tenuto a battesimo dal duca di Medinaceli e per questo gli fu imposto il nome di Luigi. Il Vanvitelli, architetto e non pittore come il padre, ritornerà poi a Napoli per progettare poi quel capolavoro che è la Reggia di Caserta. Un'altra veduta, probabilmente eseguita per il cardinale Alessandro Albani (1692-1779), si conserva ancor oggi nella collezione Torlonia; oltre al dipinto passato nel 1895 nelle raccolte della Galleria Nazionale d'Arte Antica, l'inventario di Livio Odescalchi (1652-1713), nipote del papa Innocenzo XI, ne ricordava altre due, descritte però come copie da van Wittel. Due tempere circolari raffiguranti due vedute diverse della cascata erano infine ricordate nel testamento e nell'inventario (1722 e 1724) di Michel-Ange de la Chausse (1655-1724), uno dei più stimati antiquari del tempo e che divenne console della nazione francese a Roma nel primo quarto del Settecento.

La veduta è presa dalla riva sinistra dell'Aniene e ne raffigura la cascata così come si presentava prima che, a seguito dell'inondazione del 1826, il corso del fiume fosse deviato nei cunicoli gregoriani. Databile nel primo decennio del Settecento, in ogni modo prima che i resti dell'arcata di un ponte più antico (quasi al centro della tela), fossero definitivamente travolti dalla piena del fiume nel 1725.
Allievo di Mathias Withoos attraverso cui ebbe modo di conoscere la pittura di vedute, si recò nel 1675 a Roma, dove entrò a far parte della "Schildersbent", associazione di artisti olandesi residenti nella città capitolina, dedicandosi all'incisione e al disegno. Il primo lavoro svolto da van Wittel fu in qualità di topografo al seguito dell'ingegnere idraulico Cornelis Meyer (1629-1701), cui il pontefice Clemente X aveva commissionato l'incarico di rendere navigabile il Tevere da Perugia a Roma. Le perlustrazioni condotte dal pittore in quell'occasione si riveleranno poi decisive per la specializzazione come autore di vedute.
Probabilmente è dal 1680 che si volse alla pittura: le sue vedute della Roma a lui contemporanea, ritraggono gli aspetti meno tradizionali della città, raffigurati con intento documentario.

Dal 1690 viaggiò nell'Italia del Nord, a Venezia, dove la sua presenza sarà fondamentale per il successivo movimento vedutista. La tela, in una collezione privata, viene da noi pubblicata grazie alla cortesia della Galleria Robilant-Voena con sede a Londra e a Milano.
(febbraio 2013)

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