Tra luce e tenebre: letti funerari in osso da Lazio e Abruzzo

Villa Adriana, Antiquarium del Canopo, dal 24 aprile al 2 novembre 2008

Nelle sale dell’Antiquarium del Canopo di Villa Adriana a Tivoli la Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio presenta in anteprima la ricostruzione dell’eccezionale letto funerario in osso scoperto ad Aquinum (comune di Castrocielo, in provincia di Frosinone). Il letto è stato trovato nel 2005 in una necropoli che contava ben settantaquattro tombe nell’ambito di uno scavo di archeologia preventiva, finanziato da Autostrade per l’Italia S.p.A., nell’area di servizio Casilina Est dell’Autostrada Roma – Napoli. Ad affiorare per prima dalla terra è stata la gamba del letto, ancora infissa, con la sua anima in ferro rivestita da elementi in osso lavorato. Il letto era probabilmente ricoperto da una lamina d’oro, poiché sono state individuate tracce di doratura a foglia sulla capigliatura, sui panneggi di una veste e su di un’ala. I pezzi in osso raffigurano simbologie misteriche e figure del mito.


Letto funerario

La straordinaria scoperta ha rappresentato uno stimolo per portare all’attenzione del vasto pubblico che visita Villa Adriana un tema di grande interesse, eppure poco noto: l’uso dei letti funerari con decorazioni in osso nelle cerimonie di sepoltura, collocabili lungo un arco cronologico tra la fine del III sec. a.C. ed il I sec. d.C.. Questi letti vedono il loro massimo centro di diffusione, e forse di produzione, in quel territorio dell’Italia centrale coincidente con le attuali regioni di Lazio e Abruzzo, ed anche in parte dell’Umbria e delle Marche. In mostra, quindi, sono presentati altri tre esemplari ricostruiti di alta qualità: un letto ritrovato a Roma, sul colle Esquilino (conservato alla Centrale Montemartini), e due provenienti dall’Abruzzo (rispettivamente da Bazzano e Fossa, custoditi presso il Museo delle Paludi di L’Aquila).

Il letto in osso di Aquinum, è databile tra il I e il II a.C. La ricostruzione è stata seguita da Giovanna Rita Bellini, che ha diretto gli scavi per conto della Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio.
Esempi sporadici ma similari, purtroppo raramente documentati da più che qualche frammento spesso anche combusto per via del rito di cremazione che talora riguarda sia corpo del defunto sia letto, si trovano in altre parti d’Italia, dalla stessa area laziale alla Cisalpina, fino alla Germania, con una distribuzione cronologica che, alla luce delle attuali conoscenze, sembra concentrarsi nell’ambito del II sec. a.C. e della prima parte del I sec. a.C., fino a spingersi in età tardo repubblicana e, forse, nel I sec. d.C.

In mostra vengono esposti significativi frammenti di altri rinvenimenti sia del Lazio (Sezze, Ostia, Marino), sia dell’Abruzzo che nel loro insieme documentano l’alta qualità esecutiva e la ricchezza dei temi iconografici, peraltro in genere facilmente riconducibili al repertorio dionisiaco, allusivo a credenze di rinascita dei defunti. Ai letti si aggiungono i ricchi corredi trovati nelle tombe, costituiti da specchi, balsamari, strigili, lucerne, monete e ceramica.


Il Canopo

La mostra inquadra la nascita e lo sviluppo di questo genere di manufatti, che derivano il loro modello dai lussuosi letti lavorati in avorio trovati nelle tombe regali macedoni e che, traducendo in materiale di uso comune e poco pregio quale l’osso le valenze estetiche dei modelli ellenistici, costituiscono, comunque, per i committenti italici un modo di rappresentare il proprio gusto e la propria appartenenza alla élite locale.
Altri contributi specifici nell’ambito del catalogo, pubblicato da Electa, sono dedicati alle problematiche di lavorazione dell’osso ed alle difficoltà di studio della ricomposizione dei manufatti dei quali si è persa, nelle sepolture, la struttura portante e molti dettagli, oltre alle problematiche rituali, sociali e storiche di questa pratica di sepoltura.

Nell’esposizione i reperti antichi sono affiancati dalle opere pittoriche di Umberto Passeretti, artista operante da molti anni nel territorio tiburtino, che sempre ha dato ispirazione all’arte. Alla Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio, che ha offerto questo spazio d’eccezione qual è Villa Adriana, è sembrato che le sue figure, evocative di un linguaggio formale della tradizione artistica ellenistico-romana, di cui anche i reperti funerari qui presentati costituiscono documento significativo e ricco di valenze cultuali e mitiche, ben dialoghino con le opere dell’antico e con la villa stessa.

Informazioni

Progetto scientifico e coordinamento Marina Sapelli Ragni, soprintendente per i beni archeologici del Lazio
RESPONSABILI SCIENTICIFI Benedetta Adembri e Giovanna Rita Bellini
CATALOGO Electa

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